Milano | Baggio – Piazza Anita Garibaldi e il “Monàstee”

Nel 1999, quasi 20 anni fa, venne consegnata alla città la rinnovata piazza Anita Garibaldi a Baggio. Dopo tanti anni possiamo dire che l’intervento è decisamente ancora bell’esempio di piazza cittadina.

Il progetto è dello studio composto da un team di architetti al femminile: Francesca Marchetti, Marta Bastianello, Claudia Montevecchi.

La piazza in origine, era un piccolo slargo all’incrocio delle vecchie vie del borgo di Baggio tra le vie II Giugno, Cusago e Quinto Romano. Negli anni Sessanta del ‘900 vennero demoliti i vecchi caseggiati di varie epoche che formavano la Cascina Monastero, l’antico convento di Baggio del 1300, famoso anche per il misterioso tunnel che lo collegava al Castello Cusago.

Prima dell’intervento, la piazza, resa più vasta dopo le demolizioni, risultava un luogo senza forma e senza un senso.

L’impianto di progetto pensato dai tre architetti riprse l’idea del chiostro monastico attraverso la creazione di una corte quadrata circoscritta da un percorso perimetrale delimitato da due fasce di verde alberate che creano una sorta di portico naturale.

La piazza ha tre punti di penetrazione sui tre lati ed è aperta sul lato est, in direzione della Cascina Monastero. Il percorso pedonale perimetrale incontra al centro di ogni lato le vie di penetrazione alla zona interna; ad est, si allarga a creare una sorta di palcoscenico il cui fondale naturale è costituito dall’edificio quattrocentesco. La zona interna situata ad una quota inferiore di 20 cm rispetto al percorso perimetrale è contornata da due gradonate rivestite di lastre di pietra che definiscono geometricamente lo spazio e vengono utilizzate come sedute nei momenti di sosta o in occasione di rappresentazioni artistiche (580 posti circa). Il dislivello tra il percorso esterno e la zona interna viene raccordato da rampe; tutta l’area di progetto è facilmente accessibile alle persone disabili attraverso sistemi di rampe. Al centro zampilla una fontana a getto.

Il monastero, el Monàstee, venne fatto costruire da Balzarino de’Pusterla genero di Matteo Visconti per donarlo ai monaci Olivetani, già presenti in loco sin dal 1200. Il Cenobio col tempo s’accresce di edifici fino a comporre un complesso costituiti da tre grandi cortili e una grande chiesa esterna dedicata a Santa Maria, oggi scomparsa. La struttura nel 1700 divenne una cascina e venne pesantemente modificata.

Nel Mappale di Carlo VI, il “Monàstee” è rappresentato con tre corti chiuse, di cui quella ad ovest adibita ad uso agricolo; la Chiesa dedicata a Santa Maria risulta esterna, posta a nord e confinante con l’attuale Via Anselmo da Baggio. Ad est si estendeva un giardino prestigioso per ampiezza e progetto geometrico che suscitava la meraviglia in tutti coloro che lo visitavano; una ghiacciaia, anch’essa esterna al complesso, era costruita a sud, sulla stradina che collegava “el Monàstee” con “el Moronasc”.

Il Moronasc è quel gruppo di case ancora visibili tra la Via Pistoia, Via Ceriani e Via 2 Giugno. Nella piazzetta, con l’immagine di Sant’Apollinare affrescata sopra l’osteria ed i negozi all’angolo di Via Pistoia, c’era un grosso gelso bianco, “el moron” che ha dato il nome al luogo. Altre sei piante di moròn erano a dimora nel cortile del Monastero.

Purtroppo della chiesa di Santa Maria non si sa nulla, o quasi, Paolo Laganà scoprì il basamento ottagonale dell’acquasantiera andando a stabilire che la facciata era posta a sud-ovest, accanto al corpo di fabbrica superstite.

Ma come dicevamo, un grande mistero aleggia ancora sul monastero di Baggio, ovvero il “cunicolo” sotterraneo che avrebbe dovuto collegare “el Monàstee” con Santa Maria Rossa di Monzoro, edificio ancor oggi presente in fondo a Via Cusago, poco prima dell’abitato con il famoso castello visconteo. Santa Maria Rossa venne donata nel 1375 da Bernabò Visconti ai Monaci Umiliati, che successivamente la trasformarono in una grangia. Ve n’era anche un secondo che collegava il monastero con la chiesa vecchia di Sant’Appolinare, ma come viene riportato da alcuni libri, come su “Forse non tutti sanno che a Milano… di Gianluca Padovan, alcune persone della vecchia Baggio affermano di averlo percorso. Questo fantomatico e misterioso passaggio sotterraneo sarebbe servito in un lontano passato a chissà quali intrighi e addirittura, durante la guerra partigiana, come deposito di munizioni e via di fuga per i partigiani che operavano in zona.

Oggi si conserva solo una porzione dell’antico monastero quattrocentesco, abbastanza ben conservato con le caratteristiche architettoniche del passato e alcuni importanti affreschi, restaurati. Il complesso venne acquistato nel 1960 dal Comune di Milano e dopo i doverosi restauri, venne adibito a sede della Polizia Municipale e del Consiglio del Municipio 7, e si trova in via Anselmo da Baggio 55.

Info da “Cascine a Milano” – Electa Editrice

L’area di Piazza Anita Garibaldi e la Cascina Monastero.

Di seguito gli affreschi superstiti all’interno della Cascina Monastero.

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