Via Fratelli Zoia (due fratelli che partirono per la Grande Guerra e morirono nel 1916) è una lunga via che zigzagando collega via Novara con l’altra grande arteria che è Via delle Forze Armate. Nel suo percorso passa nel nucleo antico del piccolo paese che era Quarto Cagnino.
Il nome Quarto Cagnino nasce dall’unione di due parole: Quarto deriva dal fatto che l’area si trova a 4 miglia romane (circa ottomila passi) da piazza Cordusio, centro di Milano in epoca romana; mentre la parola Cagnino si riferisce, con tutta probabilità, alla tenuta di cani che Bernabò Visconti aveva fatto realizzare in zona. Borgo agricolo da sempre, nell’Ottocento le sue sorti di comune indipendente iniziarono a cambiare: fu prima unito al distretto di Baggio, di Sedriano e, infine, in quello di Bollate, poi per un breve periodo a Milano. Nel 1869 per Regio decreto Quarto Cagnino venne annesso al comune di Trenno, insieme a Figino e Quinto Romano. Quindi nel 1923, come per altri comuni limitrofi a Milano, seguì le sorti di Trenno e venne inglobato definitivamente nella grande Milano.
Via Fratelli Zoia inizia da via Novara come via a senso unico ben piccola. Era la strada che conduceva all’antico borgo. Dopo qualche metro, sulla destra, dietro ad un edificio del Comune, si trova il grande parco del Fanciullo, uno dei molti spazi verdi del quartiere. In lontananza incombono i lunghi stecconi (più di 360 metri) del quartiere Gescal di Quarto Cagnino, edifici costruiti nel 1973 da un gruppo di architetti coordinati da Vincenzo Montaldo.
All’incrocio con le vie Stanislao Cannizzaro e Luigi Zoja c’è una rotonda, realizzata nei primi anni 2000 che, secondo noi, poteva essere una bella aiuola anziché questo cerchio piastrellato. Dopo la rotonda si entra nel nucleo antico del paesino di Quarto Cagnino. Anche qui, se il selciato fosse in pietra con sampietrini o pavé e senza auto parcheggiate dove non dovrebbero stare l’atmosfera sarebbe molto più bella.
Dopo la colonna con la croce si doveva trovare la chiesa si San Giovanni Battista decollato (via Fratelli Zoia 61), demolita dopo la Seconda Guerra Mondiale a causa di un incendio che la distrusse quasi completamente. Comunque già nel 1939, visto che nel quartiere oramai facente parte di Milano la popolazione progressivamente aumentava, venne inaugurata una nuova chiesa, Sant’Elena progettata dall’architetto Michele Marelli.
Di seguito tre immagini d’epoca della vecchia chiesa di San Giovanni Decollato a Quarto Cagnino.
Come si vede, le case in questo tratto di via Fratelli Zoia sono quasi tutte d’epoca, di quell’architettura semplice e agricola ma tutte ben tenute.
Dopo la curva la via (siamo all’altezza dei civici 72 e 75) si allarga per un bel pezzo, infatti qui ha lasciato il vecchio nucleo del borgo per attraversare la nuova Quarto Cagnino. L’edilizia in questo tratto non è stata generosa di bellezze, architetture che vanno dagli anni Cinquanta agli anni Settanta senza particolari velleità. Percorrendo questo tratto di strada ci siamo chiesti perché qui il Comune non abbia mai alberato con dei bei platani; in una via così larga, infatti, la sensazione di cementificazione esagerata è dominante. In quel parcheggio una serie di platani non avrebbe gustato, anzi, possiamo immaginare d’estate la calura che si avverte.
Dopo l’incrocio con via Rossellini e via Pio II ci troviamo dinanzi ad un piazzale, chiamato, della Cooperazione, dove nel 2014 sono state realizzate da parte del Comune delle case a edilizia convenzionata – 90 alloggi: due blocchi destinati alla proprietà (46 appartamenti) e uno all’affitto (28 alloggi a canone convenzionato e 16 a canone sociale).
A destra si trovano i campi sportivi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Curie – Sraffa” mentre dopo un’altra curva ci troviamo, sulla sinistra altri campi e attività sportive. In questo tratto la via Zoia torna ad essere quasi una strada di campagna, che ci conduce ad una delle cascine milanesi più importanti, la cascina Linterno.
Al numero 194 (un tempo 29) si trova questo cascinale con grande corte quadrata e chiesetta interna. Nella fase attuale costituirebbe l’ampliamento di un edificio agricolo del XIV secolo. Qui secondo la tradizione, tra il 1353 e il 1365 avrebbe abitato nei mesi estivi (quando Baggio significava campagna) Francesco Petrarca, allora al servizio dei Visconti. Il nome deriva da Liternum, nome di una villa di Scipione africano sui campi Flegrei, sul Volturno, nella zona dell’attuale villa Literno oppure da “ad Infernum” lontana da… Mediolanum. In questa Linterno milanese, “ove il Petrarca pare componesse il suo De remedis utrisque fortunae, si trova ancora il suo oratorio con altare dell’Assunta: un bassorilievo con croce proveniente dalla vecchia casa Parola di via Ratti (ora via Cesare Cantù) ed una lapide rammemorante lo stesso divin poeta” (Anselmi 1935).
L’espansione urbanistica come era immaginabile ha lentamente cancellato la vocazione agricola della zona, lasciando il manufatto ad un destino di degrado e abbandono.
Nel 1994 sfiorò la definitiva trasformazione in un residence. La trasformazione fu evitata grazie alla presa di posizione di numerosi intellettuali e cittadini in risposta all’appello dei soci fondatori dell’Associazione amici della Cascina Linterno, che da quell’anno opera per il pieno recupero del monumento.
Da un anno circa sono in corso lavori di restauro e riqualificazione della bella e preziosa cascina.
Concludiamo il percorso dopo aver lasciato la vecchia cascina ci rimangono poche centinaia di metri per concludere all’incrocio con via delle Forze Armate, con un distributore di benzina da un lato e residenze del dopo guerra sull’altro.
Complimenti, annesimo articolo molto bello sugli antichi borghi di Milano.
Davvero un bel lavoro!
Se li raccogliete tutti potete pubblicare un libro.
ps: ogni sorta di maledizione a chi ha pensato, permesso e finanziato i palazzoni. Non riesco a darmi pace per il danno che è stato fatto.
Ci sono altre 3 cose da segnalare sulla via Fratelli Zoia che mancano in questo pezzo:
1) Nella via abitava la madre dei fratelli Zoia. Dopo la morte dei figli la donna è impazzita e per anni la si vedeva in strada a chiamarli: qualche vicina la riportava in casa
2) Prima della Linterno c’è la casa che era di Don Giuseppe Gervasini “El pret de Ratanà” noto guaritore erborista su cui tanto è stato scritto
3) forse è sfuggito ma gli spogliatoi di fianco al campo da baseball sono stati occupati da una specie di centro sociale (sgomberati alcuni mesi fa dall’edificio Pompe Peroni al parco delle cave) : hanno graffitato la palazzina comunale e negli spazi svolgono le loro attività.
Grandi storie che non si devono perdere! Grazie mille!