Milano | Porta Volta – Ecco come cambierà Piazzale Baiamonti e aree limitrofe

Entro fine anno il bando per il completamento del progetto di Herzog & De Meuron rivisto alla luce dei ritrovamenti archeologici. Già in lavorazione i progetti per portare più verde e alberi nell’area

Là dove c’era un distributore di benzina, e alcuni secoli prima le mura dell’antica città, domani ci sarà un progetto architettonico di respiro internazionale, oltre a una diffusa area verde alberata tra viale Crispi, viale Pasubio e i Bastioni di Porta Volta. 

È questo il futuro di Piazzale Baiamonti, raccontato oggi dall’Amministrazione, la Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio e i progettisti dello studio Herzog & De Meuron, che hanno disegnato l’edificio della Fondazione Feltrinelli e la seconda ‘piramide’ che sorgerà nell’area adiacente lungo viale Montello, alle spalle del casello daziario. 

Durante la conferenza a Palazzo Litta di oggi pomeriggio (7 novembre 2019), organizzata dalla Sovrintendenza e dal Comune, sono stati illustrati i rinvenimenti, la storia e il futuro di questa parte di città nella sua nuova architettura, tra le più significative di questi ultimi anni a Milano, che vuole essere un esempio positivo di come il nuovo e la variante archeologica possano camminare insieme. 

Un passo indietro. La riqualificazione di piazzale Baiamonti rientra nell’ambito del Piano Integrato di Intervento riguardante le aree comprese tra i viali Pasubio, Montello, Crispi, Bastioni di Porta Volta e lo stesso piazzale, approvato dall’Amministrazione nel 2010, che prevedeva la realizzazione di un progetto di elevata qualità architettonica firmato dallo studio Herzog & De Meuron. Si tratta dell’edificio della Fondazione Feltrinelli, completato nel 2016 e in poco tempo diventato uno dei simboli del nuovo skyline di Milano, che originariamente avrebbe dovuto “specchiarsi” su una “piramide” gemella lungo un’area comunale di viale Montello, dove per quasi 60 anni è stato attivo un distributore di benzina. Le bonifiche eseguite da Tamoil Italia Spa, in seguito alla dismissione dell’impianto di distribuzione di carburanti nel 2017, hanno portato alla luce le vestigia dei bastioni delle mura spagnole.

I ritrovamenti archeologici del Bastione spagnolo di Porta Comasina.

Durante lo smantellamento della Tamoil sono affiorati appena sotto il massetto cementizio della pavimentazione a – 40 centimetri di profondità tratti significativi del bastione delle mura spagnole a sinistra della Porta Comasina. È la cuspide più avanzata delle mura spagnole a nord, sulla via Comasina, il primo baluardo a destra del Castello

I resti rinvenuti permettono di leggere la conformazione della pianta a triangolo acuto del baluardo fortificato con i suoi contrafforti interni, nota dalla cartografia storica. All’esterno correva il fossato difensivo. Altri resti corrono paralleli alla Feltrinelli; una porzione più consistente in elevato, in mattoni e blocchi in ceppo d’Adda, è stata attentamente restaurata. Il bastione fa parte delle mura lunghe circa 11 chilometri (le più estese in lunghezza a quell’epoca in Europa), realizzate tra il 1550 e il 1560 per ordine di  Don Ferrante Gonzaga, governatore di Milano, che saldandosi alle fortificazioni a stella intorno al Castello, ampliavano la città e ne disegnavano la forma a cuore. Esse la cingevano con un fossato all’esterno e con poderose muraglie sostenute all’interno da contrafforti voltati e da un terrapieno. Perduta la funzione difensiva, nella seconda metà del Settecento gli spalti vennero trasformati in passeggiata panoramica, sistemati con giardini pensili e filari di alberi, dove passeggiare o andare in carrozza. Con l’apertura del nuovo asse verso il cimitero Monumentale si realizzarono nel 1880 sulla punta i due caselli daziari di Porta Volta di Cesare Beruto. 

