Milano | Ricostruzione dei Navigli: s’ha da fare o non s’ha da fare?

C’è il fronte del si, “riapriamo i Navigli”, il fronte del non in questo modo e il fronte del no del tutto. La città è decisamente spaccata per il progetto elaborato in base sopratutto dal referendum del 2011, dove oltre il 90% dei votanti scelse per la riapertura dei navigli.

Dal Corriere della Sera del 13 giugno 2011:

Ultimato lo spoglio delle 1.251 sezioni milanesi, i risultati indicano una nettissima vittoria dei «sì» per tutti i quesiti. Anche in questo caso, come per l’affluenza, si registra un dato diverso per quanto riguarda l’Ecopass: 79,12% di «sì» e 20,88% di «no». Più alta la percentuale dei «sì» per gli altri quesiti: 95,56% per il verde, 95,51% per il parco Expo, 95,29% per il risparmio energetico e 94,32% per la riapertura dei Navigli.

Dopo sette anni e tre sindaci, Letizia Moratti, Giuliano Pisapia e Beppe Sala (quest’ ultimo fortemente a favore della loro “riapertura”) siamo giunti al punto di avere un progetto, presentato ai cittadini tra mille polemiche. Cos’è successo a quel “94,32% per la riapertura dei Navigli”, che oggi si è spaccato in mille fazioni?

Anzitutto l’idea della “riapertura dei Navigli” è partita dall’ex Sindaco Marco Formentini (Sindaco dal 1993 al 1998 per la Lega Nord), il quale cavalcò il romantico volere di generazioni di cittadini, che volevano una riapertura dei corsi d’acqua. Da allora la discussione fu portata avanti e la proposta sembra essersi consolidata nel tempo, senza essere stata esplicitamente portata avanti. Un’accelerazione importante degli ultimi anni si è dovuta ad una persona in particolare, a Roberto Biscardini, già professore di Architettura al Politecnico di Milano. Il quale nel 2007 elaborò un progetto esposto in modo compiuto insieme ad Andrea Cassone nel suo corso “Teorie urbanistiche e qualità urbana.”

Oggi Biscardini è presidente e fondatore dell’associazione “Riaprire i navigli,” un soggetto creato assieme ad altri appassionati che con la sua attività di promozione e sensibilizzazione è stato decisivo nel tramutare un’idea affascinante in qualcosa di vero, coinvolgendo enti di ogni genere, attraverso l’illustrazione e la promozione del progetto.

Tanto che nel 2012 questo stesso progetto è stato inserito nel Piano di Governo del Territorio del Comune di Milano, e ha funzionato come vincolo. La Regione nel 2015 ha approvato all’unanimità (con l’esclusione del Movimento 5 Stelle) una mozione per attestare l’importanza dell’intera operazione non solo a livello comunale, ma a livello regionale.

Torniamo al momento tanto atteso: il Sindaco intende andare avanti col progetto. I cittadini scelsero la riapertura dei navigli col referendum, per cui la valutazione, dopo diversi ripensamenti, è stata quella di non fare un secondo referendum (sebbene sarebbe stato più specifico sull’approvazione del progetto vero e proprio) e di procedere a consultazioni attraverso dibattiti pubblici che confrontassero le varie opinioni.

Le grandi contestazioni al progetto quali sono?

Anzitutto per molti si tratta di una spesa inutile, che non porta vantaggi ma solo svantaggi: meno posti auto; strade ristrette per colpa dei navigli e quindi traffico in tilt; spreco di soldi pubblici, quando potrebbero essere dirottati altrove; eccetera.

Altro fronte, pare sia quello del: questi navigli sono nuovi e non c’entrano nulla con quello che erano, quindi non si tratta di “riaprire” i Navigli, ma costruirli ex-novo. Con materiali moderni e di misure più piccole, ridicole, dove le imbarcazioni a stento potranno navigare, insomma un disastro mal progettato.

Inoltre c’è chi critica l’operazione domandandosi perché non è stato fatto un concorso nazionale o internazionale, ad esempio, e si è invece accettato il progetto presentato dal Politecnico.

Una delle contestazioni maggiori, poi, riguarda la scelta da parte del Sindaco e della Giunta di costruire, per il momento, solo cinque tratti. Delle vasche lunghe qualche centinaio di metri, separate da altre centinaia di metri e collegate da tubi sotterranei. I tratti di “naviglio” sarebbero in via Melchiorre Gioia, da Greco sino a viale Lunigiana, il tratto della Conca dell’Incoronata, al Policlinico, tra la Statale e l’Ospedale, il tratto del Parco delle Basiliche in via Molino delle Armi e, per finire, il tratto della Conca di Viarenna, poco prima di sbucare in Darsena. Vasche giudicate inutili se lasciate così.

