Siamo stati invitati dal Comune di Milano per una visita guidata all’interno del grande cantiere del Teatro Lirico (dedicato nel 2007 a Giorgio Gaber), quello di via Larga.
Sì, perché dopo vent’anni di chiusura, cantieri e occupazioni, il fratellino della Scala l’anno prossimo tornerà ad essere operativo e splendente al termine dei lavori di restauro il cui importo complessivo è di 13,487 milioni di euro.
Da qualche mese è partita l’iniziativa “Cantiere evento”, l’innovativo esperimento ideato e curato dalla Fondazione Gianfranco Dioguardi nell’ambito dell’edilizia urbana, promosso in collaborazione con l’Impresa Garibaldi, il Comune di Milano ( capo progettazione Arch. Pasquale Mariani Orlandi) e A.A.M. Architettura Arte Moderna, per accompagnare il restauro del Teatro Lirico “Giorgio Gaber”.
L’iniziativa nasce dal desiderio di contrastare il possibile disagio che un cantiere edile comporta- sia che si tratti di una fase di restauro o di nuova costruzione – rendendolo un momento di conoscenza tecnica e architettonica di particolare valore culturale, anche con cenni storici, orientato verso i cittadini e quindi l’intera città.
Non solo: il cantiere rimane spazio vivo all’interno della città come testimoniato dalla sfilata di moda di Antonio Marras ospitata negli spazi del Lirico durante la Milano Fashion Week dello scorso settembre.
Gabriele Rabaiotti, assessore a Casa e Lavori pubblici: “Cantiere evento e’ una sperimentazione che potremmo immaginare di replicare anche in altri contesti, per i suoi molteplici significati. Il primo è di carattere informativo e conoscitivo, nel momento in cui struttura la curiosità che nasce sempre intorno ad un cantiere. Il secondo è di tipo formativo, dal momento che assume il percorso di realizzazione come occasione di apprendimento e di maggiore conoscenza della città e delle sue parti. Il terzo significato e’ che permette ai cittadini di entrare dentro al processo di costruzione della città, quando di solito questa fase resta nascosta ed invisibile ai più. Per questo motivo ci è dunque sembrato importante avvicinare i cittadini attraverso sia le scuole sia i Municipi, con i quali infatti la Fondazione Dioguardi ha definito un percorso di coinvolgimento”.
Il Teatro Lirico è molto antico e legato fortemente al Teatro alla Scala. Venne chiuso nel 1999.
Durante questo periodo di inattività non poteva mancare anche un’occupazione da parte di un gruppo di studenti, avvenuta durante il mese di maggio del 2014 che ha causato un ulteriore danno alla struttura. Come se non bastasse in questo periodo di inattività ignoti rubarono applique d’epoca e altri oggetti d’arredo ancora oggi non recuperati.
La storia del teatro Lirico la si può far iniziare nel 1717, quando venne costruito il Teatro Regio Ducale in un’ala del palazzo Reale; ma un incendio lo distrusse completamente il 25 febbraio 1776.
L’arciduca Ferdinando, figlio di Maria Teresa d’Austria, propose di dotare la città di Milano di due teatri: il principale (“nobile”) da erigere nei pressi della corte sull’area della sconsacrata chiesa di Santa Maria alla Scala – ovvero l’attuale Teatro alla Scala – mentre il secondo (“popolare”) da costruire sull’area delle scuole cannobiane, fondate da Paolo da Cannobio (da cui il primo nome “la Cannobiana“).
Entrambi i progetti dei due teatri, simili tra loro nella tipologia del classico teatro all’italiana con pianta a ferro di cavallo e con vari ordini di palchi e loggione, vennero affidati a Giuseppe Piermarini, il Regio architetto.
Il nuovo teatro, detto “la Cannobiana”, venne inaugurato un anno dopo il Teatro alla Scala, la sera del 21 agosto 1779, con uno spettacolo e musiche di Salieri. Tra i vari spettacoli qui si tenne anche la prima assoluta dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti.
Dopo il 1870 il teatro della Cannobiana, per mancanza di fondi, attraversò una situazione di declino. Sarà l’editore musicale Edoardo Sonzogno a dargli nuova vita: lo fece restaurare e gli mutò il nome nel 1894 in Teatro Lirico Internazionale.