Il futuro: il bando per il completamento del progetto delle “due piramidi” e le nuove aree verdi.

La Sovrintendenza è quindi intervenuta indicando nuove prescrizioni per la futura edificazione dell’area, in modo da escludere ogni interferenza con i ritrovamenti archeologici: il progetto per il nuovo edificio è stato così modificato prevedendo una riduzione dell’area effettivamente edificabile (circa 600 metri quadrati) e dei diritti edificatori collocabili, passati da 3.035 a 2.816 metri quadrati di slp con destinazione terziario. Secondo la nuova configurazione, sui 2.200 metri quadrati compresi tra viale Montello e via Volta nascerà un edificio più piccolo rispetto alla Feltrinelli, spazi pubblici per 700 mq, finalizzati alla valorizzazione degli scavi, e una nuova area verde di 550 mq adiacente al Giardino Condiviso di Lea Garofalo, l’area verde di circa 1800 mq gestita dai cittadini, che verrà preservata. Entro la fine dell’anno l’area comunale verrà messa a bando per individuare uno sviluppatore privato che realizzi l’intervento.

Come previsto da un ordine del giorno legato al Piano di Governo del Territorio approvato il 14 ottobre, inoltre, gli oneri di urbanizzazione legati alla realizzazione del progetto saranno vincolati – oltre alle sistemazioni dell’area ed alla manutenzione dei caselli già previsti dal piano – alla piantumazione di un’area oggi adibita a parcheggio lungo i Bastioni di Porta Volta e la realizzazione di un filare alberato lungo viale Pasubio.

L’Amministrazione ha già elaborato un’ipotesi di progetto, illustrata oggi pomeriggio, per i due interventi ambientali che andranno a dialogare con il parco lineare di 3.300 metri quadrati in corso di realizzazione lungo viale Crispi e la nuova area verde che sorgerà accanto alla seconda “piramide”. In particolare, si prevede un nuovo filare alberato di 250 metri composto da circa 35 alberi lungo viale Pasubio e una nuova area verde di circa 2.000 metri quadrati lungo i Bastioni di Porta Volta. Il nuovo intervento porterà inoltre il rifacimento di tutti i marciapiedi lungo viale Montello e via Volta e il completamento del percorso ciclopedonale lungo viale Montegrappa. 

“Piazzale Baiamonti ad oggi è un progetto incompiuto – dichiara l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran –. La presenza della Feltrinelli è stato il primo passo per la sua rigenerazione, insieme alla dismissione del distributore di benzina. Ora bisogna procedere, da un lato completando un progetto di notevole qualità architettonica, dall’altro garantendo una maggior consistenza di verde nel quartiere, in linea con gli obiettivi del Piano di Governo del Territorio. Ringraziamo quindi la Soprintendenza e lo studio Herzog & De Meuron per il supporto nella ridefinizione di un intervento che migliorerà la qualità urbana di un’area della città che tra la rivitalizzazione di via Sarpi, di piazzale Cimitero Monumentale e piazza XXV Aprile e la riconversione delle cosiddette  aree Ex Enel è in continua evoluzione”.

“Lo studio  Herzog & De Meuron – secondo la sovrintendente Antonella Ranaldi – ha progettato un intervento unitario ‘geniale’ nelle soluzioni architettoniche del taglio obliquo alle estremità e del telaio modulare esteso all’intero involucro, creando effetti ottici particolari giocati sulla geometria delle rette parallele su piani verticali e inclinati. Il completamento prevede la stecca gemella, ma molto più corta in modo sia mantenuto il Giardino Condiviso. Durante la bonifica della Tamoil sono emersi a – 40 centimetri di profondità tratti significativi del bastione. Si è chiesto di mantenerne questa testimonianza che permette di leggere la pianta del baluardo a cuspide. Ciò ha comportato l’eliminazione dei piani interrati e anche una modifica del progetto in modo che i resti archeologici fossero visibili, come area pubblica, all’interno e all’esterno a giardino. Il rinvenimento non è stato un ‘accidente’ di percorso, ma un’occasione ben accolta dal Comune e dai progettisti, in linea con l’intervento ispirato in modo calligrafico al bastione a formare la nuova cuspide moderna, nella compresenza, nel progetto rivisto, tra memoria, rinvenimenti archeologici e contemporaneità in una sistemazione urbana e paesaggistica con filari alberati”. 

