Nel 2016 venne completata la prima parte del cantiere del nuovo Palazzo dei Gorani di via Brisa. Un progetto che ha avuto una storia complicatissima e che, secondo noi, ha avuto un epilogo frettoloso e molto deludente.
Qui sotto alcune immagini del palazzo storico dei Gorani.
Anzitutto un riassunto veloce del luogo. Dopo i bombardamenti del 1943, l’antichissimo Palazzo dei Gorani venne disintegrato quasi totalmente. Si salvarono solo la bella torre medievale, una delle poche superstiti a Milano, e il portale seicentesco con mensole del balconcino. Ma di qui, doveva passare una grande arteria che attraversasse il centro storico, mai realizzata se non in parte (via Albricci), fatto che non fermò la demolizione totale dei resti del palazzo. Al suo posto rimase per decenni un orrendo parcheggio.
Grazie alla Giunta Moratti (2006-2011), che sbloccò finalmente tutti quei lotti che erano rimasti bloccati da vecchi piani regolatori (parcheggio di Via Torino, Cinque vie e via Brisa) prese forma finalemte il progetto del nuovo palazzo Gorani, che venne completato ufficialmente solo nel 2016 con il riposizionamento del seicentesco portale dell’antico palazzo dei Gorani. Nel frattempo scavando vennero rinvenuti i resti di palazzi importanti della Mediolanum che fu.
Ma come abbiamo visto, da quella data, questo spazio continua ad essere sottoposto ad interventi: prima le facciate, poi il parterre della piazza e recentemente quello del giardino.
Qui di seguito il “giardino” appena risistemato. Al posto del “calcestre” è stato steso un agglomerato di calcestruzzo lavato con ghiaino decorativo che riproduce a grosso modo il calcestre, ma rimane compatto, appunto, come il calcestruzzo
Comunque volevamo fare alcune considerazioni a proposito di questo spazio pubblico e archeologico. Meta, come vediamo da queste foto che seguono, di turisti con tanto di guide.
Durante gli scavi per realizzare il nuovo palazzo, come dicevamo, vennero alla luce nuovi reperti archeologici, anche importanti, come una porzione di un mosaico pavimentale e un’aula absidata di epoca romana (i famosi ambienti del palazzo imperiale?). Ricordiamo che qui, durante gli scavi effettuati tra il 1951 e il 1962 in via Brisa, vennero alla luce i resti di un edificio absidato con un aula centrale circolare, forse parte del palazzo Imperiale e tuttora ben visibili e lasciate in mostra all’aria aperta. Il mosaico bicromo rinvenuto, assieme ad altri frammenti, mostra un bellissimo pavone e una testa inserita in un medaglione.
Il sistema piazza, edifici, strato archeologico, percorsi e messa in mostra di nuovi reperti, è stato progettato dallo studio di Cecchi & Lima Architetti Associati (progettisti dell’intero complesso), così come la nuova piazza con giardino.
Tutto quello che venne ritrovato ora si trova “nascosto” sotto la piazza e visibile solo attraverso due oblò che a fatica permettono una buona visione del reperto archeologico, come si può notare dalle foto allegate.
Possibile che al momento della sua realizzazione, Comune, Sovrintendenza, Beni archeologici e quant’altro non abbiano pensato e chiesto un progetto più rivoluzionario e di sicuro impatto?
Quest’estate, ad esempio, siamo stati a visitare Siviglia, dove abbiamo potuto ammirare dal vero, il progetto dell’Antiquarium museo archeologico e Metropol Parasol. Una struttura avveniristica e d’impatto che cela, sotto una piazza sopraelevata, un museo archeologico coi resti ritrovati di Siviglia romana.
La piazza Plaza de la Encarnaciòn, che sorge sull’incrocio tra l’antico cardo e il decumano della città romana, è stata per secoli la sede di un fiorente mercato cittadino prima di venire abbandonata negli anni ’70 dopo la demolizione dello stesso mercato.
Dopo qualche decennio la città di Siviglia ha deciso di dare inizio ad un progetto di riqualificazione e sviluppo urbano che ha ridisegnato un nuovo paesaggio nella città. L’edificio Metropol Parasol, dell’architetto tedesco Jürgen Mayer-Hermann, si sviluppa su cinque livelli, dei quali il piano seminterrato accoglie l’ Antiquarium, dedicato al sito archeologico rinvenuto durante le prime fasi del cantiere, il cui progetto di musealizzazione è stato affidato allo studio Felipe Palomino Arquitectos.