Nel nuovo secolo il teatro ospiterà anche una prima assoluta: il 18 aprile 1914 si tenne (in contemporanea con il teatro Vittorio Emanuele II di Torino) la proiezione del film Cabiria di Giovanni Pastrone, considerato il primo kolossal della storia del cinema.
Lo splendore della Scala del popolo però viene distrutto da un terribile incendio avvenuto nel 1938. Con il crollo della cupola tutta la parte della platea fu completamente cancellata e del vecchio teatro rimasero solo le strutture esterne e la facciata.
Il Comune decise allora di ricostruirlo in forme nuove: del progetto viene incaricato l’architetto Cassi Ramelli. Nel 1943 il Lirico, unica struttura della zona miracolosamente scampata alle devastanti bombe dell’agosto del 1943, ospiterà la stagione del Teatro alla Scala, andato distrutto per i gravi bombardamenti angloamericani che avevano colpito Milano.
Il 16 dicembre 1944 Benito Mussolini pronunciò all’interno del teatro, quello che sarà il suo ultimo comizio, il Discorso della riscossa.
Per quasi 250 anni il Lirico, il teatro popolare di Milano, ha ospitato spettacoli, ascoltato musiche, sentito letture di prosa e poesia, ha accolto manifestazioni, incontri e dibattiti pubblici. All’intensa attività culturale, come è accaduto per altri luoghi storici caratterizzati da un utilizzo sociale intenso, anche il Teatro Lirico è stato oggetto di trasformazioni, di successivi adeguamenti e così anche la sua architettura è oggi un insieme che raccoglie le sue molte vite.
Il cantiere dovrebbe durare sino all’estate prossima, quella del 2018, di modo che avvenga la consegna al nuovo gestore che lo dovrebbe aprire al pubblico per la stagione successiva. Il gestore, vincitore del bando, è Stage Entertainment (ad Matteo Forte), ma pende un ricorso dl secondo classificato, non ancora risolto.
Dopo la sfilata del settembre scorso, sono cominciate le iniziative di “Cantiere evento” che hanno aperto le porte del cantiere del Lirico ai Municipi, alle scuole, alle associazioni, ai negozianti nell’ottica di rendere il Cantiere quanto più accessibile e partecipato. Tali incontri si tengono in una sala civica appositamente allestita nel cantiere entrando da via Paolo Cannobio.
Ed è proprio da via Paolo Cannobio che ha inizio la nostra (e vostra) visita.
Vi mostriamo innanzitutto gli splendidi disegni dell’installazione di Vincenzo D’Alba, artista e designer di Kiasmo: un’opera grafica su scala urbana che riguarda il telo di schermatura dei ponteggi che riveste la facciata di via Paolo Cannobio.
A nostro avviso una bellissima installazione che forse meriterebbe di essere salvata ed esposta in qualche spazio museale (…se ne esistesse uno…) di arte contemporanea.
La visita ha inizio dalla torre scenica, uno spazio molto grande che a breve sarà completamente rivestito dalle impalcature per essere riqualificato. La struttura in parte è ancora quella originaria del Piermarini, seppur con molte modifiche. Ai lati, nella parte alta dove si trovavano locali secondari, saranno ricavate due sale prova, che erano assenti nella struttura e di cui finalmente il teatro verrà dotato.
Dopo la torre scenica la guida, esperta e gentilissima, ci fa accedere alla grande platea purtroppo al momento completamente ricoperta da ponteggi.
L’intera superficie pavimentale della platea venne rivestita con una moquette rossa come si usava fare negli anni Cinquanta del Novecento, ma tornerà con l’originario parquet ritrovato integro o quasi sotto il morbido tappeto rosso. Qui riusciamo a scorgere anche la fossa dell’orchestra in cui verranno installati i tre ponti mobili che renderanno lo spazio utilizzabile su tre livelli (fossa, platea, palco ); con la chiusura del “golfo mistico” la capienza del teatro sarà di 1529 persone sedute
Si intravvede anche la decorazione del soffitto, realizzato nel tipico stile razionalista dell’epoca (1938/40).
