Quieto, quieto, il cantiere di via De Amicis 31 sta partendo nascosto e messo in sordina dal ben più importante cantiere della fermata M4 in corso nello stesso punto (poveri inquilini della zona; un bel po’ di disagi tutti concentrati per qualche anno).
Il cantiere in questione, De Amicis 31 è il famoso cantiere che è sorto dopo la demolizione dell’ottocentesco palazzo che si trovava qui fino all’anno scorso.
La demolizione avvenuta ad agosto del 2016 ha fatto scalpore e sollevato non poche polemiche. Un’operazione che si sperava di non vedere più nel centro di Milano (e a volte anche in periferia), quella di demolire un edificio “antico”. Demolizioni che erano diventate consuetudine soprattutto negli anni ‘50 e ‘60 e che sembravano appartenere a una stagione ormai conclusa.
L’edificio demolito, esistente almeno dall’inizio dell’800 e situato in prossimità dell’incrocio tra via De Amicis e corso Genova, lungo la strada che affiancava il naviglio interno, aveva subito nel tempo varie modifiche. Il primo progetto documentato, del 1839, riguarda la riforma della facciata ed un ampliamento, a firma dell’ingegner Antonio Tibaldi (fig.1).
Un secondo progetto di ampliamento con sopralzo e modifica della facciata, con aggiunta di balconi e cornici decorative, risale al 1889 e si deve all’ingegnere Emilio Bianchi (fig. 2).
Ulteriori modifiche sono intervenute intorno al 1970, quando, all’originaria funzione abitativa dei piani superiori, subentrò quella di magazzino di vendita. L’ultima modifica è consistita nel recupero del sottotetto a fini abitativi, con rialzo della facciata sopra il cornicione, tra il 2003 e il 2005.
L’edificio rimase disabitato per alcuni anni in previsione di una totale ristrutturazione. Circolarono dei rendering, tra i quali anche quello dello studio Calzoni Architetti, che prevedeva un sopralzo moderno e la ristrutturazione della facciata Ottocentesca; a nostro giudizio un buon progetto.
In seguito comparvero indiscrezioni sullo studio d’architettura FACT (Filippo Tartaglia, Lucio Castrataro, Nicola Anguilano, Augusto Forno) all’inizio del 2016 – dopo un primo progetto di ristrutturazione poi accantonato dalla proprietà – e approvato ad aprile dalla Commissione per il Paesaggio, in deroga al PGT che prevedeva il mantenimento della facciata sullo spazio pubblico, nonché del sedime e della sagoma esistenti, perché rientrava nella categoria degli “immobili con valore estetico – culturale – ambientale”.
Comunque sia, del progetto di FACT per ora non ci sono molte immagini. Ne era circolata una, qualche mese fa, che suscitò abbastanza indignazione, anche se, essendo un’immagine che rappresenta l’edificio da un punto d’osservazione laterale e con un livello di dettaglio poco chiaro, può esser fraintesa (vedere l’immagine qui sotto). Abbiamo provato a cercare altre immagini del progetto, ma per ora non siamo riusciti a trovare di più.
Il rendering qui pubblicato, tratto dal sito dello studio FACT, a quanto pare non corrisponde al progetto approvato dalla Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano. Tale progetto, le cui immagini non sono attualmente disponibili per la pubblicazione, è fortunatamente migliore di quello del rendering, che si riferisce a un’ipotesi progettuale poi accantonata. Il progetto approvato, analogo per volumetria complessiva a quello del rendering, prevede un basamento rivestito in pietra grigia comprendente i piani terreno e primo, e una parte superiore intonacata e tinteggiata di bianco. La copertura è a falde con tegole. L’architettura è interamente nuova: non imita la casa demolita, ma tiene conto degli edifici limitrofi.
(Info: Arcipelago Milano e Michele Sacerdoti.
“approvato ad aprile dalla Commissione per il Paesaggio, in deroga al PGT che prevedeva il mantenimento della facciata sullo spazio pubblico, nonché del sedime e della sagoma esistenti, perché rientrava nella categoria degli “immobili con valore estetico – culturale – ambientale”.”
La Commissione per il Paesaggio motiva sempre le sue decisioni e un giorno mi piacerebbe sapere come mai ha autorizzato la deroga.
Probabilmente non lo saprò mai, ma come cittadino di Milano penso che ne avrei diritto (anche considerando che tanto il palazzo vecchio è stato abbattuto e il nuovo in piena costruzione, quindi che male c’è a dire le motivazioni? 🙂 )
Soprintendenza sorda muta e cieca?
E’ impossibile trovare una giustificazione per un’operazione del genere. Semplicemente inconcepibile autorizzare la demolizione di edifici quale quello che esisteva in loco.
Quel prurito alle mani che ti sale quando leggi della deroga