Affari è in pratica ancora un borgo a sè stante, nonostante faccia parte di Milano dal 1923, come molti altri paesi inglobati in quel periodo nella grande Milano che si espandeva a vista d’occhio (un po’ come Lambrate o Baggio per intenderci)
Affori era un antico ducato, già citato negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” (in cui appare compreso nella pieve di Bruzzano).
Vogliamo cominciare il nostro giro ad Affori dal Platano storico che si trova all’incrocio tra via Astesani e via Affori e che simboleggia le radici di questo borgo.
Si racconta che il Platano di Affori sia stato piantato in onore di una nobildonna milanese per cui Napoleone aveva perso la testa. La pianta monumentale ha una base di circa 210 cm di lunghezza ed è stata determinata anche la sua esatta età, di circa 187 anni.
L’ingresso principale ad Affori è attraverso la via Pellegrino Rossi, che, dopo Dergano, entra nel quartiere all’altezza di Via Angelo Scarsellini dove sorgono il complesso per uffici e l’Esselunga.
Ma poco prima troviamo il bel palazzo di Via Pellegrino Rossi, 52, la Casa economica progettata da Gigiotti Zanini nel 1926, in origine realizzata con colori forti tra le lesene (rosso scuro?) oggi più mitigata da un tenue color rosa.
Dopo il supermercato troviamo il grande spazio lasciato a verde per la famosa strada chiamata per anni Gronda Nord o SIN (Strada Interquartiere Nord) e che oramai non verrà più realizzata. Ci piacerebbe che questo spazio venisse sistemato a verde pubblico, con alberature, panchine e giochi per i bambini.
Finalmente sono state restaurate le due piccole palazzine all’angolo con Via Alessandro Zanoli e via Astesani
Nella zona si trovano ancora oggi alcune villette, come Villa Vergani, trasformata sin dall’origine in ristorante, oggi un bar con giardino.
Tornando all’altezza del nostro Platano, troviamo via Affori, che porta alla Piazza Santa Giustina, vero cuore del borgo, con la graziosa chiesa che, come abbiamo già visto, possiede un bellissimo dipinto del 1500 realizzato da un allievo di Leonardo da Vinci e che è una piccola copia della più famosa Vergine delle Rocce.
Lasciando la piazza e deviando in Via Gaetano Osculati, ci troviamo proiettati in un paesino della pianura padana che, se non fosse per le vetture parcheggiate, sembrerebbe un luogo fuori dal tempo. Sempre in questa via troviamo la torre medievale di via Osculati (secolo XIV), utilizzata come torre di guardia ma che in origine faceva parte del complesso dell’antica chiesa di Santa Giustina, ancora visibile con la facciata su Via Enrico Cialdini. Questa parte era il nucleo principale del borgo che si sviluppava lungo un antichissima strada che proveniva da Dergano.
Qui si apre la porta per accedere al parco di Villa Litta, polmone verde del quartiere e deliziosa dimora costruita in vari tempi tra il 1687 – 1750.
Proseguiamo il nostro giro uscendo da Villa Litta dall’entrata nord, quella che da su Via Giuseppe Taccioli, e dove si trovava la vecchia stazione ferroviaria, spostata di diversi metri diversi anni fa. Peccato che il tratto non sia mai stato sistemato e completato (mancano anche le residenze che ancora sono in forse)
In compenso il percorso ciclo-pedonale lungo la ferrovia è utilizzato come parcheggio e non si capisce bene quale sia la sua funzione reale.
Attorno alla stazione il cantiere “sospeso” in parte delle residenze di Porta Nord…
Attraversata Via Ettore Ciccotti ci troviamo in un piccolo parco con al centro un asilo. Questa era la parte iniziale dell’antico e originario giardino di Villa Litta con l’ingresso trionfale da via Comasina. Infatti tra le fronde degli alberi troviamo quel che rimane dell’elaborato ingresso alla villa coi suoi Sirenei, ispirato all’arte egizia, e composto da due sfingi, due obelischi e due grandi anfore. Fino a qualche anno fa in totale degrado, da qualche tempo splende in un rinnovato restauro. Peccato che l’asilo, costruito proprio sul tracciato del viale che portava alla villa abbia tolto ogni scopo al gruppo scultoreo.
Torniamo verso la fermata della M3 Affori FN e ci troviamo nel blocco residenziale realizzato nel 1969 da Vito e Gustavo Latis assieme a Camillo Bianchi in via Alessandro Astesani 39 e 45. Purtroppo la bella idea di una piazza e di una zona commerciale nel corso del tempo è implosa, degradandosi parecchio e -soprattutto dopo che la banca ha lasciato l’edificio esagonale posto all’angolo – il degrado è aumentato.
Possibile che non si riesca a sistemare questa specie di piazza sociale ombreggiata da alberi in modo decente?
Concludiamo il giro ricordando che Affori si trova a due passi dall’enorme Parco Nord che si insinua qui e là tra la cortina urbanizzata della zona (parco delle Favole). Mentre dal lato ovest il Parco Litta deliziosamente mantenuto chiude il quartiere dalla parte di ponente.
La pavimentazione di viale affori è e DEVE essere da esempio per l’intera città
Un errore che leggo spesso di recente è considerare il confine sud del quartiere all’atezza di via scarsellini. Sono afforese da generazioni e appassionato studioso della sua storia. Il confine sud con dergano coincide con la ferrovia ed il suo ponte.