Milano | Cordusio – Una nuova speranza per piazza Edison

Hines torna a comprare nel centro di Milano e con l’acquisto dell’edificio che fu per molti anni sede della Banca di Roma, e che ora ospita gli uffici della DLA Piper, si riaprono le speranze affinché venga riqualificata Piazza Edison. Più volte abbiamo sollecitato per questo spazio una nuova veste e ci siamo spinti anche oltre proponendo alcuni render (nostro quello pubblicato oggi sul Corriere). Pare che questa volta sia quella buona, dato che Mario Abbadessa di Hines si é offerto di prendersi cura del progetto, pur non essendo vincolato da oneri di urbanizzazione, per dare finalmente dignità all’area e riqualificare un primo tassello di quel progetto ben più ampio che vedrà protagonista la vicinissima Piazza Cordusio.

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E questo il palazzo del Banco Jarach, prima che venisse demolito per far posto a quello odierno

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

14 commenti su “Milano | Cordusio – Una nuova speranza per piazza Edison”

  1. A Milano abbiamo bellissimi progetti di punta, come Porta Nuova e Citylife, ma la qualità urbana media rimane pessima, anche in punti centralissimi come questo.

    Ho scritto più volte in questo forum che quella delle sponsorizzazioni, per una città come Milano che ha poche risorse pubbliche (come tutti i comuni italiani) ma moltissime private, è la strada più logica per ricostruire in tempi ragionevoli una qualità urbana decente.

    Lavoro nella comunicazione aziendale e so benissimo che oggi le aziende preferiscono investire in forme di “branding” invece che di pubblicità classica, perché il ritorno di reputazione è molto più duraturo.

    Questo tipo di iniziative andrebbe favorito con un percorso formalizzato, come avviene per la cura del verde. Senza aspettare che sia il singolo a proporsi, dovrebbe esserci un programma già pronto di vie e piazze da “adottare”, con modalità di richiesta, schemi di costi, benefici per chi investe (ad es. visibilità negli eventi e sui materiali di comunicazione del comune e/o sconti sulle tasse comunali), linee guida di stile e di materiali.

    Per esempio le grandi banche o le grandi finanziarie, per le quali il prestigio e l’immagine sono fondamentali, avrebbero solo da guadagnarci se la via dove si trova la loro sede fosse più curata e sarebbero disposte a pagare per averla, come dimostra questo esempio. Soprattutto se sono soldi che poi possono scaricare dalle tasse, ricavandone al contempo un ritorno di immagine…

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    • Io mi rivolgo proprio a quelli che del comune e giunta e decisori politici comunali stanno leggendo questo blog di prendere e rubare questa sacrosanta proposta di istituire un ufficio preposto a tal proposito.

      Sacrosante parole.

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    • Concordo al 300%. Persino nella “ricca” Francia sono ricorsi a finanziamenti privati per ripristinare da zero l’originale giardino alla francese del castello di Chambord (il piu’ bello di tutti). Lo voglio citare: Stephen Schwarzman un uomo d’affari americano decisamente facoltoso ha donato ben 3,5 ml di euro! …

      http://www.repubblica.it/viaggi/2016/12/13/news/chambord_giardino_restauro-154014757/

      Insomma sono altre scale ok, ma credo sia proprio i caso di stenderlo questo tappeto rosso a questi uffici comunicazione di tutto il mondo. Venite a Milano: la pubblicità tradizionale è davvero morta. Comune di Milano svegliamoci!!

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  2. Parole sante. La tua proposta è una strada assolutamente perseguibile con in regia ben strutturata in comune. Sala, essendo si occupato di Expo dove le sponsorizzazioni da parte di aziende private erano un asset primario per il successo dell’evento stesso, queste cose le sa benissimo e conosce tutti i meccanismi.Speriamo solo che la burocrazia permetta al Comune di mettere in piedi un ufficio studi per le sponsorizzazioni. Non ho dubbi che i risulta sarebbero al dì sopra di ogni aspettativa

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  3. Secondo l’Anholt Brand Index, il ‘Brand Milano’ vale 150 miliardi di euro. ‘Milano’ è sinonimo di stile in tutto il mondo.

    Una JP Morgan, una LVMH, una multinazionale che facesse un’operazione del genere a Milano, poi a livello di comunicazione se la rivende in tutto il mondo.

    Mi vedo già il titolo del comunicato stampa:

    “XYZ brings new life to historic piazza at the heart of Milan’s fashion district”…

    :))))

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    • Sarebbe sacrosanto incentivare queste iniziative.

