Torniamo a parlare di un argomento molto popolare in città, l’asfalto e la cattiva gestione dei lavori pubblici.
In questo caso ci occupiamo del capolinea degli autobus ATAC e delle varie stradine che ivi conducono passando in mezzo ai piloni della vecchia tangenziale; questa zona fu completamente rivoluzionata tra il 2009 e il 2013, quando con i lavori di realizzazione del nuovo hub dell’alta velocità venne chiusa l’area antistante alla vecchia stazione e i capolinea furono trasferiti nel settore riservato alle autolinee regionali.
Una volta terminati i cantieri più invasivi, ci si adoperò per ripristinare il vecchio capolinea, predisponendo nuove banchine adornate di elementi di arredo prima assenti, come ringhiere e pensiline.
Già le opinioni di cinque anni fa vedevano dei giudizi contrastanti su tali opere, certamente migliorative rispetto alla situazione precedente ma senza inficiare più di tanto sull’accessibilità agli stalli, previsti sempre ad isola e, quindi, in mezzo alla strada, e sulla qualità complessiva delle opere, pensate in un’ottica di risparmio.
Arrivando ai giorni nostri, dopo la famosa nevicata di febbraio si sono aperte crepe e spaccature in molti punti dell’asfalto che circonda la stazione Tiburtina, ma non è tanto questa notizia, anche se gravissima, a destare l’attenzione, quanto semmai la consapevolezza di come vennero svolti anni fa i lavori per il ripristino di questo importante nodo del trasporto pubblico.
Avvicinandosi ad alcune delle banchine di fermata dove sono presenti evidenti rotture del manto stradale, si vedono riaffiorare i sanpietrini che delimitavano alcune aree del vecchio capolinea e da qui se ne conclude, come al solito, che l’asfalto sia stato solo posato sopra il vecchio strato già presente, senza che questo venisse sostituito da uno strato più solido rispetto alla base pregressa.
Come se non bastasse tutta la zona della stazione si trova in un loop, una spirale negativa da cui non si intravede via d’uscita, con il progetto per l’abbattimento della sopraelevata dimenticato in chissà quali cassetti, via Masaniello chiusa da ormai 28 mesi e con abbandono e degrado ovunque si riesca a posare lo sguardo, dagli elementi di arredo diventi, alla sporcizia, ai rami caduti e accatastati, fino ad arrivare alle buche presenti in qualsiasi strada circostante.