Lo spostamento nel 1931 della Stazione Centrale dal vecchio edificio localizzato nell’attuale piazza della Repubblica nel nuovo è monumentale complesso che è la Nuova Stazione Centrale in piazza Duca d’Aosta, ha portato un grande cambiamento nella via che tagliava in due il quartiere del Lazzaretto, l’odierna viale Tunisia.
Sì, perché sino al 1931/32, anno della sua rimozione, qui vi passava il vecchio rilievo ferroviario che portava i treni nella vecchia stazione ferroviaria costruita nel 1864 e che, scavalcando il vecchio Corso Loreto (poi Corso Buenos Aires), sventrò, tagliandolo, il vecchio lazzaretto si dirigeva nella stazione Centrale in piazza Fiume (oggi della Repubblica).
Originariamente il rilievo ferroviario era fiancheggiato da due piccole stradine di servizio che delimitavano i palazzi con il rilievo ferroviario, che si ampliava verso la stazione e oltre via Lazzaretto. Percorribile solo da Corso Buenos Aires sino a via Lazzaretto, vi era una stratta via intitolata a Ippolito Rossellini (oggi posta tra le Abbadesse e viale Zara).
Subito dopo la dismissione della vecchia stazione il rilievo venne smantellato, lasciando spazio per una nuova via abbastanza ampia. Inizialmente intitolata come Viale Regina Elena (il proseguimento è ancora intitolato ad una regina (Giovanna).
Ricordiamo anche che il nostro Viale Tunisia è posizionato esattamente in direzione Nord-Ovest di modo da essere il perfetto luogo dove osservare tramontare il sole al solstizio estivo intorno al 21 di giugno. Se poi si becca una giornata serena, dall’incrocio del viale con Corso Buenos Aires, si può vedere sullo sfondo dei monti, si tratta esattamente delle vette del Dom e il Täschhorn, entrambi in territorio svizzero di quasi 4.500 metri.
Unico edificio antico che si affaccia nella via è la chiesetta seicentesca di San Carlino al Lazzaretto, elemento centrale del complesso sanatorio realizzato nel periodo delle grandi pestilenze.
Naturalmente le vecchie case ottocentesche che si affacciavano sul rilievo ferroviario, ancora oggi presentano le misere facciate prive di decorazioni e in alcuni casi di balconi (via Tadino 8 ne è un esempio, dove si vede la differenza della facciata su via Tadino ricca di decori mentre la facciata su viale Tunisia è completante liscia).
Anche il palazzo al 5 del viale presenta ancora il “retro” su Viale Tunisia come si denota anche dalla foto seguente.
Nel viale si affaccia anche uno dei più brutti palazzi di Milano, il Cinema Arcobaleno e Hotel St.George.
Comunque, dopo la dismissione della ferrovia, il viale (a Milano viale non è sinonimo di via alberata, ma di via ad alto scorrimento, ecco perché “viale” Tunisia non ha e non ha mai avuto alberi) è stato occasione per una totale rigenerazione urbanistica senza precedenti in città, se non quando venne ridisegnato il centro storico da Piazza del Duomo al Castello.
Così un po’ alla volta cominciarono a prender forma i nuovi palazzi che riempivano vuoti lasciati dalla demolizioni, soprattutto verso piazza della Repubblica.
Tra i palazzi da segnalare, vogliamo menzionare il 15, realizzato da Giuseppe Martinenghi nel 1938, con la sua monumentale facciata in clinker arancione dove grandi lesene segnano il ritmo e formelle con testa di leone decorano la superficie sotto le finestre del quarto piano.
Sicuramente l’edificio al 10 di via Lodovico Settala ad angolo con viale Tunisia, colpisce per due motivi, anzitutto il rivestimento delle facciate con ceramiche a motivi sferici a rilievo di un bel color bronzo e per seconda cosa, per la presenza di un motivo a rilievo composto da grandi formelle alto due piani e posto nella parte alta, anch’esso di color bronzo con un altorilievo che raffigura due atletici individui nell’atto di sostenere una porzione di colonna che a sua volta regge una trave. Purtroppo nelle nostre ricerche ancora non siamo riusciti a trovarne l’autore, ne dell’architettura, ne della scultura.
La Piscina Cozzi, venne realizzata nel 1934 dove sorgeva il rilievo ferroviario d’approccio alla vecchia stazione presente in piazza della Repubblica. Il progetto dell’impianto sportivo fu affidato all’ingegnere tecnico del comune di allora, Luigi Lorenzo Secchi, che ne fa un piccolo gioiello architettonico dell’epoca.
Altre meraviglie architettoniche del viale da segnalare sono:
Viale Tunisia 27, 32, 42 e 44 realizzati da Paolo Mario Lamborizio tra il 1937 e il 1940.
Viale Tunisia 21 progettato da Mario Ridolfi nel 1939.