Per lo studio di progettazione Herzog & de Meuron “L’intervento di Porta Volta è un progetto intrinsecamente milanese, inserito in un’ampia nuova area verde ad uso pubblico. Con la loro scala, struttura, ripetizione e l’essere stati ideati come costruzioni gemelle, i nuovi edifici attingono ai temi dell’urbanistica e architettura milanese, che nel corso della storia hanno prodotto una serie di edifici emblematici, per i quali la città di Milano è largamente conosciuta e ammirata”. 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

41 commenti su “Milano | Porta Volta – Ecco come cambierà Piazzale Baiamonti e aree limitrofe”

  1. Benissimo e bellissimo ma tutte le auto parcheggiate lì finiranno ad essere parcheggiate alla rinfusa nelle aree limitrofe o c’è una bacchetta magica?

    Rispondi
    • In viale Pasubio ci voleva una ciclabile a continuazione di quella già esistente in viale Monte Grappa, questo considerando anche che la ciclabile di Repubblica dirige inteligentemente verso quell’asse evitando i trafficati bastioni.

      A me piacciono molto gli alberi ma vivere in città deve essere pratico oltre che bello e come giustamente il milanese qua sopra fa notare, i possessori di quelle auto dovranno prima o poi trovare un’alternativa.

      Rispondi
  2. Si parla di “piazzale Baiamonti e zone limitrofe”, ma sbaglio, o nei progetti ci sono le zone limitrofe, ma manca proprio piazzale Baiamonti?

    La piazza resterà lo schifo di adesso?

    Rispondi
    • dipende dall’estensione che dai a piazza baiamonti: a rigore il progetto ne interessa una parte, il resto non credo che cambi, ma come potrebbe cambiare d’altronde?

      Rispondi
      • Scusa e quale parte esattamente?

        Perché dalla foto 7 si evince chiaramente che l’intervento si ferma ai caselli e non interessa in alcun modo il piazzale.

        E cosa vuol dire “l’estensione che dai”? La toponomastica non è mica a tira e molla… piazzale Baiamonti è piazzale Baiamonti…

        E ancora, cosa vuol dire “come potrebbe cambiare”??? Hai presente in che stato si trova la piazza? Anche solo sistemare i marciapiedi, togliere i binari dismessi e mettere un arredo urbano appena appena dignitoso sarebbe già un cambiamento epocale.

        Rispondi
        • Adesso manca di alberare e fare un boulevard per pedoni la strada che collega il piazzale al cimitero monumentale,
          Ed è fatta!

          ANCHE perché il cimitero è diventato uno dei luoghi turistici più visitati dagli stranieri e dagli autoctoni…

          Quindi i turisti si devono poter muovere liberamente tra queste due aree di interesse… riqualificato

          Rispondi
          • Se mai dovessero pedonalizzare tutte le vie di Milano che @Wf instancabilmente giornalmente copiaincollabilmente propone non vorrei essere nei panni di un povero turista, a meno che non sia un maratoneta.😁

          • Se per te 100mt sono “da maratoneta” è meglio che ti fai visitare da un ortopedico o da un neurologo…

            A te la scelta amico mio…

          • @Wf, nei tuoi infiniti post copiaincollanti ormai mancano solo le tangenziali da pedonalizzare, altro che 100 metri, inizia ad allenati amico mio…

          • Adesso non posso allenarmi perché sto aspettando dei turisti da Pechino che vengono in auto a Milano dopo 768 ore di caselli autostradali…

