Le due immagini precedenti mostrano come, con un murales decente, anche questo muro a Città Studi potrebbe risultare più bello. Come si vede è invece imbrattato di tag tanto di moda da decenni.
L’edificio in questione è il Dipartimento di Fisica e Chimica che fu progettato da Francesco Soro tra il 1996 e il 1999 nello stile brutalista in voga in quegli anni.
Ha una lunga facciata (circa 150 metri) che si estende interamente lungo la via Golgi; la facciata è rivestita completamente in piastrelle di vetrocemento e forma una lunga barriera omogenea spezzata solo dal vano scale al centro. Il tutto è appoggiato su di un basamento rialzato in cemento armato e un colonnato.
Il basamento è diventato una superficie ideale per scarabocchiare senza ritegno.
Perché il dipartimento non chiama alcuni bravi graffitari e chiede loro di decorare la lunga parete con un bel murales? Quale migliore occasione per mettere ordine e dare uno scopo a chi veramente fa street art?
A me sembra che con la street art poi non ci sia un accordo sulla manutenzione. Perché quando poi la vernice va via, si forma la muffa, i ragazzini ci scrivono sopra le parolacce e gli scarabocchi…chi si prende la briga di fare il “restauro”? Se dai una mano di vernice vieni assalito come quelli di retake quando hanno cancellato i disegni di Pao. E se lasci così rimane lo schifo. Ovviamente Pao Van Gogh si è ricordato di andare a dargli una sistemata solo dopo che erano passati quelli di retake.
Questo edificio sarà anche nato da una firma importante, ma personalmente lo trovo davvero insignificante e opprimente.
L’edificio viene chiamato “balena bianca”. Dopo poche settimane dalla sua ultimazione, il vetro-cemento cominciò a cedere e per anni venne tenuta montata una balaustra provvisoria per raccogliere il vetro che si staccava dal cemento. La causa pare fosse il diverso grado di elasticità all’esposizione prolungata al sole tra il vetro e il cemento.
Non ho mai capito perché venne progettato quel muro terribile anziché una cancellata.