Altro grande fronte è il comitato di cittadini di via Melchiorre Gioia che non vuole il naviglio sotto casa, perché in un contesto brutto formato da casermoni anni Cinquanta. Vasche inutili che creerebbero solo problemi di viabilità per una via attualmente ad alto traffico. Realizzandolo magari in contesti più idonei e meno “moderni”.

Insomma, tante gatte da pelare per un progetto che sembrava avere tanti consensi, inizialmente. Andrebbe forse ripensato un pochino?

Noi, come abbiamo detto più volte, siamo per la ricostruzione dei Navigli, seguendo il percorso storico, anche in Melchiorre Gioia, perché sarebbe l’occasione per riqualificare quella via, dato che oltre al canale sarebbero piantati degli alberi e realizzati dei locali al livello dell’acqua.

Siamo anche convinti che la città del futuro (a meno che non succedano catastrofi sconvolgenti) sarà più a misura d’uomo, che l’epoca delle automobili (individuali soprattutto) onnivore e mangiaspazio finirà.

L’acqua in questa città è sempre stata presente sin dall’antichità, sin da quando i Romani cercarono di imbrigliarla, deviarla a loro piacimento come fonte di sostentamento, come barriera naturale agli invasori e come mezzo per lo spostamento di merci (Basti pensare al porto creato in via Larga). Acqua che venne sostituita dalle automobili dal 1930 in poi, forse sarà il caso di riappropriarcene, perché l’acqua è vita.

Certo scordatevi di rivedere le immagini d’epoca dei vecchi Navigli, una volta realizzati quelli nuovi. Ci troviamo nel XXI Secolo; in cent’anni i palazzi sono stati modificati e costruiti con le nuove esigenze: portoni, passi carrai e negozi sono stati aperti là dove un tempo vi era l’acqua. Poi ci sono due linee di metropolitana che attraversano il percorso, specie la linea 1 che venne realizzata senza prevedere una riapertura (o ricostruzione, come molti ritengono più giusto dire) del canale.

Per noi il progetto s’ha da fare; forse un po’ meglio di come previsto, per esempio riducendo almeno di un metro il marciapiede ‘lato edifici’ della cerchia (nel progetto è previsto un marciapiede di 4,50 metri per un canale di soli 5,50 metri) e cederlo al canale; e poi avendo maggiore garanzia che l’opera venga compiuta e non rimanga per decenni a porzioni, cosa che sembrerebbe solo una presa in giro.

 

Di seguito le immagini del “progetto” presentato dal Comune per la ricostruzione dei cinque tratti di “canale” previsti per il 2020-25. Qui le info sul progetto.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

29 commenti su “Milano | Ricostruzione dei Navigli: s’ha da fare o non s’ha da fare?”

  1. Da fare, basta aspettare.
    Andate a fare 2 passi in piazza S.Marco, LO SCHIFO, dove c’era un lago circondato da edifici signorili, ora c’è uno slargo stile Autogrill. Ripristiniamo il bello in città. I disagi saranno nulla in confronto alla qualità della vita.

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  2. Non sono d’accordo con articolo . In alcuni punti potrebbe riapparire il vecchio canale con le sponde di ceppo lombardo come è avvenuto in darsena.. In altri punti sarà utile invece ricostruire… dove ci sono le nuove stazione del metrò… E’ un’occasione storica.. non perdiamola. Milano deve essere risarcita dalla distruzione della modernità.

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  3. Sono per la riapertura dei Navigli secondo il progetto proposto da Biscardini. Si restituorwbbe così alla città quella bellezza che nel corso degli anni ha perso inoltre secondo questa proposta sarebbe ripristinato il corso del Seveso evitando così, gran parte delle esondazioni.

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  4. Che riaprano i navigli o che facciano una ciofecata di 5 pezzetti con canali larghi 3 metri e profondi 4 a me va bene tutto.

    A me quello che fa sognare per Milano è questo allegato del PUMS approvato nel 2017 con i prolungamenti segnati e le linee ipotizzate (in colori più tenui). Oltre alle tante fermate nuove della ferrovia.
    Questo si che cambierebbe Milano.

    http://mediagallery.comune.milano.it/cdm/objects/changeme:84749/datastreams/dataStream20974750159964008/content?pgpath=/SA_SiteContent/UTILIZZA_SERVIZI/MOBILITA/Pianificazione_mobilita/piano_urbano_mobilita

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  5. Avevo capito che la riapertura dei navigli sarebbe stata il finale di una operazione complessa di sistemazione delle falde e delle reti fognarie nel sottosuolo. A valle di tutto ciò si sarebbero potuto riaprire i navigli, con tutte le salvaguardie per viabilità, impatto architettonico ecc.
    Questo almeno stava nel progetto presentato da Sala. Spero si sia rispettato. Solo così avrebbe senso.

