Milano | Sempione – Il “seme” della discordia

Il seme di arancia, Il Seme dell’Altissimo, disegnato da Emilio Isgrò che per sei mesi ha accolto i visitatori di Expo 2015 davanti all’Expo Center, gate Ovest, dovrebbe esser portato davanti all’arena civica al Parco Sempione. Dovrebbe, perché – a quanto pare – si sono già sollevate alcune proteste specie da parte di Fondazione Per il Parco, preoccupata per l’eventualità che quest’opera possa essere vandalizzata e finire nel degrado come è successo per la Mela di Pistoletto, che dopo qualche mese è stata portata in piazza Duca D’Aosta (non che sia meglio lì secondo noi, visto che è diventata un posto per bivaccare).

L’opera è un seme d’arancia in candido marmo, ingrandito un miliardo e cinquecento milioni di volte, che s’allunga verso il cielo ed alto sette metri. Concepita da Isgrò per portare il Mediterraneo all’Expo.

Onestamente non capiamo comunque questa avversità verso l’idea di avere opere contemporanee in giro per la città, pare quasi che ad una parte di cittadini avere tra i piedi qualcosa che “stravolga” il quotidiano dia noia. Unica accortezza è che il Comune dovrebbe garantire un decoro a qualsiasi opera. Comunque sia, a nostro parere si tratterebbe di un arricchimento culturale della città.

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34 commenti su “Milano | Sempione – Il “seme” della discordia”

  1. Onestamente non capiamo comunque questa avversità verso l’idea di avere opere contemporanee in giro per la città, pare quasi che ad una parte di cittadini avere tra i piedi qualcosa che “stravolga” il quotidiano dia noia. Unica accortezza è che il Comune dovrebbe garantire un decoro a qualsiasi opera.

    Concordo al 100% con voi.
    È esattamente così. Ci si è assuefatti alla città immobile.

    La terza Italia; e con le luci fise
    A lei trasse per mezzo un cimitero,
    E un popol morto dietro a lui si mise.

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    • Mah, se c’è una città in Italia che non è immobile quella è proprio Milano…

      come dicevano i nostri nonni…

      Milàn l’è tütta un fà e desfà!

      Se fosse immobile in centro città avremmo anche noi Piazza del Campo come a Siena e non il mish-mash di stili ed epoche che abbiamo adesso.

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      • E la mentalità? Non son del tutto convinto.
        Trovo quello che dice uf molto vero.
        È un fa e desfà sempre in una direzione ben precisa (abbastanza bausciato spinto).
        Vabbe discorso complicato.

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    • Grazie, ma sono una voce che urla nel deserto.
      Ci vorrebbe una rivoluzione culturale a Milano come la secessione viennese.

      Ogni volta che c’è un segno culturale nuovo
      Sembra che i concittadini reagiscano come
      Ai vecchi quando la badante
      Ha cambiato la scatolina per le pasticche.
      Oppure a mia nonna quando per accompagnarla dal geriatria
      Con la macchina prendevo una strada che non conosceva.
      ????

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      • In effettii urli un casino 🙂

        comunque l’equazione è biunivoca: non è che se una cosa è nuova è automaticamente bella.

        Sai come si chiama, storicamente, questo modo di pensare? BAROCCO. E’ in età barocca che si inizia a concepire l’idea che ciò che è tradizionale è superato, noioso e brutto e che ogni nuovo progetto deve stupire a tutti i costi.

        Oggi secondo me viviamo in un’epoca neo-barocca. Ci sono progetti e idee nuovi che sono belli perché di rottura (mi viene in mente il Beaubourg a Parigi, una vetta che secondo me Renzo Piano non ha mai più raggiunto dopo) e altri che per essere di rottura a tutti i costi diventano leziosi e stucchevoli…. “barocchi”. Esempio, Dubai.

        Quest’opera a me piace molto, ma trovo che una piazza sarebbe una collocazione molto più adeguata. Sia per i giusti timori di vandalismi, sia perché, porca zozza, un parco è un parco e il Sempione non è Central Park, è piccolino, è già e pieno di ogni come la credenza della casalinga che cito spesso.

        ARIA… SPAZIO… VUOTI… RESPIRO…

        basta riempire dove è già pieno please.

