Milano | Porta Volta – Prime impressioni su Fondazione Feltrinelli

A Porta Volta, tra viale Pasubio e villa Crispi è stato inaugurato il nuovo edificio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli su progetto di Herzon & de Meuron.

Il nostro reportage fotografico fatto a Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dopo l’apertura al pubblico della parte (1:3 dell’edificio) pertinente alla fondazione culturale cercherà di giudicare, a nostro modo, il palazzo appena inaugurato. Palazzo decisamente impattante e di difficile comprensione. Il quale o piace molto o non piace affatto.

Escludendo l’edificio, sul quale, bene o male abbiamo già detto molte cose (è stato realizzato da Herzon & de Meuron, architetti di Basilea e discepoli di Aldo Rossi, i quali si sono ispirati mettendo insieme gli archi rampanti del Duomo, le coperture dei fienili che si trovano nelle classiche cascine milanesi, le case di ringhiera tipiche milanesi e alla Ca’ Granda) ci siamo concentrati sul contesto, in buona parte ancora da definire.

Come avevamo visto, l’edificio è stato costruito su terreni che affiancavano le antiche mura “spagnole” del 1500 e che fungevano da difesa alla città di Milano.

La costruzione delle Mura Spagnole, di circa undici chilometri di lunghezza e concepita secondo un modello di sistema difensivo ed offensivo “alla moderna”, inizia nel 1549 e prosegue per circa quasi mezzo secolo. La fortificazione cinquecentesca della città di Milano avviene soprattutto per volere di Ferrante Gonzaga, che nel 1548 fa predisporre le Grida di appalto ed incarica l’ingegner Gian Maria Olgiati di dirigere i lavori, anche se non va dimenticato che sin dal 1542 l’ingegnere militare risulta già alla direzione dei cantieri delle mura cittadine esistenti. Questa realizzazione si colloca all’interno di un generale riassetto delle piazzeforti dello Stato e si presentava come la maggior opera difensiva europea dell’epoca, che comprendeva l’area del Castello Sforzesco, trasformato in una cittadella fortificata, cuore del sistema difensivo.

Uno dei molti “speroni” è rimasto e sembra proprio si sia salvato dalle distruzioni perpetrate negli anni Ottanta dell’Ottocento quando secondo il piano Berruto le ormai inutili mura vennero demolite quasi per intero.

Ora, non siamo architetti e non siamo ingegneri ma osservando il vecchio muraglione difensivo (ancora bisognoso di un restauro), ci è parso piuttosto brutto vederlo affondare nel cemento.

Possibile non aver pensato ad un’aiuola che cingesse, e impreziosisse l’antico manufatto? Attenderemo la conclusione dei lavori al giardino per dire la nostra, ma le anteprime non ci sembrano promettenti.

Ecco il “Boulevard” (ma chiamarlo passeggiata?) che potrebbe esser meglio secondo noi. Anche qui dobbiamo aspettare una giornata migliore (c’era un po’ di nebbia) e la conclusione dei lavori per giudicare meglio, ma alcune cose le possiamo iniziare a dire, tipo: perché le luci aeree? Non sarebbero stati più belli dei lampioni? Poi nel rendering le buche per le piante erano molte di più, due filari sfasati; perché poi quell’andamento ondulato della pavimentazione?

 

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Per giunta, ci è parsa alquanto curiosa la scelta delle panchine (modello Milano) e dei vecchi cestini a palo posti attorno ai fori degli alberi lungo la passeggiata.

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Questo è il vicolo formato dalla separazione dei due blocchi del lungo complesso e che si trova, pur non proseguendone il percorso, all’altezza dell’incrocio con via Pietro Maroncelli e viale Pasubio. Anche qui l’illuminazione è garantita dalle luci appese con cavi.

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Questo è il lato di viale Pasubio, dove il largo marciapiede è già stato preso di mira dai parcheggiatori di motorini in un disordine impressionante. Anche qui ci siamo chiesti come mai su questo marciapiede non siano state previste delle piante che avrebbero “spezzato” il lungo fronte del palazzo a forma di serra. Noi abbiamo provato a mettere un filare di alberi in versione invernale, visto il periodo in cui ci troviamo. Come sempre bastava veramente poco.