            🤣🤣🤣🤣🤣
            Mi hanno chiesto di tenergli il posto sotto gli alberi nelle aiule del controviale…

            😁😁🤣🤣🤣👍

    • eppure battute a parte la città sta cambiando ogni giorno sotto i nostri occhi, altro che 2030, anche tramite interventi del comune, non soltanto dei privati.
      certo è vero che piovono rendering da ogni parte 😆

      Rispondi
  3. Come scritto altrove (ricevendo peraltro postiva e cortese risposta da Maran), per me l’area verde sui Bastioni di Porta Volta sarebbe largamente più fruibile se spostata sul lato della scuola (numeri pari) rendendo la carreggiata a doppio senso di marcia. Sul lato numeri pari potrebbe essere piantato un fila d’alberi. In questo modo l’area verde dei Bastioni di Porta Volta sarebbe direttamente collegata al giardino Lea Garofoli e alla nuova area verde che nascerà in corrispondeza del secondo edificio di Herzog e De Meuron. Di solito le aree verdi al centro della carreggiata tra corsie di un astrada trafficata come quella (p.es. viale Bianca Maria) non vengono molto vissute, finiscono per ospitare tutt’al più gente che porta i cani a passeggiare. Meglio allora spostare ilv erde su un lato.

    Rispondi
    • Ma il giardino Lea Garofoli ed la nuova area verde non possono essere uniti e trasformati in un giardino unico?
      Con tutto l’affetto per lo spontaneo associazionismo dei cittadini ed i loro meriti negli anni passati, il giardino Lea Garofoli ha forse fatto il suo tempo (insomma, sarà un buzzurro ignorante ma lo trovo un po’ conciato e sembra un circolo privato più che uno spazio pubblico)

      Rispondi
      • Sono d’accordo che il giardino Lea Garofoli ha fatto il suo tempo – è davvero scandaloso vederlo da fuori e non ti fa venire nessuna voglia di metterci piede dentro. Le mura esterne sono vecchie, decadute e piene di bruttissimi street tag. Al momento, con di fronte il cantiere dei nuovi appartamenti, Viale Montello sembra abbandonata a se stessa e questo non va bene!!
        La riqualificazione della zona deve includere sia il giardino che come detto da molti prima di me, anche la Piazza Baiamonti.

        Rispondi
      • Infatti, per quello mi sembrerebbe ragionevole spostare il verde previsto al centro della carreggiata sul lato in cui c’è il giardino Lea Garofoli (che può anche rimanere) e dove sarà realizzata la nuova area verde attigua all’edificio di completamento del progetto di Herzog e De Meuron.

        Rispondi
  4. Veramente pazzesco bellissimo! condivido la ciclabilina in Pasubio perché le bici passano sui marciapiedi. Comunque veramente bello il progetto.
    Più che su su Pasubio metterei alberi

    Rispondi
  5. I turisti notoriamente a Milano arrivano caricando la loro automobile su un aereo cargo e si fanno paracadutare direttamente sopra le aiuole di parcheggio di viale Pasubio…

    Dotto Stranamore…

    Rispondi
    • Ahahaha. Bella anche questa @Wf 😁😁😁pero’ già venduta dall’ anonimo delle 14:19 😟😟😟e fa un po’ meno ridere. Da te ci si aspetterebbe di piu’. Comunque non disperiamo, aspettiamo il tuo prossimo copia incolla pedonalizzato.

      Rispondi
      • Ooooooooooooooooooooo maddaiiii ho copiato una metafora ficcante per un’idea giustaaah…

        Non ti si può nadcondere niente a te eh!

