In Via San Sisto, nel cuore della Milano storica, c’è una piccola piazzettina che serviva da sagrato alla graziosa chiesetta barocca di San Sisto.
Secondo Latuada, la fondazione di San Sisto risalirebbe ad un’epoca precedente al re longobardo Desiderio, il quale avrebbe anche fondato un monastero benedettino annesso alla chiesa, ove i monaci rimasero sino a che l’arcivescovo Carlo Borromeo li rimosse a causa del loro stile di vita licenzioso.
Durante la Prima guerra mondiale la chiesa fu trasformata in magazzino militare.
Il museo, che è stato per diversi anni anche lo studio dell’artista, espone circa ottanta sculture (gessi, terrecotte policrome, bronzi, cere) ed una trentina di opere grafiche (litografie, pastelli, acquerelli, disegni a matita).
La chiesetta di San Sisto ai giorni nostri è circondata dai palazzoni sorti nel dopoguerra sulle macerie dei bombardamenti, incuranti della storia del luogo. A fare compagnia a San Sisto c’è il palazzetto barocco XXXX, unico altro superstite dei tempi andati. Purtroppo non è un caso isolato nel centro di Milano: la guerra prima e la speculazione poi hanno spesso privato della propria anima angoli incantevoli della città. E in più la beffa: gli enti preposti alla tutela dei beni culturali non si preoccupano davvero di proteggere, salvaguardare e promuovere nemmeno quello che già c’è. Così il Museo Messina, ricavato nella chiesa sconsacrata, è un piccolo gioiellino milanese, dimenticato nel suo angolino: la chiesa è decadente, la segnaletica stupida e la piazzettina antistante trattata come il solito parcheggio da supermercato.