Al limitare della città, sul confine tra Milano e Novate, alla Comasina, c’è un grande campo poco curato e spesso con l’erba alta, nelle belle giornate di primavera il canto degli uccelli supera il rumore della città. Il prato è separato dalla città da una recinzione. L’unico accesso, consentito, è quello utilizzato dai pedoni che lo attraversano in una lunga diagonale.
A breve dovrebbe sorgere un nuovo complesso di Social Housing. L’intervento si pone degli obbiettivi “strategici”, come dichiarato dal committente, affinché l’operazione possa essere sostenibile. Tra questi non possiamo non citare:
• la flessibilità distributiva degli appartamenti ai diversi piani dell’edificio
• la sostenibilità economica garantita da scelte parsimoniose e austere delle tecnologie e dei materiali
• la qualità abitativa che non dovrà essere trascurata
L’intervento si sviluppa su un’area fondiaria di 10.657 mq, per un totale di 22.725 mq di slp e circa 46.000 mq di superficie lorda costruita, con l’indicazione di un solo piano interrato da adibire a parcheggi e uno sviluppo in altezza non superiore a 50 mt.
Abbattere le barriere per condividere i benefici mitigando le diversità, quindi :
• che l’area libera venga percepita come “Il Parco” di tutti
• che il nuovo complesso non sia un’isola ma che si possa fondere con il tessuto urbano esistente, completandolo
• che permanga una protezione a nord con l’area industriale e il traffico di via Novate.
Tre edifici a torre da 16 piani ciascuno e due edifici più bassi da 8 e da 5 piani si articolano raccordandosi al volume costruito della città. Cantine e box al piano interrato e alcuni box auto all’interno di una piastra coperta al piano terra.
L’ingresso alle residenze avviene, senza barriere architettoniche, sia dai parcheggi che dagli spazi pubblici esterni. L’accesso alle torri, al piano primo nella piazza rialzata, è garantito per mezzo di una rampa. Si entra agli edifici più bassi attraverso una corte a piano terra.
Il principio di utilizzare meno edifici più grossi piuttosto che un maggior numero di edifici snelli ci ha consentito di liberare la base dal volume costruito (così recita la descrizione nel sito del complesso). Abbiamo poi sagomato gli edifici in modo da contrastare l’impatto massiccio. I volumi vengono tagliati da lame chiare che si richiudono come fogli piegati scomponendo i fronti, orientandosi verso gli spazi aperti in un’alternanza quasi monocromatica. Le lame chiare, scompongono i fronti e sagomano gli sbalzi dei balconi con delle lievi aperture oblique.
Le campiture scure sono composte da trame con variazioni cromatiche ispirate ai colori naturali con un leggero gradiente verso il cielo. Le lame arrivano alla sommità dell’edificio ma partono da altezze diverse, variando l’aspetto di ogni fronte.
Anche dal quartiere a sud vengono conservati orizzonti di cielo, evitando che i nuovi edifici ne ostacolino la vista. In questo modo è come se il cielo continuasse a penetrare nella città. Anche la verticalità delle lame chiare vuole enfatizzare questo aspetto.
La sostenibilità dell’intervento ci ha guidato ad un progetto per lo più rigoroso, dove la naturalezza dell’artificio è interpretata dall’alternanza delle lame, dallo scorrimento dei volumi delle torri e dalla trama del colore scuro.
SCHIFO!
3 torri da 16 piani? Ancora casermoni?
Quante persone potranno vivere in questa colata di cemento?
Alta densità significa traffico, confusione, scarsa vivibilità, degrado.
Casermoni o villette monofamiliari che siano, ben vengano questi interventi di ricucitura tra il comune di Milano e i comuni limitrofi.
L’auspicio è che mettano mano a tutta quella terra di nessuno compresa tra via Salemi-Polveriera-Litta Modignani-Bovisasca (che al momento è uno schifo, tra campi incolti, autorimesse e altri edifici scrausi) e che poi procedano anche in altre zone, tra cui Bruzzano (via Senigallia), la zona che divide Ospitaletto di Cormano dal Villaggio Ambrosiano, e molte altre.
Per quanto riguarda la scarsa viabilità, una cosa semplicissima che si potrebbe fare in zona, già da ora, è costruire delle strade.
La Comasina ha pochissime strade per essere una zona così popolosa, e mi sono sempre chiesto perché mai non si dovessero unire, per esempio, Via Calizzano con Via Puccini, Via Val Sabbia con Via Chiesa, ecc.
Praticamente il tuo modello di sviluppo e “ricucitura” sono cemento, strade e casermoni?
Perché lasciare spazio all’aria e al verde a bassa densità abitativa è un obbrobrio?
Quindi la soluzione per rendere il quartiere vivibile è ricoprire tutto di asfalto?
Non ho assolutamente detto che debbano essere necessariamente questi palazzoni a ricucire il vuoto urbano che c’è in questi pezzi di città, tanto che si potrebbe fare un quartiere come Milano Due di social housing per me.
Quello che deve essere fatto non è sicuramente lasciare lo schifo (campi incolti tra sfasciacarrozze e fabbrichette) che c’è adesso, e un progetto di social housing non mi sembra sia una cosa così oscena.
Meglio costruire qui, in mezzo alla città dove I servizi ci sono già, che non in Culandia (magari su terreno vergine), o no?
Un progetto di ricucitura come il Parco Nord, qui, non credo possa stare a galla. Sarebbe probabilmente meno attrattivo del Parco Nord (dalla parte della stazione di Bruzzano), il che è tutto dire.
