Milano | Cultura: la Donnina di Milano persa e ritrovata

Per chi è appassionato di foto d’epoca di Milano, ogni tanto noterà che spuntano “cose” particolari che poi svelano storie incredibili e anche romantiche. L’esempio è quello della cartolina qui sopra inserita, che illustra una panoramica dal Monte Stella con in primo piano una scultura di una figura femminile che guarda l’orizzonte. Che fine avrà fatto questa scultura ci siamo chiesti? Già, perché sulla “Montagnetta” non c’è più questa statua.
Documentandoci un po’ abbiamo scoperto la storia incredibile di questa scultura.
La storia va fatta risalire ai primi anni 30, quando il maestro Marino Marini, professore all’Accademia di Brera, scolpì nella pietra calcarea, tra il 1932 e il 1933, una figura femminile molto grande, 2,30 metri d’altezza, dalle forme arcaiche. La figura rappresenta un angelo con le piccole alucce e le braccia protese in avanti. L’opera venne immortalata in alcune foto, tra le quali una fotografia che documenta l’opera alla Biennale di Venezia del 1932, presentata come una Vittoria Alata. Poi la guerra e il dopoguerra cancellarono la memoria su questa scultura, persino l’attribuzione al grande scultore italiano.
Così, nel 1952 il grande fotografo Mario De Biasi mentre fotografa la Milano che cresceva, in particolare il nuovo QT8, dove nel quartiere viene a formarsi, grazie ai detriti della città bombardata, anche la cosiddetta «Montagnetta» o Monte Stella. Ed è qui che De Biasi scopre abbandonata tra le macerie della collinetta e collocata in piedi da qualche operaio compassionevole,  una grande statua femminile. Con intuito geniale, senza sapere che si tratta di un capolavoro, la incomincia ad immortalare in alcuni scatti, per anni, circondata da bambini che giocano e coppie di innamorati, seguendone le vicende, compresa la prima caduta che ne spezzò le braccia, questo fino al 1967. La ribattezza «La Donnina di Milano» e ne fa un il soggetto di un libro fotografico.
Dopo la pubblicazione del libro, la statua venne riconosciuta dalla  moglie di Marini e da Gualtieri di San Lazzaro, che nel suo catalogo generale di Marino Marini, pubblicato tre anni dopo nel 1970 la inserisce come opera dell’artista.
Presa in carico dal Comune, ed essendo in cattivo stato di conservazione, viene collocata all’aperto nei Giardini Perego, in via Dei Giardini, dove resta probabilmente fino al 1992, quando entrerà ufficialmente nelle Collezioni Civiche.
Da quell’anno la scultura sparisce nuovamente sino a che Danka Giacon, conservatrice del Museo del 900 che sta ricostruendo la vicenda, nel 2014 non la identifica in un deposito comunale, ridotta in pezzi. Finalmente la nostra scultura riceve le dovute attenzioni e viene sottoposta ad un restauro accurato, dove una rete pubblico-privato in cui al Comune si uniscono Museo della Scienza e della Tecnologia e Fondazione Atlante, procedono con l’intervento.
La storia di questa graziosa figura femminile, dunque ha un lieto fine, anche se il lavoro si è da subito rivelato abbastanza complesso, come cita il cartello posto davanti alla teca dove si trova la scultura nel Museo della scienza e della Tecnica:
La scultura era frammentata in ben 85 pezzi di dimensioni diverse a causa di una caduta accidentale avvenuta negli anni Novanta. La situazione era aggravata dalle caratteristiche del materiale costitutivo: una pietra di matrice calcarea con inclusioni di sabbia alle conchiglie molto disgregata dall’esposizione agli agenti atmosferici e a inquinanti.
Tutti i frammenti sono stati puliti a secco e con impacchi di polpa di carta biocidi. Un lavoro di grande complessità è stato la rimozione meccanica di tutte le molte dei restauri precedenti, compresa la pesante struttura in calcestruzzo in cui era stata affogata la base originale per dargli maggiore stabilità.
Il montaggio ha preso avvio con la ricerca degli a attacchi tra i frammenti più piccoli delle braccia. Si è passati poi al montaggio dei grandi frammenti, movimentati grazie a uno speciale argano e uniti tra loro anche da appositi perni. La fase finale è stata quella della stuccatura per integrare le lacune rimaste, seguita infine dai ritocchi pittorici per uniformare cromaticamente l’insieme. Purtroppo la scultura nel corso del tempo ha perso completamente la mano sinistra che non è stata quindi sostituita.

Dallo scorso anno è in esposizione al primo piano del Museo della Scienza e della Tecnologia. Rimarrà all’interno del museo per alcuni anni in prestito dal Museo del 900.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Lascia un commento