La peculiarità emersa dopo l’inizio del cantiere è stata quella di scoprire, sotto strati di calce e intonaco bianchi, il rivestimento dell’intera cupola con foglie d’oro. Perciò avremo, o meglio, riavremo il soffitto dorato del teatro com’era all’epoca.
Proseguiamo la visita portandoci al foyer d’ingresso su via Larga, dove saranno recuperati i pavimenti alla palladiana (purtroppo, come ci raccontava la guida, alcuni marmi provenivano da cave oramai estinte e quindi di difficile recupero per eventuali sostituzioni), così per le decorazioni a mosaico della parete frontale.
Sempre qui sono in corso anche i lavori per poter inserire degli ascensori che possano consentire l’accesso a chiunque in modo facile, visto che all’epoca della sua costruzione non esistevano norme per i disabili.
Ora scendiamo in quello che tornerà ad essere il bar, anche qui grande profusione di marmi e anche qui sarà restaurato il pavimento alla palladiana.
Risaliamo le moltissime scale, ancora imbrattate dai segni lasciati dall’occupazione del 2014, e giungiamo all’ammezzato da dove si può vedere il foyer attraverso due balconcini. Qui possiamo vedere anche come sarà restaurato il soffitto ondulato del foyer, dove sono emerse le tracce dell’originale colore, un azzurro smeraldo contornato da un bordino dorato.
Altre scale per salire e ci portiamo nel primo piano dove troviamo la grande sala ricevimenti e un’assoluta una meraviglia: il bel soffitto in stucco con figure stilizzate di strumenti musicali e mascheroni, tutti rigorosamente anni Trenta.
Ci portiamo attraverso altre scale (ecco i perché la necessità di dotare il teatro di ascensori) nell’area dei palchi, dove saranno recuperati i pavimenti in legno e ammodernate le balaustre, all’epoca troppo basse per le nuove norme. Saranno rialzate di qualche centimetro da balaustre in vetro.
Risaliamo ancora e ci troviamo in quello spazio che era diventata la colombaia, un palco aggiunto nel dopoguerra aprendo la parete di fondo e dove vennero collocati dei grossi travi in cemento armato che tra poco saranno completamente rimossi.
Al posto di questo palco sarà creato il ristorante con una grande vetrata che affaccerà sulla platea e sul palco sottostanti creando un effetto scenico molto bello e dando la possibilità di ammirare uno spettacolo seduti al tavolo mentre si gusterà una cena. Naturalmente l’accesso al ristorante sarà indipendente dall’accesso al teatro.
In questo spazio possiamo anche ammirare i muri settecenteschi dell’originaria struttura del Piermarini.
Usciamo sui ponteggi esterni, per osservare da vicino i restauri alla facciata neoclassica del Teatro Lirico Gaber. Le lesene e i capitelli corinzi saranno imbiancati, mentre gli sfondati che si trovano tra le finestre saranno tinteggiati di un tenue verdino.
Risaliamo le impalcature esterne e saliamo sul tetto. L’affascinante copertura è quella degli anni Trenta progettata da Cassi Ramelli, che andò a sostituire la scuola originaria crollata dopo l’incendio raccontato qui sopra.
Concludiamo la nostra visita scendendo le impalcature, dove possiamo vedere le pareti laterali della struttura. Qui, al contrario della facciata realizzata nel Settecento, dipinta con colori chiari, l’intonaco tornerà ad avere il famoso color giallo Milano, così diffuso per i palazzi istituzionali dell’epoca a teresina e fascista, epoca di costruzione della struttura laterale del complesso teatrale.
Torneremo certamente tra qualche mese e vi porteremo nuovamente a visitare il cantiere, sperando di trovare i lavori a buon punto e il teatro quasi pronto per un glorioso futuro.
Di seguito alcuni rendering del progetto di recupero in corso.
Qui invece la ricostruzione del teatro nel periodo ottocentesco coi palazzi limitrofi del Bottonuto e delle scuderie di Palazzo Reale (rendering di un utente di Skyscrapercity di cui non ricordo il nome).
Non vedo l’ora che apra e che possa fungere da volano per tutta la zona che da via larga va verso la statale.
Via larga ne ha estremamente bisogno..
Il centro storico non si può fermare a via mazzini…