Milano | Porta Romana – Il museo diffuso: la Madonna della Serpe che ispirò Caravaggio

Il nostro viaggio a caccia di capolavori meno noti e di facile accesso sparsi per la città questa volta ci porta nella bellissima Basilica di San Nazaro in Brolo, nell’omonima piazza ricavata lungo il corso di Porta Romana. Tra le varie opere conservate nell’antichissima basilica fondata da Sant’Ambrogio, si trova una pala realizzata da Giovan Ambrogio Figino nel 1583.

Nel transetto sinistro si trova l’altare di Sant’Arderico, le cui statue chiare risaltano sopra l’ancona in marmi scuri. A destra dell’altare, appesa alla parete possiamo ammirare la pala del Figino raffigurante una Madonna col bambino che schiaccia ed uccide una serpe.

Questo mirabile dipinto, evocativo del mistero dell’Immacolata concezione e del ruolo di Maria nel divino disegno della Redenzione, fu probabilmente ispirazione per uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.

Infatti si tratta di un’opera pressochè sconosciuta al grande pubblico, nonostante le citazioni sui libri di storia dell’arte, ma che ha significato molto per il Caravaggio e non solo.

Purtroppo si sa ben poco sull’apprendistato milanese dell’adolescente Merisi, che rimane ancora un mistero. Si sa che nella primavera del 1584 (pochi mesi prima, quindi, della morte di San Carlo) il giovane Michelangelo, allora tredicenne, venne affidato a Simone Peterzano (che fieramente si firmava «allievo di Tiziano»), presso il quale rimase per quattro anni. Purtroppo ben poco si sa di cosa il giovane allievo abbia visto, studiato e, soprattutto, realizzato in quegli anni, ancora oggi pressoché impossibile dirlo. Tra le personalità del mondo artistico ambrosiano, tuttavia, il giovane Caravaggio potrebbe aver conosciuto proprio il Figino, pittore assai apprezzato dalla committenza ecclesiastica dell’epoca, che un manoscritto ottocentesco conservato all’Ambrosiana ricorda addirittura, ma senza riscontri, come sorta di “patrono” dell’agitato apprendista…

Quel che è certo, invece, è che attorno al 1583 il Figino realizzò per la nuova chiesa di San Fedele, voluta dallo stesso vescovo Borromeo per i gesuiti, una grande pala raffigurante appunto la Vergine che, con l’aiuto del Bambino Gesù, schiaccia col piede il biblico serpente: simbolo del male sconfitto, tramite il Figlio Divino. Chiesa che il Merisi doveva ben frequentare, essendo uno dei cantieri artistici dell’epoca, più importanti della città, e dove il suo stesso maestro Peterzano, in quegli stessi mesi, aveva collocato una grande Deposizione, ancor oggi ammirabile al suo posto. Cosa, invece, che non è avvenuta per la tela del Figino, che dopo vari passaggi nel 1637 finì presso l’Oratorio di Sant’Antonio Abate, sino a pochi anni fa, quando venne esposta in San Nazaro in Brolo.

Possiamo quindi immaginare che il nostro Caravaggio si sia ricordato quando gli venne commissionata la nuova pala per l’altare della Confraternita dei Palafrenieri in San Pietro, nel 1605: certo una commissione prestigiosa, che dopo i successi ottenuti per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi e nella Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, avrebbe consacrato il pittore lombardo ai massimi livelli. Ma non tutto andò come sperato…

Infatti l’opera gli fu contestata, rifiutata e addirittura venne anche rimossa. Ma tutti, fin da subito, riconobbero che era un’opera straordinaria. E teologicamente corretta. Stiamo parlando della celebre pala della, capolavoro di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma, ma in origine realizzata per uno degli altari della nuova basilica di San Pietro in Vaticano.

La Madonna dei Palafrenieri (nota anche come Madonna del Serpe), venne esposta nella basilica vaticana appena terminata, ma vi rimase per pochi giorni, forse per ordine dello stesso pontefice Paolo V.

Il motivo per la rimozione dall’altare non è mai stata chiarita: si parlò di mancanza di decoro; una madonna con una scollatura volgare; un bambino ignudo e una Sant’Anna così schiettamente vecchia…

Pensare che l’opera al Caravaggio venne pagata, ad indicare quindi la piena soddisfazione della confraternita committente. Se si considera che l’opera rispetta infatti la piena ortodossia cattolica in tema mariano, al punto che Pio IX, nel 1854, proclamando il dogma dell’Immacolata concezione, riprenderà con esattezza questa stessa suggestiva iconografia, le accuse erano più formali, forse dettate dai comportamenti del Merisi.

Caravaggio all’epoca era ricercato per aver commesso un delitto, un evento che sicuramente segnò il destino della Madonna della Serpe e del suo autore.

(Fonte Chiesa di Milano)

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

3 commenti su “Milano | Porta Romana – Il museo diffuso: la Madonna della Serpe che ispirò Caravaggio”

Lascia un commento