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  6. Ma chi mette i soldi ????? Quelli che vogliono riaprire la martesana si autotassano ???? Olimpiade , piazze rifatte ,periferie , vi prende per il culo , di sicuro non avrà un euro dal governo , per il libro dei sogni

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  7. Ma ci sarà acqua corrente o sarà uno stagno? Voglio dire, chiusero i navigli perché l’ambiente era malsano. Non mi sembra che la portata sia aumentata in questo secolo, anzi, è diminuita. Se li riaprono ci ritroveremo con delle sale parto per zanzare e basta

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    • Era malsano perché erano usati anche come fogne e a un certo punto con l’aumento della popolazione e l’elevazione degli standard igienici sarebbero serviti dei collettori a parte.

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  8. Sono contento che la cittá si stia seriamente interrogando su tutti i vantaggi/svantaggi che il progetto comporta.
    Il fatto che ci sia un comitato in via Melchiorre Gioia é peró sintomo di una forte presa di posizione da parte di chi si troverá il naviglio moderno davanti casa.

    Credo che prima di investire tutte queste risorse sarebbe anche utile chiedersi se la Milano di adesso, quella moderna, simbolo di sviluppo per un paese intero, quella di PN e CL, dei grattacieli e delle start-up, dei servizi e della “ricerca del verde” abbia veramente corenza con un progetto di aprire delle vasche e chiamarle “Navigli”.

    Ci sono viali (Sempione?) e piazze (Castello, Loreto,…?) da sistemare con urgenza, fondi che mancano e decoro urbano da rinnovare. Forse dovremmo lavorare su questo.

    Saluti e grazie Urbanfile

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  9. Quoto la domanda di Fabio, nessuno dice mai come si evita una vasca di acqua stagnante piena di zanzare.

    Servirà solo ai fannulloni che invece di lavorare e guadagnare comprarsi il SUV e poi morire… guardano l’acqua stagnante piena di zanzare invece di lavorare, guadagnare, comprarsi il SUV e poi morire.
    Perché a Milano la vita è questo: produci, consuma, crepa.
    Il bello è tempo perso, e il tempo perso ci fa venire l’angoscia a noi bauscia. Dobbiamo correre per dimenticare che smetteremo di esistere tutti quanti entro 80 anni.

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  10. Per rendere minima la corrente, sono previste molte chiuse
    Al tempo dei navigli, molte conduttore fognarie vi finivano dentro, con i nuovi non più
    La prima falda acquifera s’infiltra in tutte le linee del Metro eccetto la rossa, l’acqua vine pompata h24 e buttata nelle fogne, non è acqua potabile, ma non è sporca, la si butta nei navigli
    La Vettabbia tornerà alla sua funzione
    Eviteremo di sprecare l’acqua della Martesana, pulita, mischiandola con quella del Seveso

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  11. I navigli sono fondamentali per irrorare di acqua pulita tutto il sistema dei canali del oarco sud milano che ad oggi riceve acqua sporca e puzzolente.

    Nonché ad evitare gli allagamenti con il drenaggio dellacqua dal quadrante nord west milano che ogni anno riempie di acqua le cantine e esce dai tombini.

    Quindi ha una valenza idrogeologica e ingegneristica fondamentale per preservare la città e la sua campagna.

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    • Per quello basta una condotta sotterranea che ristabilisca il flusso idrografico di quando c’erano i Navigli. Proposto da piùparti e molto meno invasivo della carnevalata dei 5 vasconi larghi 4 metri e lunghi 200 che vogliono fare.

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      • Quoto in pieno anonimo delli19:00. Non sanno piu’ che scuse trovare per convincere dei deficenti ad accettare delle opere costose e inutili. NO alla riapertura dei navigli!

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    • La città bella sono
      metro
      trasporti su ferro
      bus e tram con frequenze max 5 minuti
      trasporti pubblici con frequenze civili anche nei week end e la sera
      strade ordinate
      piste ciclabili
      parcheggi per i residenti
      marciapiedi tenuti beni ed ad uso esclusivo dei pedoni
      arredo urbano
      verde pubblico ben tenuto
      muri puliti
      illuminazione che ti faccia sentire sicuro

      Poi – alla fine – viene il pezzetto di naviglio riaperto.

      Spero che i Gilet Gialli facciano riflettere il Comune di Milano (o Sala, visto che il resto della Giunta e del Consiglio sembra molto più tiepido sul tema)

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