Milano | Porta Garibaldi – I ruderi di Santa Febronia

In Corso Garibaldi c’è un rudere di chiesa seicentesca completamente invisibile e ignorato.

Alzi la mano chi, passando per Corso Garibaldi, si è reso conto che dietro una stupida porta in legno sgangherata, ricavata tra uno dei palazzi antichi del corso e un brutto condominio anni Cinquanta si celino i ruderi di un’antica chiesa? Pochissimi o nessuno.

Siamo all’altezza del civico 81, e nel cortile, si celano dei ruderi di un’antico oratorio.

Ricordiamo che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, Corso Garibaldi doveva essere allargato secondo un piano regolatore, approfittando delle devastazioni belliche. Per fortuna il progetto non venne mai portato a termine, ma, come si può ben vedere, ha lasciato una cicatrice indelebile nel tessuto urbano di Milano. Lasciandoci la famosa dentellatura di palazzi arretrati e non in linea che ora possiamo vedere per l’intero percorso di Corso Garibaldi.

Come dicevamo, tra i due palazzi prima menzionati (Corso Garibaldi 79 e 81), si trova un “cancello” in legno che permette l’accesso ad un terreno interno dove al centro si trova un rudere di un edificio ricoperto da rampicanti.

Si tratta di quel che rimane di una chiesetta seicentesca dedicata a Santa Febronia. L’oratorio venne eretto nel 1644 per volere del sacerdote Francesco Maria Grasso, sotto l’assenso dell’arcivescovo Cesare Monti affinché venissero ricoverate e recuperate fanciulle orfane o figlie di prostitute prima che queste venissero condotte sulla cattiva strada come spesso accadeva all’epoca. Così in un palazzo lungo il corso venne istituito questo luogo Pio per le ragazze povere e le “zitelle, quali sono in evidente pericolo di perdere la loro pudicizia” con annessa chiesa. Venne loro imposto d’indossare l’abito religioso di Sant’Orsola con l’osservanza della Regola di Santa Chiara. Nel 1784 oratorio e conservatorio vennero soppressi e le ragazze confluirono alle Stelline.

La chiesa prese il nome dalla martire cristiana orfana all’età di due anni, che visse in una comunità ascetica nella terra di Siria (a Nisibis, odierna Nusaybin – Turchia). Il suo martirio, sotto Diocleziano (25 giugno del 305), viene ricordato come uno dei più cruenti.

La chiesetta seicentesca non era di grande valore architettonico, presentava un’aula unica suddivisa in due settori da un arco, l’altare principale opposto all’entrata, del quale si vede ancora il profilo della cornice che incorniciava una tela, e la navata con alle pareti, da un lato, tre altari e dall’altro lato tre finestre. Delle opere d’arte al suo interno non siamo riuscii a trovare nulla al momento, sicuramente di poco valore e disperse nel mercato dell’antiquariato o trasportate in qualche altra chiesa, come avveniva spesso.

L’edificio persa la sacralità, venne sicuramente utilizzato come magazzino fino alla seconda guerra mondiale, quando perse la copertura definitivamente.

Ci siamo però chiesti come mai questo rudere sia rimasto ancora in piedi (visto anche lo scarso valore) e come mai nessuno lo trasformi in qualcosa (sala espositiva, bar, ristorante) conservandone le pareti così come sono magari, prima che crolli definitivamente.

Alcune foto sono nostre, altre di Stefano Gusmeroli per MilanoFoto.it

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

9 commenti su “Milano | Porta Garibaldi – I ruderi di Santa Febronia”

  1. Come ristorante con giardino esterno, sarebbe fantastico. Un po’ simile a corso Como 10. Ma chissà quanti permessi e contratti bisognerebbe stipulare per essere coperti contro eventuali cause di vicini rompiballe e associazioni il cui scopo esistenziale è creare problemi.
    Forse un immobile civile è la soluzione più semplice.

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  2. Una notte crollò il tetto,penso fine anni ’70, pensavo fosse solo un magazzino abbandonato della casa a lato.
    Quante cose sconosciute e purtroppo abbandonate ci saranno ancora in una Milano piena di sorprese.

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  3. Ci manca solo un altro ristorante in corso Garibaldi! Qualcuno lo sa che ci sono oltre 120 tra ristoranti e bar in circa 1km di strada? Se anche ne fallissero il 50% a causa della pandemia, i rimanenti sarebbero troppi. Qualcuno sa che c’è ancora qualche persona che vive in Garibaldi e vive tutte le notti con il frastuono sotto casa? Casomai fare una piccola biblioteca di quartiere, un ritrovo per anziani, i corsi di ginnastica, una dependance del Cam che c’è in un’altra ex chiesa in Garibaldi…

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