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Eccoci nel nostro circumnavigare l’edificio arrivati in piazzale Baiamonti dove si trovano i due vecchi caselli di Porta Volta. Porta aperta nel 1880 nello sperone delle mura dei Bastioni per consentire una più diretta comunicazione fra la città e l’allora nuovo Cimitero Monumentale, oltre che con la nuova strada per Como (l’attuale via Carlo Farini). Come abbiamo visto, per ora, i due caselli non saranno restaurati ma rimarranno così, in forte degrado, dove una mano pietosa ha “coperto” le scritte con una mano di vernice. In compenso un bruttissimo muro decrepito pare rimanga, a protezione di un vecchio oleandro e forse un bel posto per mingere. Il tutto all’ombra di un cartello pubblicitario. Speriamo a fine lavori sparisca, altrimenti possiamo dare il premio come luogo più sciatto di Milano.

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Su viale Crispi ancora le autovetture vengono parcheggiate sui marciapiedi costringendo le persone a camminare a volte anche sulla carreggiata. Speriamo a lavoro conclusi che si provveda a risolva questa brutta abitudine.

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La nota positiva deriva dal fatto che nei primi giorni di apertura una marea di persone si è concentrata in questa parte di città, finora scarsamente considerata, unendo in men che non si dica Chinatown con Porta Garibaldi e Corso Como.

Chissà quando apriranno anche gli uffici e il negozio della Microsoft nei restanti 2:3 dell’edificio.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

18 commenti su “Milano | Porta Volta – Prime impressioni su Fondazione Feltrinelli”

  1. nei “rendering” mettono sempre una quantità di alberi, così almeno tutti sono contenti (del rendering).
    poi la realtà è diversa; nwe mettono di meno così, vista l’incuria e la mancanza di manutenzione, si secca un solo filare di alberi, invece che due. vuoi mettere la considerazione che hanno nei confronti degli alberi? ne fanno morire di meno…

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  2. Dettaglio (a UF piace fere le pulci): le panchine sono poste a sud degli alberelli… quindi in Estate saranno esposte al sole perchè l’ombra andrà dalla parte opposta. Ennesimo dettaglio che conferma che la parte esterna di questo bell’edificio è stata poco curata.

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  3. Piccola nota filologica: “grida” inteso come plurale è il plurale di “grido” nel senso di “urlo” (persistenza di neutro plurale latino in -a per singolari collettivi, come “legna”, “braccia”, “frutta”, “uova”, ecc.).

    “Grida” nel senso di “editto” è un femminile singolare e al plurale fa regolarmenre “gride” (cfr. Promessi Sposi).

    I vostri reportage sono sempre ottimi dal punto di vista architettonico e urbanistico (che poi, per carità, è sempre la cosa più importante) ma, spiace dirlo, spesso zoppicanti da quello dell’italiano…

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  4. Due piccole note:
    Gli alberi su viale Pasubio avrebbero nascosto la facciata dell’edificio che è molto bello e non avrebbe senso l’occultamento.
    Le luci aeree richiamano la Milano anni 50. Credo che sia una scelta visto il richiamo ai cestini dello stesso periodo. A me non dispiacciono.
    Per il resto mi sembra evidente che lo sperono e le due dogane andrebbero risanate al più presto.

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  5. Del tutto pertinenti le osservazioni di Urbanfile riguardo al verde. Davvero infelice la soluzione di annegare il vecchio muraglione difensivo nella pavimentazione anzichè inserirlo in una aiuola. Ma si vede che a molti architetti il verde non piace, visto che cercano di metterne il meno possibile. A meno che naturalmente non si tratti semplicemente di dare un po’ più di lavoro ai fornitori di laterizi vari e alle imprese edili di riferimento. Peccato perchè il risultato finale inevitabilmente ne soffre.

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  6. Vabbeh, a Urbanfile non piace, si é capito

    Nel merito:
    – Il filare di alberi esterni su pasubio sarebbe una follia. Nasconderebbe l’edificio d’estate, che ha un disegno architettonico. Essendo a nord, alberi non danno ombra, proiettata giá dall’edifici. Punto terzo, é evidente che quello é marciapiede largo e sará probabilemente ciclopedonale, cosa con alberi impossibile
    -interno. Dai rendering si capisce che secondo filare di alberi ci sará, e precisamente tra i pali delle luco. A chiudere il verde, tanto e non pco, quindi l’effetto ci sará
    -boulevard. Le luci aereo danno l’idea di strada, via. Giá ora ci passeggia molta gente, quando sará finito funzionerá perché sta funzionando giá ora.
    -sicuro che questa sistemazione panchine etc sia definitiva?

