Milano | Trenno – Là dove canta ancora il gallo

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Siamo andati a fare una gita a Trenno, uno dei pochi “paesi” che sembrano ancora tali, inclusi nel comune di Milano oramai quasi cent’anni fa (era il 1923).

Qui non arriva la metro (anche se la fermata di Bonola non è poi così lontana) e solo un autobus, la 64 lo attraversa zigzagando nella sua piccola scacchiera ortogonale.

Trenno, il cui nome, pare derivare da Trebennius (3º miglio), posto sulla strada per San Pietro all’Olmo, una frazione di Cornaredo dove si trova la chiesetta omonima, di antiche origini. E’ stato per lungo tempo un’importante pieve e un Comune autonomo, incorporato, come abbiam detto nel 1923 nel Comune di Milano. La prima memoria storica di Trenno porta la data del 17 marzo 877 e risulta in un rogito fra Leone e Sigifrido, preti officiali della chiesa di S. Ambrogio per un possesso “in vico et fundo Triennum” nel villaggio e territorio di Trenno. Su di una piccolissima altura intorno all’anno Mille venne eretta una piccola cappella dedicata alla Vergine Maria dove già sorgeva una fonte battesimale.

Nel 1658 tale feudo venne assegnato a Camillo Melzi, nominato Conte di Trenno nel 1660 da Re Filippo IV di Spagna; dopo la morte di Camillo il feudo passò al Conte Cesare Monti, figlio di Maria Melzi; infine nel 1774 con l’estinzione del casato Monti, la Contea di Trenno fu devoluta alla Camera, fino al 9 febbraio 1808, quando per Regio Decreto fu accorpata a Milano. Il comune venne restaurato dagli austriaci nel 1816, nel 1841 a Trenno venne annesso Lampugnano. All’unità d’Italia il paese contava già circa 1115 abitanti.

Noi siamo “entrati” nel piccolo borgo dal quartiere Gallaratese, che in pratica lo ha messo in ombra con la sua mole da via Balla, una delle sole tre strade che permettono l’accesso al “borgo”. Via Mafalda di Savoia funge da spartiacque tra i due quartieri. Percorrendo via Balla si entra in un bel quartiere, che a guardar bene pare veramente tranquillo e residenziale. Spazi verdi lo circondano da ogni lato compreso l’enorme parco di Trenno che da qui comincia e prende il nome.

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Percorrendo via Balla, circondata da edifici residenziali, non possiamo non notare all’orizzonte l’avanzamento dell’ultimo complesso in costruzione del quale abbiamo già parlato in un articolo recente.

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Giungiamo nella prima “piazza” (senza nome) dove le case sono meno recenti e ci sono i primi negozi del quartiere. La piazza è stata creata dopo la realizzazione del parcheggio sotterraneo all’angolo tra via Balla e via Fratelli Rizzardi. 

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All’angolo con la piazza si trova una vecchia cascina, la Cascina Ortelli, oramai gravemente in rovina, messa in sicurezza per evitare che pezzi cadano sui passanti, attende di venire riqualificata. La cascina è conosciuta anche come “il cortile della Mariuccia”, dal nome della moglie di Ortelli. Gli Ortelli allevavano pollame, oche ed anatre che andavano a vendere a Milano.

Parte dei rustici, quelli prospicienti via Rizzardi, sono stati demoliti; rimangono in piedi la stalla funzionante e la casa del fittavolo vuota ed in cattive condizioni. Questa cascina, come quella adiacente dei Campi, è stata costruita da Don Bravo per una comunità di disabili.
Una casetta ristrutturata è sede di una piccola comunità per il recupero di tossicodipendenti. Di proprietà comunale, il terreno su cui sorge è destinato ad uso residenziale. Il suo destino però non contempla il recupero ma l’abbattimento o la trasformazione per uso abitazioni. (da: le Cascine di Porta Vercellina)

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La Cascina Campi è stata costruita tra il 1825 e il 1828 ed è nata per iniziativa di un sacerdote piuttosto capace ed attivo: don Bravo.
Il fabbricato all’origine era adibito a ricovero di mutilati e di invalidi mentali, don Bravo però non si limitava solo alla loro assistenza ma ha voluto che i suoi ricoverati si rendessero utili e attivi per loro e per gli altri, in relazione alle loro capacità. Il terreno circostante è stato da loro coltivato, si è costruita una stalla con un porticato grande ed il fienile sovrastante. (da: le Cascine di Porta Vercellina) La cascina è ancora attiva e possiede un discreto numero di animali da fattoria, compreso i galli che ancora cantano col loro inconfondibile chicchirichì.

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Dietro alla Cascina Campi stanno sorgendo le residenze Vivere Trenno, a dire il vero un grosso muraglione che chiuderà il borgo alla campagna. In lontananza si vede la Cascina Malghera.