      Il Comune si dovrebbe occupare solo delle situazioni non gestibili in questo modo, che sicuramente non sono nelle zone fighe di Milano, quanto nelle più sporche e fetide zone periferiche.

      Io personalmente lascerei ai privati anche la lotta alle tag e vista la barzelletta che son diventati i lerci muri di Milano, la prima azienda che pulisce mezza città fa il giro del mondo sui media.

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  4. Il rendering proposto da UF utilizzato dal Corriere, complimenti!
    Nelle ultime 2 settimane è già la terza menzione su quotidiani nazionali.
    La passione è il motore della qualità.

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    • Una volta i Quotidiani si compravano in edicola ed avevano in organico i grafici interni.

      Adesso i quotidiani si leggono gratis sul web e “prendono a prestito” i rendering dei blog (nel caso del Corriere cartaceo di oggi senza nemmeno lo straccio di un “credit”)

      Mi accorgo di diventare vecchio quando inizio ad indignarmi per queste cose… 🙂

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  5. Urbanistica
    Diaz, Castello, Mentana: piazze pedonali da salvare, il centro
    prepara la rivoluzione
    Ztl, limiti, pedonalizzazioni. A gennaio la mappa inviata al Comune
    di pdamico@corriere.it

    Ordinate, pulite, a misura di pedone. Il Municipio 1, che nel 2011 lanciò la campagna Zone 30, prepara un nuovo dossier. Il tema stavolta è quello delle piazze, da pedonalizzare interamente o in parte, cioè con l’introduzione della Zone a traffico limitato (Ztl), per consentire l’accesso ai soli residenti e il passaggio ai tram.

    Il dossier riserva un capitoletto a parte per quelle che sono piazze solo di nome, non di fatto, e lancia una doppia palla al Comune: oltre a misurarsi in materia di mobilità serve un’idea forte per dare corpo all’identità di luoghi come piazza Repubblica, piazza Resistenza Partigiana o piazzale Baiamonti.
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    Il Piano completo sarà consegnato in Comune dal Municipio a fine gennaio. L’elenco è abbastanza corposo e sicuramente farà discutere ma il presidente Fabio Arrigoni spiega: «In alcuni casi sono i commercianti e i residenti stessi ad averci chiesto di lavorare ad una proposta». È il caso di piazza Repubblica (in discussione una mozione del centrodestra) e di piazza Diaz — dove c’è il monumento al generale Carlo Alberto dalla Chiesa che «scompare» nell’aiuola assediata dalle auto — che il Municipio 1 ipotizza possa diventare il centro di un’area Ztl più vasta, così da includere le piccole strade limitrofe, come via delle Ore e via Rastrelli, via Gonzaga e le vie Giardino e Baracchini.

    Luoghi oggi morti o ingolfati dai mezzi a quattro e due ruote, che potrebbero invece diventare con un piccolo sforzo il prolungamento di ampie aree pedonali già attrattive.

    L’esempio più emblematico, dopo piazza Diaz, è piazza Mentana, a trecento metri dall’antica città imperiale romana, su cui si affaccia il liceo Tito Livio: un tappeto di macchine parcheggiate in modo disordinato. Una perfetta isola pedonale. Da chiudere alle auto ci sono piazza Santo Stefano che farà automaticamente sistema con largo Richini già pedonale.

    Nel dossier, un posto di riguardo è ovviamente riservato a piazza Castello («In attesa del concorso di idee e dei fondi per realizzare un progetto chiediamo subito che sia realizzato del verde temporaneo» precisa Arrigoni) e piazza Cordusio, la cui trasformazione in Ztl — da qui transitano molti tram — è collegata al rilancio dei nuovi investitori.

    Da piazza Santo Stefano spostiamoci nelle vie Brisa e Gorani, «che non si identificano come una piazza ma potrebbero diventare un’isola pedonale ed esser valorizzate nel percorso della Milano Romana». Dopo il restyling della via Ansperto, è una richiesta che difficilmente non sarà accolta.

    Spetta ai municipi la proposta di partenza per la chiusura al traffico delle piazze e la creazione di isole pedonali. Lo dice il nuovo regolamento dei Municipi. «Il filo conduttore che ci guida è riconoscere nelle piazze degli ambiti che siano visibili». All’elenco s’aggiungono piazza San Sepolcro e piazza Sant’Agostino, «periferia» del Municipio: «Non può essere del tutto chiusa alle auto ma va restaurata la piazza del mercato e le auto dei residenti tolte da lì e ricollocate facendo le strisce gialle nel parterre centrale di viale Papiniano».

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