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  7. occorre attendere che sia completo del giardinetto e che il cantiere sia chiuso per giudicare, secondo me.

    certi dettagli poi chissà, magari hanno a che vedere con norme, vincoli, etc etc.. (vedi il cartellone pubblicitario: magari c’è una concessione che blocca la possibilità di intervenire, lo stesso vale per i bastioni da ristrutturare): insomma, non è detto che sia colpa di feltrinelli..

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  8. l’intervento è molto bello, visto dal vivo.

    Uniche 2 note negative i caselli e il pezzo d bastione non ristrutturati e il marciapiede in catrame…. ma perchè non hanno esteso la pavimentazione fino alla fine del marciapiede?

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  9. È bello, bellissima opera.
    Solo una nota.
    Forse pagheremo carissimo il fatto di non avere pensato e inserito in sede di progetto i dissuasori sui marciapiedi.

    Spero che così non sia.
    Staremo a vedere.

    A me le luci sui fili in generale mi piacciono (so di essere controcorrente) però anche i lampioni in stile mi piacciono molto.
    Unicuique suum.

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  10. Personalmente non amo questo progetto e trovo l’edificio piuttosto brutto. Il colore grigio è imperante e le proporzioni fuori contesto.
    Peccato poteva essere una bella occasione.

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    • Via pasubio deve essere a mio avviso rifatta completamente.
      Non si può non creare un asse pedonale privilegiato (e d’atmosfera direi) tra la nuova fermata m5 metro monumentale e quello che diventerà il beauburg milanese, centro culturale e polo turistico cittadino.

      Non si possono continuare a non mettere in comunicazione questi due punti cittadini strategici. Si creerebbe un tassello importante in città.
      Bravo Reno.

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  11. Un pezzo di città rovinato da un intervento fatto senza avere alle spalle alcun tipo cultura urbanistica o architettonica compiendo un errore dietro l’altro.
    Il primo errore è urbanistico: questo edificio non avrebbe mai dovuto essere costruito: questa è un’area su cui non costruire sia per valorizzare davvero resti dei bastioni e i bei caselli daziari sia, soprattutto, per far respirare questo pezzo di città.
    Il secondo errore è planivolumetrico: troppa volumetria, sia in elevazione e sia nel sottosuolo (anche sotto il “verde”) e mal distribuita.
    Il terzo errore è architettonico: architettura priva di ritmo e di armonia, brutale più che brutalista, povera più che minimalista. Un’architettura che, soprattutto, non si integra con il contesto in quanto non riesce a perseguire né la via dell’assimilazione né quella del contrasto dialettico. La narrazione del “nuovo bastione” che è stata fatta attorno a questo progetto lungi dal giustificare le scelte progettuali suona come una beffa. Perché questo intervento distrugge ogni prospettiva di conservazione della memoria e del ruolo morfologico dei Bastioni.
    Il quarto errore è la mancanza di un pensiero organico sulla sistemazione degli spazi esterni sia dal punto di vista delle funzioni sia da quello paesaggistico: non c’è vero verde, non c’è uno studio serio sui percorsi pedonali e tantomeno su quelli ciclabili. Non c’è nemmeno il tentativo di stemperare l’impatto dei volumi costruiti in eccesso con dei veri alberi

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    • Marshall, col tuo post mi sembra di rileggere paro paro quello che dicevano tutti quando la Moratti e Masseroli presentarono il progetto nel lontano 2010.

      Condivisibile o no, il vento è cambiato e bisogna farsene una ragione: quel che allora non andava bene adesso è accettato e incoraggiato.

      PS Buon Natale!

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    • Seppure il risultato sia tutto sommato imponente e notevole, condivido la gran parte delle considerazioni di Marshall e aggiungo che la caratteristica che cozza maggiormente con i più elementari canoni dell’estetica, dell’urbanistica e dell’architettura è che l’edificio (o gli edifici) NON E’ IN LINEA CON GLI ALTRI (!!!!) con il risultato di avere un parco verde sul lato sbagliato (quello di viale Crispi, di cui non godrà nessuno perché solo un pazzo passeggerebbe tra un palazzo e un’autostrada) mentre il lato dove una volta il verde c’era (viale Pasubio) è caratterizzato da’un’orrenda e inutile striscia di cemento che non è pista ciclabile, non è pedonale e diverrà ovviamente un enorme parcheggio abusivo di auto e motorini.

      Ripeto poi che le facciate io le avrei fatte di vetro a specchio, in ossequio ai più recenti ed attuali interventi dei grandi architetti internazionali (vedi i nuovi grattacieli di CityLife e Gae Aulenti e I palazzo adiacenti Garibaldi). Ma de gustibus….

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