Per finire, va’ che le strade non sono necessariamente brutte e cattive. Quello che mi auguro accada un giorno è che costruiscono qualche metro di strada che unisca due strade già esistenti ma, ad ora, separate. Migliorerà improvvisamente la qualità della vita alla Comasina? No, magari fosse così semplice, ma questi pezzi di strada potrebbero andare a diminuire il traffico su Via Teano, Via Comasina e Via Novate-Polveriera. Non sono di certo a favore dell’asfalto, ma quello che ho detto non è mica di fare su una Brebemi.
“Ricucire” è l’altra parola mantra del palazzinaro 2.0
Oddio, non c’è nulla di male a “ricucire” pezzi di città, ma quando “ricucire” vuol dire prendere un pezzo di città non costruita, riempirla di palazzoni e farci chilometri di strade (anziché ristrutturare i milioni e milioni di metri cubi nei quartieri esistenti che cadono a pezzi e nessuno vuole), ecco allora “ricucire” non è più la parola figa che tutti ci illudiamo che sia… 🙂
Chiedi il tram non le strade va.
Idraulica 1.
Aumentando i collegamenti tra i tubi aumenterà proporzionalmente la velocità di saturazione dei tubi stessi.
2.ma li hai visti i rendering?
Fanno CAGARE.
Secondo te migliorano la qualità di vita del quartiere.
Dimmelo tu. Guarda bene.
Le foto sono li sopra.
In Germania portano i binari e tram per riqualificare.
Guarda quanto è bella riqualificato Rozzano, la bicocca, il gallaratese con tutte quelle belle strade d’asfalto che a Milano mancano proprio.
Lasciamo tutto così com’è e bon, vabbè.
E vedi di atteggiarti di meno, specialmente se non hai nemmeno letto quello che ho scritto. Ho detto che questi palazzi sono la soluzione dei problemi del male? No, ma è evidente che progetti di social housing in una città cara come Milano servano. Ho detto che bisogna cementificare tutto costruendo 1000 km si strade? No.
Vogliamo costruire tanti tram come in Germania? Ok, facciamo passare pure 10 linee di tram per questo pezzo di città (ma unire delle strade già esistenti e per pochi metri separate no, guai perché il cemento è cattivo: quelli che hanno deciso di abitare in via Calizzano o in via Teano, continuino a fare il giro che fanno adesso e intasare la via Comasina, anche quando potrebbero evitare di prenderla, magari perché banalmente possono andare verso ovest).
Per i tubi non metto in dubbio che più edifici equivalgono a una maggiore velocità di saturazione, ma se dovessero andare a costruire qualsiasi cosa nel vuoto che c’è a nord di Via Litta Modignani, le strade si potrebbero trasformerare in Navigli di feci perché i tubi diventano saturi più velocemente? Fermiamo tutte le nuove costruzioni allora! Cos’è venuto in mente a quei cattivacci di palazzinari di costruire quartieri ex novo: e i tubi?
Avessi la bacchetta magica, tornerei indietro di settant’anni e farei costruire tutta la città da Palazzolo a Rozzano e da Cisliano a Pioltello, senza lasciare buchi. Ma la bacchetta magica non ce l’ho. Questi buchi ci sono e, checché se ne dica, talvolta generano degrado (chi mai andrebbe a comprare la casa in Via Litta Modignani, davanti al Lagrange?)
Ma lasciamo tutto così, chi se ne frega.
P.S.: se vogliamo dirla tutta, tanto ormai sono in modalità dissing, 1000 meglio i palazzi del rendering che le villette stile Cassina Nuova o Cascina del Sole.
la sostenibilità economica garantita da scelte parsimoniose e austere delle tecnologie e dei materiali
Tradotto dal palazzinarese:
Case per pezzenti che pagano poco fatte dimmerda con materiali e tecnologie dimmerda, che ci dobbiamo guadagnare al massimo lasciando casermoni bianchi che lasciano un pugno in un occhio pure nei renderring intonacati alla meno peggio per risparmiare, tanto ci andranno a vivere i poveri.
E li prendiamo pure per il culo con due cazzate dette alla fuffas sui profili alari, le lame chiare, i raggi cosmici e lalabarda spaziale pure una fetta di culo.
Intanto una volta piazzati devastiamo una zona verde che manco i casermoni tra viale Sarca e via fulvio testi, oppure i palazzi cesso di porta vittoria vuoti falliti e invenduti.
Siam,partiti dal concetto di vespasiano.
Sottoscrivo.
Li abbiamo chiamati Palazzinari, Speculatori, Costruttori di quartieri dormitorio, di Case minime, di Palazzi per rendita, Pescecani e in mille altri modi.
Adesso si son rebrandizzati “Social Housing”. Peccato Alberto Sordi sia morto, sai che grande film ci veniva fuori?!
é veramente oscena la supercazzola stile dottor Armà che rappresenta il “Progetto”. Già anche solo pensare certi testi è vergognoso ma dargli forma è onanismo puro.
Ve possino……
Cari amici miei e anche Lorenzo lamas di albano laziale avete perfettamente ragione.
Social Housing è la parola grimaldello con la quale si cerca di rendere accettabili interventi edilizi a dir poco discutibili. In questo caso siamo di fronte all’ennesima colata di cemento che va a occupare uno degli ultimi spazi liberi della periferia, con buona pace, ovviamente, della necessità di fermare il consumo di suolo ancora libero. Qualche milione di metri quadrati di aree da riqualificare in città, guarda caso, sembrano attendere invano un intervento…Ah già, ma lì i profitti dei costruttori forse sarebbero inferiori…