Viale Tunisia 11 e 13 di Pierluigi Requiliani 1940.
Viale Tunisia 36 progettato da Giuseppe Roberto Martinenghi nel 1938.
Ma anche Viale Tunisia 4, 22, 25, 30, 29, 38, 37, 39 e 43.
Anche se si trova in Piazza della Repubblica, non possiamo non menzionare l’elegante grattacielo Milano più noto come Torre Breda.
Alta 116,25 metri per 31 piani, è rimasto a lungo tra i più alti grattacieli di Milano. Fu costruito tra il 1950 e il 1955 su progetto dell’architetto Luigi Mattioni, il quale creò diverse opere nel capoluogo lombardo. Gli otto piani del corpo basso sono dedicati esclusivamente agli uffici, mentre dal nono al ventinovesimo piano ci sono le abitazioni.
Nel 2009 il grattacielo è stato protagonista di un profondo intervento esterno conservativo.
L’edificio è composto da due volumi diversi: un corpo più basso, allineato agli edifici di via Vittor Pisani mediante un portico e sviluppato su otto piani fuori terra, e la torre vera e propria, che è sormontata da un attico su due livelli. Il blocco più basso è destinato ad accogliere negozi e servizi a piano terra, uffici alle quote superiori; il grattacielo, invece, ospita appartamenti signorili riuniti in piani-tipo che prevedono da uno a quattro appartamenti per ciascun livello.
Parecchie architetture del viale sono dei piccoli e interessanti gioielli dell’architettura anni Trenta e Quaranta, ma forse, il più sorprendente è senza alcun dubbio Viale Tunisia 50, realizzato dal duo Mario Asnago e Claudio Vender che nel 1935 progettarono questo palazzo che a voler vedere era così “avanti” che pare costruito solo pochi mesi fa e non 85 anni fa.
L’edificio, monumentale e monolitico, ha una facciata rivestita in candido travertino ed è suddivisibile in due parti, la parte inferiore, il volume compatto dell’edificio è scandito dal serrato ritmo delle finestre verticali provviste di piccoli balconcini, mentre nei piani superiori prevalgono i leggeri balconi e lo sfondamento della facciata, che arretra di mezzo metro, differenziando così il blocco superiore da quello inferiore creando un effetto chiaroscuro che movimenta la superficie e alleggerisce la parte alta.
Naturalmente l’architettura di quel periodo ha regalato alla città anche una meraviglia di ingressi spettacolari, uno a fianco dell’altro, come al civico 27, 42, 32 e 44 (di Paolo Mario Lamborizio realizzati tra il 1936 e il 1938) e il 30. Ancora di Giuseppe Martinenghi sono i palazzi ai numeri 41 (1937), 15, 36, 38, 43 (1938)
Concludiamo con il lotto posto ad angolo tra il viale e via Lecco, dove nel 2012 venne demolito lo stabile precedente, realizzato sul finire dell’Ottocento ma realizzato senza pretese architettoniche, data la presenza della ferrovia. Qui, dopo la demolizione avrebbero dovuto realizzare un hotel dalla forma abbastanza strana, uno zigzag come in molti lo chiamarono, ma con la crisi immobiliare e fallimenti anche questo progetto pare naufragato completamente, per fortuna diremmo noi, visto che la collocazione non era idonea per la sua costruzione.
Nel 2015, sembrò pronto per ripartire, ma da allora non si fece più nulla e ancora oggi il lotto rimane un enorme buco da colmare.
Con un bel arredo urbano e con la piantumazione d’alberi potrebbe essere una delle più belle vie di Milano.
Peccato che la zona è infestata da feccia varia.
Vero. Anche se molti palazzi sono gioielli di architettura, l’impressione che ho sempre avuto, sistematicamente ogni volta che ci vado è di un posto squallido, cheap, pericoloso.
Le portinerie dei palazzi e condomini di Milano sono uno spettacolo. Ben poche città al mondo hanno portinerie belle come quelle di Milano.
Se curassero gli spazi pubblici, ripulissero le facciate, un po di illuminazione ad hoc….migliorerebbe…gli edifici sono belli ma in un vontesto decadented e cupo…..
Dimezzare il traffico auto, sostituire le vecchie rotaie del tram con rotaie silenziate (o con un bel filobus silenzioso).
Creare aree verdi.
Fare zone 30kmh nei dintorni.
Il viale così come è ora è un’autostrada cittadina
Interessante gli edifici dell’ing. Mario Lamborizio
Perché nessun cenno a viale Tunisia 10 . Tra altro Fa parte del libro Taschen Ingressi milanesi . Mi piacerebbe conoscere il nome dell’architetto e l’anno di costruzione e (credo 1940) . Grazie
Sapete il nome del progettista dell’ edificio in piazza santa Francesca Romana 1 ? Quello esattamente di fronte alla omonima chiesa? Grazie