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Eccoci dove le vie Fratelli Rizzardi, Lampugnano, Ratti e Fratelli Gorlini si incrociano e dove si trova l’altra piazza senza nome completa di un giardinetto. Qui si affacciano altre cascine che facevano il cuore del borgo, Cascina degli Ortolani e Cascina Scolari, ora in ristrutturazione.

Le due cascine sono adiacenti e sono all’incrocio con Via Lampugnano e via Fratelli Gorlini. La Scolari è reputata una delle cascine più belle di Trenno. La famiglia Scolari Turati all’inizio del 1900 era la più grande possidente in Trenno, in questa cascina teneva le stalle con le mucche da latte e gli altri animali, nella Melghera invece aveva i ricoveri per le granaglie e le case dei contadini. Dopo la Scolari in questa cascina sono venuti i Bertocchi ed adesso ne sono proprietari i Marziali. I Marziali, prima di condurre questa azienda, svolgevano l’attività di mugnai nel vicino Molino dei Bissi. Oltre a questa cascina, Rosa Scolari era proprietaria anche della Cascina Melghera, della cascina Fametta, della Maiera, della Molinazzo, della Belgioioso, la Corte degli Ortolani ed altre. Figura controversa quella di Rosa Scolari, per alcuni vecchi abitanti di Trenno è stata una bravissima persona, per altri invece il contrario. (ancora da: le Cascine di Porta Vercellina)

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Imboccando via Ratti ci addentriamo nel cuore vero e proprio del borgo. La strada, seguendo un andamento a U ci porterà alla piazza di San Giovanni Battista, sagrato della parrocchiale di Trenno, chiesa del 1600 con un bellissimo dipinto dei Re Magi in adorazione realizzato nel 1657 da Giovanni Storer (Johann Christoph Storer), e che abbiamo potuto ammirare in un nostro articolo precedente.

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Via Luigi Ratti potrebbe, assieme alla piazza della chiesa, essere riqualificata e magari riportata ad un gusto antico che tanto gioverebbe anche all’identità del borgo. Noi, come spesso ci piace fare, abbiamo realizzato un piccolo fotomontaggio dove abbiamo tolto le automobili e reso la strada come un tempo.

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Affacciata sulla piazza di San Giovanni c’è anche la graziosa palazzina dell’asilo infantile Clotilde – Ratti – Welcker, che nel 2011 ha compiuto cent’anni.

L’asilo sorse per volere del parroco Don Giovanni Bellotti per aiutare la comunità fatta da contadini e manovali che non potevano accudire i loro bambini. Con il contributo del dott. Luigi Ratti, raccolse i soldi per l’erezione della scuola su disegno dell’arch. Aspesani. Così il 13 gennaio 1911 iniziò la sua attività come asilo infantile, scuola lavoro e oratorio festivo, in memoria della moglie defunta Clotilde Welcker.

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Anche la piazza andrebbe sistemata e curata, piazza dove si trovano oltre l’asilo e la Chiesa, l’oratorio e la casa parrocchiale. Qui il nostro articolo sulla chiesa di San Giovanni Battista.

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Piazza Rosa Scolari è la principale piazza della comunità di Trenno: qui si trovano i portici con i negozi, un brutto parcheggio e un’aiuola centrale col monumento ai caduti di Trenno. La piazza e i palazzi sono stati realizzati negli anni Sessanta e hanno una patina di leggera decadenza. Le auto parcheggiate rendono piuttosto difficile accedere al parchetto e quindi alle panchine.

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Peccato pure che nell’area dietro la chiesa lo spazio sia utilizzato come parcheggio e renda quasi illeggibile il leggero dislivello tra le due piazze contigue, che denotano come la chiesa sia stata costruita su di un piccolo dosso in epoca medievale.

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Ritornando sui nostri passi e rimboccando la Via Fratelli Gorlini, svoltiamo in via Lampugnano per lasciare questo piccolo borgo. A destra ritroviamo le cascine Scolari e degli Ortolani.

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Di fronte alla Cascina degli Ortolani si trovano i ruderi della Cascina Lampugnano o “Cort del Colombin”, che il Comune nel 2012 aveva incluso tra le cascine da recuperare ma per la quale ancora oggi nulla pare muoversi. Peccato, perché un restauro la riporterebbe ad una nuova gloria.

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Lasciando alle spalle il nucleo abitato di Trenno, dopo l’incrocio con Via Ottone Rosai, troviamo una costruzione alquanto bizzarra, uno di quegli edifici che decisamente attirano l’attenzione per la loro bellezza o per la loro strana bruttezza. Questo in particolare lo possiamo collocare nell’architettura brutalista, in voga soprattutto dal 1950 al 1980: si tratta del complesso residenziale in cooperativa, via Lampugnano 144 realizzato d Giuliano Rizzi tra il 1968 al 1972.

