In via Cola di Rienzo al 48 fino ad un mese fa c’era una palazzina del primo Novecento di residenza popolare da decenni in completo abbandono e spesso occupata da centri sociali e altre associazioni, conosciuta anche col nome de l’”Ardita pizzeria del popolo”.
A dire il vero un po’ ci dispiace che sia stata demolita, perché era stata completamente decorata con pitture di pop art che la rendevano particolare e “artistica” nonostante fosse un fortino a volte pericoloso. Proteste e assalti da parte delle forze dell’ordine erano stati protagonisti della cronaca in diversi casi, specie nel 2013.
Al suo posto sarà costruito un nuovo edificio residenziale.
Caro UB,
Ieri scrivevate a proposito del ponte di ferro di Porta Genova e gli innocui jeans colorati che sono appesi li da tempo: “Speriamo che facciano sparire anche quei jeans rossi appesi, sarà pop art, ma onestamente ci pare eccessivamente invasiva e brutta.”
Oggi invece sul rudere demolito: “A dire il vero un po’ ci dispiace che sia stata demolita, perché era stata completamente decorata con pitture di pop art che la rendevano particolare e “artistica”” (per la cronaca era la solita iconografia di maniera trita e ritrita, tipo lo scheletro inginocchiato a pregare davanti all’Euro…)
La differenza di giudizio mi incuriosisce… 🙂
Ho pensato la stessa cosa, e l’unica spiegazione plausibili che non sono proprio mai cuntent.
In altre parole, il tono editoriale prevede “indignazione sempre e comunque”
In redazione immagino avranno una lista appesa al muro di elementi architettonici di cui lamentarsi, che più o meno recita
– Lampioni
– Pali
– Illuminazione
– Lampioni
– Tombini
– Pavè
– Colore
– Stile architettonico
In simpatia eh 🙂
Tireranno su il solito chalet di montagna vista lago come fasscion palazzina residenziale per gli young wannabe
Ma è legale demolire così i palazzi di inizio secolo?
non piango per la perdita di De Amicis 31, tanto meno piango per questa palazzina senza alcun pregio, salvo il fatto di avere più o meno 100 anni.
Milano è una città che vive rinnovandosi, quotidianamente. E’ la sua identità storica e la sua ricchezza che la distingue nel panorama italiano.
Tra 30 anni quando si inizierà a demolire quella che oggi per noi è la tanto odiata edilizia residenziale anni ’50-’60 e oltre i “nostri figli” scriveranno “però ci dispiace un po’ che venga demolito questo pregevole esempio di architettura post razionalista/brutalista/meltin pot, tipica del boom economico”.
No quella è merda, non la rimpiangerà mai nessuno :))
Le stesse identiche parole usate dal Podestà di Milano mentre faceva tirar giù le catapecchie del Bottonuto 🙂
Ma lui era il Podestà di Milano, scusami 😀
al pari dello scempio perpetuato dalle giunte socialiste dal dopoguerra in poi ai danni del patrimonio agricolo della cintura milanese per dare spazio a centri direzionali irraggiungibili e residenze di lusso con le numerazioni evocative di Milano 2-3 (solo per citare le “opere” meglio riuscite). Meglio demolire le catapecchie che consumare altro prezioso territorio
“a dire il vero un po’ ci dispiace che sia stata demolita, perché era stata completamente decorata con pitture di pop art che la rendevano particolare e “artistica”
Faceva solo schifo, altro che “artistico”
Non vedo nulla per cui dispiacersi
l’edificio era decisamente cadente. nessuno lo rimpiangerà troppo. ma alcuni murales erano oggettivamente belli. però è l’essenza della street art essere effimera.
Direi che possiamo tenere su una palazzina anni 60 di ricordo e poi passare con la ruspa per le altre 😀
Simpatico
Era anche un grave pericolo per l’incolumita’ delle persone che di volta in volta la occupavano abusivamente e per i palazzi limitrofi, inagibile e pericolosamente pericolante, io stesso ho preso con mano una parte scoperta di un pilastro all’esterno del marciapiede e si rompeva fra le mani. credo sia stato un caso che non e’ cascata in testa a qualcuno. Meglio cosi’.