Quand’ero bimbo, negli anni Settanta, nel piccolo porticciolo milanese c’erano ancora i barconi della sabbia e le gru. Ricordo che li osservavo sempre con stupore e meraviglia. Passò il tempo e la Darsena perse la sua utilità come porto, diventando una semplice laguna dove, al limite, far girare le imbarcazioni che navigavano sul Naviglio.
Anno dopo anno il degrado di questo luogo si fece sempre più inesorabile: auto parcheggiate sulle banchine, trascuratezza imperante e un Comune sempre meno interessato a prendersi a cuore il destino della sua storica Darsena. Si arrivò persino a progettare un parcheggio sotto il livello dell’acqua e una risistemazione delle sponde per adibirle ad aree pedonali. L’idea non era poi così malvagia; peccato che, come al solito, tutti avevano qualcosa da dire. Cosicché tra proteste di ambientalisti e residenti, ricorsi, fallimenti e denaro sprecato, i lavori appena cominciati si arrestarono, lasciando una diga che tagliò il bacino in due parti e un cantiere abbozzato. Così quest’angolo di città cadde nel dimenticatoio più assoluto. La Darsena si trasformo in una manciata di anni in un’inconsueta quanto imbarazzante palude metropolitana.
Oggi alcuni cittadini vorrebbero che questa inutile palude venisse mantenuta in questo stato; così, gente come me che sognava acqua, verde e passeggiate pedonali ne esce assai delusa.
L’altro giorno sono passato da quelle parti per scattare qualche foto che documentasse in immagini la “palude” tanto agognata da qualcuno. Vorrei tralasciare il fatto che, mentre esploravo la Darsena con la mia fotocamera, ho sorpreso mio malgrado un signore che si imboscava tra le fresche frasche, forse per andare ad espletare qualche bisogno fisiologico; ma credo che questo sia un dettaglio non trascurabile che ben rende l’utilizzo al quale rischia di essere adibito questo posto.
Noi rivogliamo la Darsena com’era un tempo, sicuramente migliorata, ma rivogliamo l’acqua, elemento oramai ridotto a quasi nulla a Milano. Per il resto lascio che a parlare siano le foto qui sotto.