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        • Grazie.
          Si mi piace il barocco perché ha scintille di vita dentro che combattono il formalismo d’accademia.
          Ti do ragione.
          Perché è un discorso ragionevole.
          Meglio una piazza.
          Cercherò di strillare meno.
          Poi alle volte l’ironia è difficile su blog.
          Il discorso mio era più una lamentazio di quella mentalità che per partito preso non ammette il contemporaneo perché rovina il salotto borghese.
          Diciamo un piccolo jaccuse contro l’abitudine estetica che premia ciò che è consueto agli occhi e lo trasforma in autentico e storico.
          Così comprendi anche le mie polemiche inutili contro il castello è l800 come mantra. A me non dispiace affatto sia l’uno sia l’altro ma non sopporto siano usati come scusante per il conformismo estetico.
          Certo una cosa nuova non è automaticamente bella ma vale anche il contrario.il nuovo solo perché è nuovo è da cretini. Ma anche il contrario.
          Ecco e qui vengo alla tua metafora perché c’è anche la casalinga che vive in una casa di bambola e aborre tutto ciò che non sia capodimonte perché gli rompe la sua collezione di ceramiche.
          Mi esprimo per provocazioni e certo non mi aiuta ad esprimere quello che è un pensiero complesso, che si riduce nella non paura di accostare nuovo con vecchio ma anche viceversa e sul non sclerotizzare l’arte la cultura e l’architettura urbana. Questo del seme non è così importante in sé come opera, ma come simbolo del misoneismo rappresentato dal mantra della coerenza stilistica e estetica.
          Sennò l’arte si sarebbe fermata al neoclassicismo, neogotico, e alla restaurazione francese. Questa è vita il resto è salottino borghese, con le ceramiche di capodimonte dentro. Una secessione viennese fa tanto schifo a Milano?
          Scusa lo sfogo.
          Alla fine è un processo culturale antropologico.

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          • Mah, questo immobilismo a Milano lo vedi solo tu.

            Porta Nuova, Citylife, Bosco Verticale… e prima ancora Torre Velasca, Pirelli… e prima ancora i capolavori razionalisti… e il liberty.. e lo stile littorio che può piacere o meno ma è la testimonianza originale di un’epoca…

            E se c’è una città in Italia (forse in tutta Europa) dove proprio NON c’è il “mantra della coerenza stilistica ed estetica”, quella è proprio Milano. Spiegami dov’è la coerenza stilistica in una città dove praticamente non c’è una sola via o strada dove gli edifici siano tutti nello stesso stile…

            A volte leggendo le cose che scrivi mi viene perfino il dubbio che tu a Milano neanche ci viva e/o che tu non la conosca bene…

            Tutto si può dire di Milano tranne che sia fossilizzata sul passato. Certo che se secondo te per dimostrare di essere “moderni” le opere bisogna piazzarle per forza in contesti storici.. siamo sempre lì… questa non è ricerca, è barocco e rococò: lo stupore e la novità fini a se stessi, “pour épater les bourgeois” come si diceva una volta …

            Mi dispiace ma non mi convincerai mai, nemmeno con tutti i “jaccuse” (forse cercavi: j’accuse) e le “lamentazio” (forse cercavi: lamentatio) di questo mondo 😉

            Il caro vecchio zio Sigmund diceva che dove c’è un tabù c’è un desiderio… non è che hai così paura dello stile borghese perché hai paura di essere borghese tu??? A chi devi dimostrare a tutti i costi di essere “moderno”???

          • Claudio, scusa se mi intrometto tra te e wf.
            Sono d’accordo su tutto tranne che sull’idea che Barocco e Rococò dovessero stupire il borghese. Stupire si, ma certo non la borghesia che come classe ancora non esisteva.
            E dove esisteva (in Inghilterra e in Olanda ad esempio), Barocco e Rococò non se lo son filato o quasi. E dove la borghesia si è prepotentemente affermata (in Francia durante la rivoluzione) si è innamorata di uno stile agli antipodi (il neoclassico).
            La “borghesia” (intesa come la “non aristocrazia”) è sempre stata di gusti conservatori. E a mio parere è così anche adesso.

  2. Ma perché le opere d’arte contemporanea devono essere sempre inserite in contesti già sufficientemente forniti di altre opere d’arte, Parco Sempione in primis? Non sarebbe più logico cogliere l’occasione per cercare di valorizzare altri spazi, verdi o meno, in località più periferiche? L’elenco delle possibili destinazioni è lunghissimo e molti Municipi sarebbero certamente felici di accogliere questa e altre opere contemporanee.

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      • quindi gli sfigati di periferia devono continuare a rimanere sfigati, non hanno diritto a un po’ di bellezza anche loro e devono accontentarsi per le loro piazze di quattro panchine piene di scritte e due lampioni comprati a catalogo?

        per la cronaca, tu dove vivi, in piazza San Fedele?