A guardarlo dall’esterno sembra quasi un carcere, dove il cemento armato è l’elemento più rilevante e dove all’esterno le poche finestre sono molto piccole. Infatti si tratta di una struttura formata da due stecche parallele unite da quattro piccole stecche inframmezzate da cortili giardino. Tutti i locali e appartamenti si affacciano all’interno, formando una specie di comune isolata dal resto della città.

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Rieccoci in direzione del Gallaratese dove a destra troviamo il Parco di Trenno, nome ufficiale Parco Aldo Aniasi, realizzato nel 1971, con i suoi 590.547 m2 è uno dei parchi cittadini più vasti della città. All’interno del parco è situato il cimitero dei Caduti di guerra anglo-americani della Seconda Guerra Mondiale (Milan War Cemetery).

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

8 commenti su “Milano | Trenno – Là dove canta ancora il gallo”

  1. Bella la vostra proposta di pedonalizzare con lastricato storico la piazza centrale di Trenno. Appello:
    Salviamo le cascine anche quelle in stato di rudere….

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  2. Interessanti le foto del complesso residenziale brutalista: sembra che l’Architetto abbia studiato in un kolchoz sovietico degli anni 50… 🙂

    La cosa che mi fa disperare è che se la Soprintendenza si accorge che esiste è capace pure mi metterlo sotto tutela (come il muretto di Porta Genova) e così resta li a deliziare altre generazioni dopo la nostra.

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  3. Inoltre a Trenno c’è un a importante sezione di scout della Cengei che offrono a più di 100 tra bambini e ragazzi un ampio spazio verde dove ritrovarsi, imparare e divertirsi.

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  4. IL RETROSCENA AL PALAZZO DELL’ARTE
    Triennale, parte il totonomine
    Boeri in corsa per la presidenza
    L’archistar tra i candidati graditi in Comune per la successione a De Albertis
    di Elisabetta Andreis

    L’archistar Stefano Boeri in corsa per la Triennale. Potrebbe essere lui il presidente destinato a prendere in mano l’eredità di Claudio De Albertis, dopo la sua prematura scomparsa in dicembre. I rumors sulla nomina alla guida dell’istituzione culturale agitano il Palazzo dell’Arte, ma anche e soprattutto Palazzo Marino. Il nome sarebbe sostenuto dal sindaco, che l’avrebbe proposto alla Camera di Commercio. Quest’ultima non sarebbe contraria, pur non essendo Boeri espressione del mondo camerale, ma avrebbe richiesto l’unanimità dei soci sulla scelta.

    Ma è l’appoggio di Beppe Sala all’architetto celebrato in tutto il mondo per il Bosco Verticale a creare scompiglio negli ambienti politici. Chi ha memoria storica, e non ne serve neppure molta, ricorda i non facili rapporti tra Sala e Boeri e trova difficile immaginare che possa essere adesso proprio il sindaco a candidarlo alla guida della Triennale. Basta riavvolgere il nastro degli eventi per tornare ai primi durissimi scontri, quando l’architetto era assessore con delega all’Esposizione nella giunta Pisapia, mentre l’attuale sindaco era prima ad e poi commissario proprio di Expo. Una ruggine che forse ha guidato anche le successive scelte di Boeri in campagna elettorale, schierato con convinzione al fianco di Francesca Balzani alle primarie del centrosinistra.

    Ma tant’è. Il tempo appiana i contrasti e mitiga le tensioni. I rapporti tra i due nei primi mesi dell’amministrazione Sala sono indubbiamente cambiati, al punto che il sindaco è stato tra gli ospiti alla grande festa per i 60 anni dell’architetto. Anche sul fronte professionale si sono registrati scambi positivi. Per esempio, il sindaco si è detto «favorevolissimo» di fronte alla proposta di Boeri per la riqualificazione dello scalo ferroviario Farini. Ma decisivo, in una nomina che ha forti connotati politici, è il parere della Regione, indispensabile per convergere sull’ipotesi Boeri.

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  5. Buongiorno,
    scrivo per condividere le perplessità di alcuni abitanti del quartiere di Trenno in merito alla costruzione di un nuovo complesso abitativo a ridosso della Chiesa di San Giovanni Battista.

    Il progetto prevede più palazzine all’interno di un fondo confinante con il Condominio Aurora di Piazza Scolari 2-4, il Condominio di via Gorlini 43, la Chiesa e altri edifici dell’antica via Ratti.
    L’edificio di via Gorlini ad esempio come la Chiesa e il campanile é molto antico ed entrambi sono privi di fondamenta, le costruzioni di via Ratti con le torrette medioevali probabilmente erano sede di un convento di Francescane e si vocifera di passaggi sotterranei che li collegavano diversi edifici…

    La nostra preoccupazione principale é che gli scavi possano compromettere prima di tutto la staticità del campanile e della Chiesa di San Giovanni, ci chiediamo se il progetto tenga conto delle criticità dell’opera.
    Cdt.

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