Una sistemazione simile è stata fatta anche a Brindisi (Puglia), dove è l’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni è stata valorizzata anche grazie all’edificazione del Teatro Verdi.
Ci siamo quindi chiesti, ma perché anziché “seppellire” nuovamente i reperti archeologici, non sono stati musealizzati, magari collegandoli, attraverso un tunnel sotto via Ansperto (anch’esso musealizzato con altri reperti storici) al Museo Archeologico di Milano, ampliandolo di fatto?
Perché dobbiamo vedere attraverso due oblò il mosaico? Perché non si è chiesto ai progettisti e allo sviluppatore di adeguare piazza e giardino alla possibilità di poter permettere di ammirare i resti romani ritrovati? Piazzetta che troviamo ancora priva di significato, dove l’antica torre medievale si trova un po’ spiazzata (così come l’antico portale seicentesco).
Dove i palazzi, interessanti da un certo punto di vista stilistico, appaiono del tutto fuori contesto, ma soprattutto già rovinati di risciacqui dell’acqua piovana che ha reso striati gli intonaci (già ricorsi ad un intervento di ristrutturazione solo dopo due anni dal completamento).
Sembra quasi che i progettisti e lo sviluppatore del progetto si siano trovati tra le scatole i ritrovamenti archeologici (compreso il bel portale seicentesco) e li abbiano dovuti a forza inserire nel nuovo progetto. Una vera occasione sprecata, per i costruttori e per la città di Milano.
E’ notizia recente l’avvio per i lavori allo spazio di via Zecca Vecchia, non molto distante dall’area qui menzionata,, sperando che quanto verrà trovato (sempre ci sia nel sottosuolo qualcosa di interessante) di archeologico, venga ben esposto e non come in questo caso di Palazzo Gorani.
“Sembra quasi che i progettisti e lo sviluppatore del progetto si siano trovati tra le scatole i ritrovamenti archeologici (compreso il bel portale seicentesco) e li abbiano dovuti a forza inserire nel nuovo progetto.”
Non so chi abbia fatto il progetto, ma l’impressione che si siano trovati tra le scatole non solo i ritrovamenti, ma anche la zona, Milano, la Storia, il contesto, la storia dell’architettura e pure la Vita ce l’ho tutta.
Non voglio sembrare inutilmente drammatico, ma secondo me fra 200 anni (sempre che quelle robe siano ancora in piedi), gli storici le bolleranno come stanco e scialbo esempio di esangue architettura accademica del periodo.
Ciò non toglie che abitare li deve essere mitico, specie adesso che han tolto il calcestre…
Bellissimo articolo. Comolinenti!! Verissimo!
Credo che, con l’iperconservativismo che caratterizza il restauro in Italia (e solo in Italia), un progetto come quello di Siviglia da noi la soprintendenza non lo avrebbe MAI approvato. A riprova basta guardare l’esempio molto più modesto di Brindisi subito sotto.
Va anche sottolineato che mentre la destinazione del progetto di Siviglia è pubblica/commerciale (l’ispirazione, non nello stile ma nel concetto, direi che sono Les Halles parigine) questa di Milano è privata e residenziale.
Ciò premesso, anche con tutti questi limiti e paletti si poteva sicuramente fare di meglio.
Tra parentesi — non serviva essere luminari dell’architettura, bastava avere un po’ di buon senso e conoscere un minimo la città — era ovvio fin dall’inizio che in una città dalla manutenzione scarsa come Milano il calcestre (ma chiamarlo ghiaia pare brutto? O non fa abbastanza archistar?) non poteva funzionare. Anche nel progetto per il Castello l’hanno già ridotto e sono pronto a scommettere che prima che venga realizzato, o subito dopo, sparirà anche da lì.
Il calcestre va bene alle Tuileries a Parigi dove lo rastrellano tutti i giorni… a Milano in pochi mesi farà pietà (vedi alla voce Giardini Montanelli, per esempio, ma anche molti punti del Parco Sempione).