        Tranne che il senso di quello che leggi…

        🤣🤣🤣🤣
        Mi fa piacere che ridi…

        Rispondi
  6. A mio modestissimo parere l’edificio della Fondazione Feltrinelli è, architettonicamente ed esteticamente parlando, una costruzione orrenda, che non solo si inserisce malissimo nel contesto della zona, ma non ha neanche la vocazione ad essere un contrasto provocatorio o innovativo. Per me è brutto e basta. Un secondo edificio uguale non fa altro che peggiorare esteticamente il contesto urbano. Rendering a parte avete mai passeggiato in viale Pasubio e in viale Crispi? Vi piace vedamente l’ecomostro Microsoft/Feltrinelli?

    Rispondi
    • Il nomi Microsoft e Feltrinelli evocano entrambi morbidezza e accoglienza (il soft-ware amico dell’utente, le silenziose pantofole di feltro da indossare e/o fare indossare leggendo davanti al caminetto ecc..). I bianchi scheletri di Herzog-De Meuron 1 e 2, invece, non sono né morbidi né accoglienti. Lo spirito dei bastioni che questo intervento “ricrea” non è certo quello della piacevole passeggiata pubblica sopraelevata e alberata, l'”highline” ante litteram creata al tempo dell’Illuminismo sui bastioni spagnoli (poi demolita in una delle numerose fasi di follia picconante della storia urbana di Milano). Lo spirito evocato è, piuttosto, quello dell’arcigna architettura militare originale, costruita all’epoca della controriforma, dell’inquisizione e delle guerre di religione e di successione.

      Rispondi
  7. Bello, tutto molto bello ma Milano non è una città fatta per il turismo , Milano è una città dove si lavora e non si può sempre penalizzare coloro che per lavoro, ripeto per lavoro, si spostano in città con i propri mezzi, chiudendo vie, mettendo strisce gialle o blu ovunque, pedonalizzando grande arterie, eliminando parcheggi ed obbligando i lavoratori stessi a spese onerose quotidianamente….Milano va intesa come ormai una mega città….vediamo di migliorare i collegamenti con l’hinterland prima di intervenire in altro modo, prolunghiamole linee della Metro, miglioriamo i collegamenti e poi pensiamo a tutte queste belle cose.

    Rispondi
    • La gente che lavora davvero ha tempo da perdere per spostarsi in automobile, trovare parcheggio ecc. Perdere molte ore in coda è inevitabile in tutte le città che hanno puntato solo sull’automobile. Quelle che invece hanno puntato su trasporto pubblico e biciclette funzionano meglio anche e soprattutto per chi lavora.
      A Milano si sono spesi e continuano spendersi cifre eccezionali per costruire e mantenere un ottimo sistema di trasporto pubblico la cui efficienza è oggi limitata solo dal fatto che non si interviene abbastanza per limitare la congestione provocata dalle auto private. Non si possono spendere centinaia di milioni di euro per autobus da lasciare impantanati nel traffico solo per compiacere gli idolatri del laissez-faire automobilistico.
      Inoltre nelle città, non è che solo si lavora o si fa turismo o si risiede. Si fanno di solito tutte le cose insieme. Quindi le città devono essere belle e piacevoli non solo per i turisti, ma anche per chi ci lavora e ci dorme. E spesso chi lavora risiede e chi risiede e lavora fa anche turismo nella propria città. Quindi nessuna città ha mai potuto, nemmeno nel medioevo, permettersi il lusso di evitare di essere anche bella e piacevole senza rapidamente decadere al rango di paesone.

      Rispondi
  8. Il nomi Microsoft e Feltrinelli evocano entrambi morbidezza e accoglienza (il soft-ware amico dell’utente, le silenziose pantofole di feltro da indossare e/o fare indossare leggendo davanti al caminetto ecc..). I bianchi scheletri di Herzog-De Meuron 1 e 2, invece, non sono né morbidi né accoglienti. Lo spirito dei bastioni che questo intervento “ricrea” non è certo quello della piacevole passeggiata pubblica sopraelevata e alberata, l'”highline” ante litteram creata al tempo dell’Illuminismo sui bastioni spagnoli (poi demolita in una delle numerose fasi di follia picconante della storia urbana di Milano). Lo spirito evocato è, piuttosto, quello dell’arcigna architettura militare originale, costruita all’epoca della controriforma, dell’inquisizione e delle guerre di religione e di successione.

