Era il 7 ottobre 2012 quando venne inaugurata la “nuova” stecca degli Artigiani, la struttura costruita in via de Castillia 26, per ospitare gli artigiani che si erano insediati nell’edificio abbandonato della vecchia industria che si trovava tra via de Castillia e via Confalonieri.
La storia di questo angolo di Milano va fatta risalire alla metà dell’Ottocento, quando vennero realizzate le ferrovie e “isolarono” questa porzione dal resto della città, creando di fatto l’Isola che conosciamo. Ai lati dello scalo ferroviario sorsero le prime industrie, e questo punto, in via de Castillia 26, nel 1889, sorse la piccola fabbrica di sapone di Enrico Heimann. La fabbrichetta era formata da un edificio di due piani più un piano rialzato, prospiciente la via e diversi altri edifici all’interno del cortile, compresa una ciminiera-camino.
L’edificio in mattoni realizzato su progetto dell’ingegner G. Erasmo De Courten in stile eclettico industriale, era adibito a studio e magazzino, mentre ai due piani superiori vi erano le abitazioni. Nel 1898 vi furono i primi interventi di modifiche e ampliamenti, modificati nuovamente nel 1909, con la realizzazione di tettoie e piccoli capannoni da annettere agli edifici già esistenti.
Un radicale rifacimento è stato probabilmente effettuato tra il 1930 e il 1940, quando subentrò, al saponificio Heimann, l’Unione Elettrotecnica Italiana. Successivamente l’edificio principale venne ridotto al solo piano terreno, perdendo per sempre l’originario edificio dell’Ottocento.
Di seguito le immagini dell’area e dell’edificio in rovina e della vecchia ciminiera nel 2005.
Inizialmente l’intenzione era di recuperare la vecchia ciminiera della fabrichetta Heimann, inserendola in un bell’edificio per il mercato e spazi per la comunità, poi trasformato nella nuova stecca per gli artigiani sfrattati dalla vecchia stecca. Purtroppo la ciminiera crollò (o venne abbattuta perché pericolante) dopo le demolizioni del 2006-7, e venne definitivamente cancellata dal progetto. Progetto che venne ulteriormente modificato.
(le immagini documentate da Stefano Gusmeroli durante le demolizioni dei fabbricati fatiscenti)
Qui di seguito le immagini del primo progetto della Stecca con la presenza della piccola ciminiera.
Naturalmente all’epoca ci furono molte proteste per l’abbattimento della famosa stecca, ma per fortuna si risolse tutto col trasferimento nel nuovo edificio progettato dallo studio Boeri (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra), l’Incubatore dell’Arte.
Al posto della vecchia “stecca” abbattuta, sorse il mirabolante palazzo, oramai amato da molti milanesi e non, del Bosco Verticale.
Che dire, l’edificio è stato colonizzato dalle nuove associazioni, e ogni sabato mattina si tiene anche un grazioso e frequentato mercatino dei prodotti caserecci e biologici, ma che, secondo noi, è mantenuto in maniera poco dignitosa, specialmente la parte della scalinata che si affaccia sulla Biblioteca degli Alberi. I soliti imbrattamuri si sono sbizzarriti a lerciare le due pareti disponibili senza creare nulla di bello.
Noi abbiamo provato a creare, con un bel murales colorato, possibile che le associazioni che gestiscono la Stecca non pensino a migliorare in qualche modo il luogo che frequentano?
Per chi on si ricordasse che cos’era la vecchia stecca, ecco alcune immagini trovare in rete del palazzo poi abbattuto. Oggi al suo posto si trovano le due torri del Bosco Verticale.
Casotto brutto e di gusto minimalista quasi menefreghista, nel senso che chiunque l’abbia fatto chiaramente aveva altro per la testa. Io ammiro troppo l’edificio originale ottocentesco, che avrei ricostruito secondo il progetto originale mandando a casa l’architetto genio di turno. De gustibus.
Non mi piace colorare tutto con un murale(murales è plurale). Non mi sembra che c’entri molto con l’edificio. I murales vanno anche risistemati dopo un po’ di anni ed è più economico/semplice sistemare un muro in tinta unita.
Ci sono semplicemente delle aziende che tolgono le scritte e bisogna rivolgersi a queste, magari sottoscrivendo un abbonamento. Invece qui a Milano una scritta è come un diamante: è per sempre.
Se proprio vogliamo essere pignoli, il singolare è “mural” (è una parola spagnola, il genere l’hanno inventato i pittori Messicani del primo Novecento). Se volessimo usare l’equivalente italiano “murale”, il plurale sarebbe “murali”.
Decoro? Federico, cercami su Wikipedia il significato di questa parola (sconosciuta qui a Milano..) fuffas
A me la stecca, nella sua semplicità piace e mi piace come spesso è animato. Non è un capolavoro di architettura, ma funziona, è un luogo vissuto.
Resto svilito nel vedere gli scarobocchi.
Ma costa così tanto pulire? Qui l’impatto è anche più pesante visto la zona Porta Nuova è pressochè libera da scarabocchi!
Inoltre non sono stati fatti dai soliti imbrattamuri, non ci sono le loro pisciatine di riconosimento (dette ‘tag’) ma ci sono solo scritte a caso! Gruppeto di adolescenti annoiati e neppure organizzati!
Se proprio vogliamo essere pignoli, in italiano le parole straniere sono fisse, non vengono declinate al singolare/plurale.
Es: un computer, due computer.