Milano | Centro Direzionale – Via Fara 33, la casa in mezzo ai giganti

In Via Gustavo Fara, al civico 33, si trova una vecchia casa di ringhiera superstite di quella Milano povera ma dignitosa di inizio Novecento, incastrata come un semino tra i denti in quel contesto che è il Centro Direzionale mai completato degli anni Cinquanta.

Avrebbe dovuto essere demolita per aprire una strada che unisse via Fara con via Melchiorre Gioia ma oggi rimane a testimoniare un tempo che fu. E’ rimasta fieramente al suo posto, anche se ormai fuori contesto sormontata dagli scatoloni anni Cinquanta che ogni tanto si danno una spolverata per apparire nuovamente freschi.

L’edificio eclettico di quattro piani, occupa un piccolo isolato tra via Fara, via Cornalia e via Cardano. Oggi rimane con due lati a parete cieca che si affacciano su aree pedonali. Entrambe le pareti sono grigie e abbastanza brutte, come si vede dalle immagini qui di seguito.

La palazzina del primo Novecento al centro dell’immagine

 

Osservandole ci siamo chiesti perché a nessuno sia venuto in mente di abbellirle con dei bei murales fatti da artisti.

Noi abbiamo provato a farei un fotomontaggio, per vedere come potrebbe apparire: risulterebbe, secondo noi, anche un luogo da ammirare e fotografare, togliendo dall’anonimato l’edificio.

 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

12 commenti su “Milano | Centro Direzionale – Via Fara 33, la casa in mezzo ai giganti”

  1. Abbattiamo gli scatoloni anni 60 e teniamoci le case di ringhiera.. che è meglio.. In giro per il mondo di scatoloni ce ne sono parecchi ma case di ringhiera no.

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      • perché dubito che BLANCO abiti in quei cessi di palazzoni anni 50 figli di un’idea malsana tale quella del centro direzionale.
        Potevano farli lontani dal centro tipo defense, e invece no, han demolito mezzo quartiere come han fatto con il pasquirolo, bottonuto e san babila.
        Non meritano niente quei palazzoni orridi

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        • Pensa che l’idea del centro direzionale nel dopoguerra è nata proprio come reazione agli sventramenti del centro storico (e per fare in modo che non succedesse più, quindi decentrando la città)

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  2. caso emblematico di come una normativa ben strutturata finalizzata alla rigenerazione urbana, può essere un’opportunità sostenibile per tutti (compresi gli attuali proprietari) per procedere con la sostituzione edilizia.

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  3. sarebbe bellissimo avere i muri verdi ma purtroppo è una soluzione ben più cara dei murales e ha bisogno di manutenzione. non so se i condomini hanno i soldi per pagarli. mi sembra che in zona colonne l’hanno fatto ma poi è andato in malora e forse ora non c’è più

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    • Forse hai ragione (anche se in questo caso c’è spazio per piantare il verde nel suolo).
      Comunque la tecnologia del verde avanza e non mi rassegno all’idea che ogni muro in cemento della mia città debba essere sempre e soltanto territorio per murales (spesso di dubbia qualità).
      Non so voi ma io (complici i graffiti) di vedere roba colorata alla cavolo sui muri ho il voltastomaco.

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