Milano | Porta Vittoria – Cantiere Cinque Giornate: 19 luglio 2018

Ecco un nuovo reportage dal nostro lettore Valter Repossi al cantiere di piazza Cinque Giornate a Porta Vittoria. Come ben sappiamo, dal giugno scorso sono in corso i lavori per la sostituzione dei binari tranviari e la sostituzione dei masselli in pietra al manto stradale.

Come si vede, la prima linea sostituita e completata è stata quella del tram 9, il quale è tornato a percorrere l’intera tratta. Per giudicare l’aspetto in generale dei lavori alla piazza, aspettiamo il termine dei lavori, anche se un appunto al riguardo della nuova pavimentazione stradale con asfalto rosso la volevamo fare: il nuovo composto è più rosso del precedente, steso lo scorso anno, e non è perché è nuovo, ma anche lo scorso anno eravamo rimasti perplessi sul colore poco accentuato dell’asfalto.

 

Come si vede, è stata ricreata una nuova “isola” al centro dell’incrocio – Corso XXII Marzo, viale Premuda e Viale Monte Nero- servirà per essere riempita di cartelli stradali per la segnaletica.

 

 

Binari e masselli sono già stati rimossi ai lati della parte centrale del piazzale, su di un lato sono stati già posati alcuni binari nuovi, appoggiati, per ragioni anche di vibrazioni, su un “letto” in cemento”.



Altro “isolotto” è stato finalmente creato all’incrocio con viale Regina Margherita, da sempre slargo molto ampio e pericoloso per pedoni e veicoli.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

12 commenti su “Milano | Porta Vittoria – Cantiere Cinque Giornate: 19 luglio 2018”

  1. in effetti quel rosso…
    però dai, hanno tolto il pavè, hanno la mia benedizione, qualsiasi cosa è meglio del pavè ed è più sicura, anche dovessero fare 18 colori diversi.

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    • non ti preoccupare, il rosso sbiadirà presto (vedi p.le Baracca).

      piuttosto torno a chiedere: e i marciapiedi, che fanno pietà? Non si potevano riutilizzare i masselli per i marciapiedi?

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      • Chi gioisce per la rimozione del pavè 80 anni fa avrebbe gioito per la copertura dei navigli e 120 fa per i primi marciapiedi e strade in asfalto.
        Purtroppo non c’è nulla che diventa vecchio più velocemente delle idee su ciò che è “moderno”.

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        • Marshall ti sbagli, il pavè è molto pericoloso per la circolazione. Io per una negligenza di manutenzione (mancava un bel tassello di qualche decina di cm e quindi c’era una bella buca profonda) sono caduto e mi sono rotto la mandibola, un dente e un dito della mano.
          Ben venga il pavè, se tenuto a regola d’arte, nelle aree pedonali, ma NON dove circolano auto, moto, bici, autobus, perchè sono pericolosi per la propria incolumità, quella degli altri, per i veicoli sottoposti a più sollecitazioni, per le nostre orecchie (nel caso di autobus che saltellano).
          Poi vorrei ancora conoscere il genio che all’arco della pace ci ha realizzato una ciclabile sul pavè…veramente fenomenale.

          I navigli non li avrei mai chiusi, li riaprirei volentieri e farei sparire le auto, ma questo non c’entra nulla con l’odio per la pericolosità del pavè.

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      • Sicuramente i marciapiedi in bitume vanno fatti sparire dalla faccia della terra.

        Però mettere i masselli del pavè sul marciapiede non credo sia una buona idea perchè non sono abbastanza lisci e regolari per permettere di camminare (a chi ha più di una certa età) in sicurezza.

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        • Ma ci sono un sacco di zone dove è stato fatto, ad esempio piazza Missori, e non mi sembra che crei particolari problemi.

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  2. Chi oggi gioisce per l’eliminazione del pavé 80 anni fa avrebbe gioito per l’eliminazione dei Navigli o 120 anni fa per le prime strade e i primi marciapiedi catramati.
    Perché le campagne dei falsi innovatori urbani armati di bulldozer funzionano sempre allo stesso modo: si individua un elemento della città storica che sembra incompatibile con un certo concetto di modernità, lo si lascia degradare per mancanza di manutenzione e poi si invoca il piccone risanatore contro il degrado.
    Salvo poi pentirsi e invocare impossibili ripristini qualche anno più tardi.
    Perché nulla invecchia più velocemente delle idee su ciò che e moderno e le trasformazioni urbane non sono mai completamente reversibili.

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    • Forse più semplicemente non abbiamo più la tecnologia (leggi maestranze adeguate) per tenere il pavè a regola d’arte come 100 anni fa e i veicoli di adesso pesano 30 volte di più.

      A me piace la filosofia ed il sano conservatorismo di chi vuole mantenere la Milano dei bei tempi andati, ma sono anche stufo di rischiare la pelle in bici.

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    • Impossibili ripristini?

      Cosa ci sarebbe di impossibile nel ripristinare il pavé nelle vie storiche del centro orribilmente asfaltate negli anni 50-60 (ad esempio in zona Cinque Vie), invece di prendersela con la sacrosanta eliminazione da vie di scorrimento dove oggettivamente non ha nessuna ragion d’essere?

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    • Marshall ti sbagli, il pavè è molto pericoloso per la circolazione. Io per una negligenza di manutenzione (mancava un bel tassello di qualche decina di cm e quindi c’era una bella buca profonda) sono caduto e mi sono rotto la mandibola, un dente e un dito della mano.
      Ben venga il pavè, se tenuto a regola d’arte, nelle aree pedonali, ma NON dove circolano auto, moto, bici, autobus, perchè sono pericolosi per la propria incolumità, quella degli altri, per i veicoli sottoposti a più sollecitazioni, per le nostre orecchie (nel caso di autobus che saltellano).
      Poi vorrei ancora conoscere il genio che all’arco della pace ci ha realizzato una ciclabile sul pavè…veramente fenomenale.

      I navigli non li avrei mai chiusi, li riaprirei volentieri e farei sparire le auto, ma questo non c’entra nulla con l’odio per la pericolosità del pavè.

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  3. Se eliminiamo le auto il pavè si può manutenere a costi bassi.

    Se un suv passa su un pavè in u a settimana va rifatto a costi esorbitanti.

    A Milano le auto rovinano tutto e procurano un sacco di costi per la città.

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