Ma scusate di che ci stupiamo?
Ci troviamo a Milano mica a Siviglia… mica siamo all’estero.
Questa era una semplice operazione di valorizzazione immobiliare…
Sai quanto gliene frega della storia al Milanese Tipico del centro storico di Milano.
Si incazza solo se gli togli il parcheggio.
Cultura, arte, storia, archeologia, bellezza… solo se si possono “vendere”
Caro WF, non so le l’hai capito, ma a Siviglia ci hanno fatto sopra un centro commerciale… c’è un mercato in stile Eataly con tanto di food court dove ti vendono le tapas (a proposito di vendere)
ovvove!
5 vie è vimasto l’ultimo posto dove a Milano si vive bene…ci volete povtave i giavgiana pure qui? Lasciateci i vicoletti con gli antiquavi e le gallevie d’avte pev favove.
Il premio per il commento più nonsense.
No, non l’ha capito. Come non capisce tutti i post che si ostina a commentare! Oltretutto è possibile che non sia neanche di Milano, quindi ignora di cosa si parli. E sicuramente non è mai stato a Siviglia! Però, per fortuna c’è libertà di pensiero ed è giusto che anche WF se ne avvalga come tutti noi.
Lo scrivo più semplice.
Forse così si capisce.
Operazione immobiliare vendo case nuove a prezzi folli e faccio i soldi.
Chissenefrega dei reperti archeologici e della cultura e della città.
Forse così è più chiaro.
Non c entra nulla con l’ arrcheologia ma ogni volta che passo in Brisa Morigi non posso far altro che maledire chi ha permesso quel palazzo Bianco con le feritoie sulle pareti e quel bel muro di 40 metri alto 2 in quel passaggio largo altrettanto.
Ma faceva cosi ribrezzo farlo come quello nuovo che sorgera al posto del garage Sanremo?
Maledetti tuttti
Nel progetto originario era previsto anche un collegamento con il sagrato di Santa Maria alla Porta, passando sotto gli edifici (una specie di “sottoportego”). Il passaggio è stato fatto, solo che è sempre chiuso… Forse perché dà fastidio agli inquilini?
Complimenti, sarebbe stata veramente un’ottima idea. Un museo archeologico ridicolo finalmente moderno e decente.
Peccato
Il Metropol Parasol è un’intervento costato uno sproposito, ed in più di una tamarragine pressoché unica. Per quanto la sistemazione di questa piazza non sia di certo ottimale, ringrazio il cielo che Milano si sia risparmiata una stupidaggine in stile sivigliano.
Interessante contributo, grazie. Non credo si possa dire che la pavimentazione della piazza sia brutta, soprattutto paragonata a cosa c’era prima. Porta ordine e un po’ di verde dove prima c’era disordine e asfalto. Però l’Autore propone una visione che sarebbe davvero bello realizzare in futuro. Milano merita di valorizzare meglio i non molti resti archeologici del suo importante passato. Attraverso un tunnel in via Ansperto sarebbe stato possibile ampliare l’Archelogico, museo grazioso ma non grande nonostante i recenti ampliamenti, collegandolo con l’evocativo sito del palazzo tardo imperiale, in una certa misura conservato e a poche decine di metri. Ricavando spazi espositivi, magari per far rientrare depositi esterni o per audiovisivi multimediali, ormai così importanti in ogni museo che voglia parlare ai più giovani.
Certo, i tempi di ideazione, realizzazione, i costi non sarebbero paragonabili a quelli dell’attuale manufatto, come pure andrebbero messe in conto le prevedibili resistenze degli influenti residenti (TAR ecc ecc). Ma l’interesse pubblico per la valorizzazione di questo patrimonio – straordinario se non sul piano artistico certamente su quello storico – prevarrà un giorno? E noi cosa siamo disposti a fare? Compete solo alla Soprintendenza o al Museo o al Comune? Il Caravaggio di Brera e la Pietà Rondanini di Michelangelo sono arrivati in città attraverso sottoscrizioni popolari e non (la prima in gran parte merito di due soli mecenati). E oggi?
Nel frattempo, anche completare i lavori di ampliamento del museo archeologico nell’angolo via Luini via Ansperto sarebbe cosa buona.