Milano | Broletto – San Tomaso e i vandali

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Ultimamente a Milano (forse in tutt’Italia) i vandali stanno avendo la meglio sui poveri cittadini. Per colpa di una manciata di “bambini” insoddisfatti e in cerca di momenti di gloria ci ritroviamo una città devastata manco fossimo nel Bronx degli anni Settanta. Ultimo sfregio al patrimonio monumentale di Milano sono le colonne della spesso dimenticata chiesa di San Tomaso in Terramala, in via Broletto, chiesa del 1576 un po’ confusa nella monocromia della via ma non immune ai vandali a quanto pare.

Le sei colonne frontali sono state scarabocchiate col simbolo femminile (cerchio e croce rovesciata), scritto con le solite bombolette spray. Oramai come abbiamo più volte detto, il non punire con efficacemente chi imbratta i muri con le solite tag, rende vano ogni tipo di pulizia. Infatti, tutti i muri della città, specie in prossimità di istituti scolastici e vie di grande passaggio (fateci caso, ci sono vie laterali più pulite di vie dove passa più gente) sono imbrattati senza soluzione, così oramai anche le chiese, i monumenti e palazzi storici vengono imbrattati senza distinzione.

Noi avevamo mostrato recentemente come persino alcuni monumenti siano maltrattati dai soliti vandali, come la bella Fontana del Tritone, il muro della chiesa di Sant’Alessandro, addirittura la croce in ricordo di un piccolo partigiano ucciso alla fine della Seconda Guerra Mondiale, o la poco amata scultura in piazza Einaudi. A volte lasciare che questi scempi non vengano puniti e subito ripuliti, favoriscono l’imitazione anche da parte dei più timorosi, insomma una questione sempre peggiore che è stata denunciata recentemente anche dal Corriere della Sera e che mostra come oramai gli atti vandalici (non solo le tag) stiano diventando sempre più frequenti.

 

vandali

 

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5 commenti su “Milano | Broletto – San Tomaso e i vandali”

  1. Arriva anche il fuorisalone del gusto
    Eventi e menu speciali a maggio. Via Marghera tra i tre «quartieri del food»

    Non solo moda e design. «Milano deve diventare anche capitale del food, soprattutto dopo Expo 2015 che aveva come tema l’alimentazione». Lo ha ribadito ieri il sindaco Beppe Sala durante il convegno «Openagri» dedicato allo sviluppo di startup agroalimentari. Un progetto Openagri, di durata triennale, già finanziato con 6,2 milioni dalla Commissione europea e prevede che come primo intervento, la ristrutturazione della Cascina Nosedo, a Porto di Mare: diventerà un polo agricolo d’eccellenza.

    Per lanciare il capoluogo come meta (anche) turistica per gli appassionati di food, dal 4 all’11 maggio – dopo il fuorisalone del design (dal 4 al 9 aprile) e la fiera «Tempo di libri» (dal 19 al 23 aprile) -, dal 4 all’11 maggio debutterà «Milano Food City», il primo fuorisalone del gusto, con menu speciali nei ristoranti, eventi dedicati allo street food, incontri e showcooking con i grandi chef, delle «TuttoFood Nights» nelle piazze più suggestive, aperitivi speciali negli hotel a 5 stelle (organizzati dai giovani chef di Jeunes Restaurateurs d’Europe Italia), tre strade candidate a diventare i «quartieri del food», una sarà via Marghera. Il programma dettagliato sarà svelato domani dal sindaco e dall’assessore agli Eventi Cristina Tajani in sala Alessi con i tanti attori coinvolti, dalla Fiera a Regione Lombardia, Confcommercio alle università ed enti come Fondazione Veronesi che contribuiscono con la voce degli esperti in dibattiti aperti al pubblico.

    «Milano Food City» si terrà in concomitanza con la fiera «TuttoFood» a Rho-Pero. Come avviene già per il Mobile e succederà a fine aprile per la prima fiera del libro, il Comune prova a replicare il modello vincente del fuorisalone: se gli stand in Fiera sono frequentati perlopiù dagli operatori di settore, in città scattano gli eventi a tema per attrarre turisti e grande pubblico. Spazio anche al cibo bio.

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  2. vi rinnovo il suggerimento di pixelare le tag nelle foto che pubblicate in modo che, pur rimanendo visibile l’atto vandalico e non venga meno quindi lo scopo di denuncia della foto stessa, non si dia riconoscibilità all’autore. è una goccia nel mare, ma sarebbe comunque sensibilità nella direzione giusta.

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  3. Purtroppo la questione è sempre una, dire “pochi bambini” ecc.. in realtà minimizza il problema e lo pone in secondo piano rispetto a tanti altri.. Bisognerebbe rendersi conto che qua c’è dietro oltre che ad una moltitudine di ragazzi e non in cerca di visibilità anche la criminalità organizzata che usa le tag come “insegne”..

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