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      • Ci son decine di slarghi e piazze da riqualificare dove starebbe benissimo senza per questo andare a ingolfare Parco Sempione o sbatterla in periferia.

        Ad esempio qualche giorno fa UB ha fatto un ottimo articolo sulla sciatteria di Corso di Porta Romana: ecco io in una riqualificazione della Crocetta o di Piazza Medaglie d’Oro/inizio Corso Lodi (che è uno scempio stile Tunisi dove ancora non han ripiantato i Platani secolari abbattuti nel 1983 per fare la fermata della M3…), starebbe benissimo.

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  3. Semplicemente perchè per mettere quell’opera bisogna mettere altro cemento nel parco…e quindi non vogliamo altro cemento dove deve esserci solo la natura che sovrasta il resto così dovrebbero essere i parchi cittadini, al centro la natura non le opere dell’uomo..

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  4. Mi aspetto allora proteste moltiplicate per mille, per diecimila tutte le volte che il Sempione o i Giardini pubblici vengono occupati da fiere, giostre e simili. Fra poco arrivano gli Oh bej o bej, siete pronti?…

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  5. Solidarietà totale per chi sottolinea il truce immobilismo di molti comitati, nati non si sa come e titolati da non si sa chi a esprimersi.
    Dopodichè, se all’Arena è vista come scempio, trovo che l’opera di Isgrò avrebbe la sua sede ideale nel parco della scultura contemporanea in corso di allestimento a Citylife.
    E non ditemi che diventerebbe solo un giocattolo per ricchi. Almeno lì nessuno potrebbe dire che è fuori contesto.
    PS Io farei lo stesso con Pistoletto.

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  6. La mela di pistoletto in piazza Luca d’aosta è un’atto di violenzaai milanesi. Spero che un giorno quella mela vada da un altra parta o venga distrutta. (Anche il triangolo appeso all’entrata)

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  7. La città e’ piena zeppa di brutture. La mela e’ l’ultima cosa che da’ fastidio in piazza Duca d’Aosta. Iniziamo a distruggere quell’ascensore merdoso, il padiglione prefabbricato alle sue spalle e il tetraedro appeso

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    • BRAVO! bene bis.

      Intanto:

      a) la mela di Pistoletto aveva senso quando era ricoperta di verde, così sembra uno di quei modelli di gesso che usano all’Accademia per imparare a dipingere le nature morte

      b) quanto meno la mela di Pistoletto è un’opera d’arte, piaccia o meno. L’ascensore invece è una schifezza senza appello che non ha NESSUN contenuto di design, rovina la prospettiva della piazza, ha rovinato la stazione della metro e oltretutto non viene usato mai da nessuno (PS: dov’era in questo caso quella stessa sovrintendenza così pignola che pretende di mantenere traccia dei binari del tram dismessi quando vengono tolti, o che ha preteso sulle sponde dei Navigli di mantenere i rattoppi di cemento anziché fare tutto in mattoni a vista come in origine??)

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  8. vogliamo dirlo che sto seme e pure la mela sono delle stupidaggini? che ritenere arte simili banalità è da ingenui sprovveduti e creduloni?
    Milano dovrebbe offrire in vendita una serie infinita di baggianate o restituirli ai loro autori che se le mettessero nel loro cortile.

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  9. Di angoli da migliorare esteticamente con un monumento, nel mondo e a Milano ce ne sono infiniti. Mi piacerebbe ricordare che nel Parco Sempione esiste consolidata l’idea di inserire nella natura monumenti e artefatti. Questo binomio o contrasto tra natura e arte é scritto nella tradizione di giardino all’italiana e piu’ che baracco è prima di tutto classico. Io credo che l’idea di metterlo davanti all’Arena non sia sbagliata in se’. Forse pero’ bisogna rispettare di piu’ l’opera d’arte e il suo significato in sé di dialogo con il circostante, perchè non ha senso dire che starebbe bene qui o li’ a vanvera. Un opera acquista senso proprio in virtù’ del luogo in cui viene collocata. Due esempi: il dito di Cattellan e il cavallo di Leonardo. Uno nel posto giusto , l’altro nel posto sbagliato. Non ci vedo nulla di male nell’arricchire una collezione con un elemento contemporaneo fortemente simbolico come questo. Firenze aveva la loggia dei Lanzi, Milano ha il parco Sempione. Per i panorami incontaminati consiglio un viaggio in Antartide.

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