Milano | Acquabella – La stupenda Cappella Sistina moderna

Sul fondo di viale Argonne, in zona Acquabella, si staglia la mole possente della Basilica dei Santi Nereo e Achilleo. Realizzata a partire dal 1937 su progetto dell’architetto Giovanni Maria Maggi e inaugurata dal cardinale Schuster il 6 dicembre 1940.

Nel 2015 le alte navate della basilica erano in grave stato di deterioramento. Gli intonaci si stavano staccando e le vetrate della navata centrale non erano più stabili. Dopo due anni ecco la navata riqualificata completamente e ritornata all’originario splendore.

Ma volevamo porre attenzione alla stupenda Cappella della Madonna di Fatima, che si trova a sinistra del transetto e vale la pena di esser ammirata.

Questa è la prima cappella a essere dedicata alla Madonna di Fatima a Milano.

Più che la struttura della cappella la spettacolarità di quest’aula è senza alcun dubbio il ciclo di affreschi. Una sorta di “Cappella Sistina” moderna realizzata alla fine dell’ultima guerra mondiale, come una sorta di ex voto voluto dalla gente di questo quartiere da Vanni Rossi. Un ciclo di pitture straordinario, fitto di volti, personaggi e scene su tutte le pareti e il soffitto. Come avevamo già fatto notare nel precedente articolo, vi è persino rappresentato il fungo atomico di Hiroshima, monumento alla follia distruttiva degli uomini, antro ultimo dell’inferno, significativamente posizionato accanto al Golgota e al Cristo sofferente mentre porta la croce al monte, quasi come una rinnovata crocifissione alle pene del Signore.

Nel maggio 1945 si decise di completare la costruzione della Cappella (in origine era stata progettata come Penitenzieria = luogo per le confessioni) intitolandola alla Madonna di Fatima in segno di ringraziamento per la protezione concessa alla Parrocchia durante la Seconda Guerra Mondiale.

La Cappella (un ambiente che ha una capienza di un centinaio di persone) è stata la prima chiesa nella città di Milano dedicata alla Madonna di Fatima i cui avvenimenti, l’apparizione della Madonna a 3 pastorelli – Lucia, Giacinta e Francesco –  in una zona molto povera del Portogallo, risalivano a soli 30 anni prima (1917).

Si decise anche di affrescarne le pareti affidando l’incarico al Pittore Vanni Rossi che, dopo l’approvazione dei bozzetti e la predisposizione dei cartoni e la realizzazione delle sinopie, nel novembre del 1946 iniziò i lavori di affresco che si protrassero fino all’ottobre 1948. La Madonna a Fatima aveva chiesto ai tre pastorelli di recitare il santo rosario, così nella Cappella Vanni Rossi ha affrescato i 15 misteri del rosario, i cinque gaudiosi sul lato destro, quelli dolorosi alla sinistra tra le vetrate, e i misteri gloriosi nella volta della cappella. Il primo mistero gaudioso (l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria) sulla parete absidale a incorniciare un’immagine dell’apparizione del 1917; la morte di Gesù in croce sulla parete di fondo [ai piedi della croce la Madonna con le braccia allargate a calice, San Giovanni Evangelista sulla sinistra e la Maddalena a destra – Il buon ladrone ha le mani rivolte al cielo e alle spalle un angelo, il cattivo ladrone le mani rivolte verso il basso con alle spalle il diavolo]; e il Paradiso con Maria incoronata Regina degli angeli e dei santi (uomini a destra con Adamo e le donne a sinistra con Eva) sopra l’altare.

Completano le raffigurazioni della Cappella due scene contemporanee al pittore: entrando sulla destra, il papa Pio XII, il Card. Ildefonso Schuster (Arcivescovo di Milano), Mons. Guido Augustoni (Prevosto Parroco della nostra Parrocchia) con persone della parrocchia (sono raffigurate anche le suore di Maria Bambina). Uno dei chierichetti cantori – quello con gli occhiali – è il figlio del pittore che si è autoritratto nell’uomo cinquantenne in colore verde.

Di rimpetto sulla parete di sinistra vi è una pagina di storia che raffigura la seconda guerra mondiale: il fungo atomico, la morte con la falce, immagini di distruzione, sofferenza e morte, sotto la finestra un accenno ai campi di concentramento, mentre a sinistra della finestra Vanni rossi ha raffigurato Caino e Abele che litigano con la morte di Abele.  Un bambino guarda le scene e si chiede: ma ci sarà sempre la guerra nel mondo? “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo” scriveva in quegli anni il poeta Salvatore Quasimodo.  Il bambino ha il volto rivolto alla vetrata dove campeggia la scritta “Regina Pacis ora pro nobis” (ora è in restauro come le altre vetrate della Cappella).  Così diventa esplicito il motivo dell’ex voto delle dedicazione della Cappella alla Madonna di Fatima.

Nel Dicembre 1949 fu completata la costruzione dell’atrio della Cappella, realizzata con il contributo del Comm. Ing. Guido Campanini su progetto dell’Ing. Maggi, che venne arricchita anch’essa dagli affreschi del Vanni Rossi nell’ottobre del 1950 che raffigurano gli avvenimenti accaduti a Fatima: i pastorelli che vedono l’angelo che porta l’Eucarestia, che vedono la Sacra Famiglia e le fiamme dell’inferno.

In alto è raffigurato il sole che girava e roteava su se stesso nell’apparizione del 1917 mentre sulla parete vi è affrescata la folla che è accorsa.

Il pittore ha voluto raffigurare l’inferno attorno alla porta d’ingresso (come a dire che chi entra in chiesa abbandona l’inferno del mondo) e il paradiso proprio sopra l’altare.

Don Gianluigi (fonte nereoachilleo.it)

Un incanto che andrebbe senza alcun dubbio valorizzato meglio.

Artefice di tutto ciò è stato Vanni Rossi, pittore tra i maggiori del Novecento italiano, eppure non celebrato come avrebbe meritato e come merita senza alcun dubbio. Bergamasco d’origine, era nato a Ponte San Pietro nel 1894, Giovanni, detto Vanni, dopo gli studi all’Accademia Carrara fu chiamato poco più che ventenne a collaborare con la Scuola d’arte cristiana Beato Angelico, fondata da monsignor Polvara. L’arte sacra, del resto, fu tutta la sua vita, dare figura alle Scritture e alla fede la sua missione. Stimato da papa Giovanni XXIII, operoso e infaticabile, affrescò chiese e santuari fra la diocesi natia di Bergamo e quella d’elezione di Milano, impegnandosi in imprese grandiose, a volte stremanti. Ma, come diceva di lui l’amico e maestro Aldo Carpi, «quando è sulle impalcature, Vanni non conosce fatica nè tempo. E per amore della pittura non dà peso alla contrarietà del suo vivere…».

Nota a margine, speriamo però che, tra due anni, quando cominceranno ad aprire le prime fermate della M4, la situazione parcheggi in zona sia regolamentata meglio e non si vedano più auto parcheggiate nei vialetti pedonali del sagrato.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

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