    Rispondi
  9. La gente che lavora sul serio non può permettersi di perdere tempo andando in automobile. Perdere molte ore in coda, infatti, è inevitabile in tutte le città dove per gli spostamenti di necessità si fa affidamento sull’automobile. Quelle che invece hanno puntato su trasporto pubblico e biciclette funzionano meglio, anche e soprattutto per chi lavora.
    A Milano si sono spesi e continuano spendersi cifre eccezionali per costruire e mantenere un ottimo sistema di trasporto pubblico la cui efficienza è oggi limitata solo dal fatto che non si interviene abbastanza per limitare la congestione provocata dalle auto private. Non si possono spendere centinaia di milioni di euro per autobus da lasciare impantanati nel traffico solo per compiacere gli idolatri del laissez-faire automobilistico. Ognuno di noi quando usa la macchina in città, rallenta nel suo percorso decine di altri veicoli, tra i quali, magari, un autobus con dentro 50 persone. Questo rallentamento complessivo è, in tutte le aeree urbane appena un po’ dense, maggiore del tempo che guadagna l’utente che ha scelto l’auto. E’ per questo, per ragioni di efficienza, di risparmio complessivo di tempo, che si cerca di porre dei limiti all’uso delle autovetture private.
    Inoltre nelle città, non è che solo si lavora o si fa turismo o si risiede. Si fanno di solito tutte le cose insieme. Quindi le città devono essere belle e piacevoli non solo per i turisti, ma anche per chi ci lavora e ci dorme. E spesso chi lavora risiede e chi risiede e lavora fa anche turismo nella propria città. Quindi nessuna città ha mai potuto, nemmeno nel medioevo, permettersi il lusso di evitare di essere anche bella e piacevole senza rapidamente decadere al rango di paesone.

    Rispondi
  10. Temo che l’estensione idealmente simmetrica di Herzog-De Meuron risulterà un moncone estremamente disarmonico. Gli intenti teorici della sovrintendente sono sacrosanti, ma gli esiti cui conducono le sue prescrizioni rimarranno a testimonianza di una sua incapacità metaprogettuale che ha finito per condizionare pesantemente i progettisti. O forse costoro non se la sono sentita di avvitarsi in dialettiche di approfondimenti alternativi con i soggetti preposti e così hanno semplicemente tagliato quà e là. Con un pò di coraggio e di visione aggiuntiva (soprattutto a potenziare e valorizzare la prospettiva da viale Crispi) si sarebbe potuto prolungare verso Sud l’altrimenti insignificante moncone prismatico andando ad insistere su un’opportuna porzione del giardino Lea Garofalo, quest’ultimo da compensarsi mediante il recupero a verde di buona parte dei bastioni di Porta Volta infatti previsto.
    Le soluzioni qui prospettate appaiono come una sommatoria di compromessi che forse accontenteranno i più, ma aldilà delle sistemazioni pedo-ciclo-viabilistiche comunque affrontabili (e modificabili) in qualsiasi momento, rimarrà un caos linguistico e funzionale semplicemente diverso, forse più sofisticato, ma non più colto e comunque caos.
    Purtroppo questa, come tante altre, rimarrà un’occasione sprecata di superare i protagonismi ed i ruoli che l’ipertofia normativo-decisionale ha prodotto. Cammuffare tutto ciò con entusiastici proclami politici serve a ben poco. I posteri se ne faranno una ragione come noi oggi, con la nostra mentalità, a stento ci facciamo una ragione del perchè vi fosse proprio lì una stazione di servizio. Dice: era un quartiere operaio e produttivo. Era, appunto. Dovremmo continuare a perpetrarne il carattere deturpante?
    Peccato.

    Rispondi

Lascia un commento