Milano | Barona – Forrest in Town: nuovo “complesso all’antica”

Una sapiente operazione di riqualificazione architettonica, a cura del Gruppo Building e firmata dallo studio DFA Partners, che nasce dal recupero di un’ex area manifatturiera, l’ex fabbrica Galbani, memoria del passato produttivo dell’area dove sorgeva l’antico nucleo della Barona. Realizzato secondo l’antica tipologia a corte milanese è impreziosito al centro da un parco di 6.200 metri quadrati su cui si affacciano i vari edifici del complesso.

Ci troviamo alla Barona storica, tra le vie Biella e Via Bonaventura Zumbini.

In parte recupero e in parte reinventato ma in stile rurale-chic, il nuovo complesso ci piace molto e si colloca in un contesto dove persistono antiche cascine e condomini anni Cinquanta e Sessanta.

Il lotto è ora occupato da alcuni edifici di varie epoche: edifici rurali dell’Ottocento, edifici magazzino del primo Novecento, ma soprattutto rifacimenti più recenti, degli anni Cinquanta e Sessanta. Utilizzati come magazzini, carrozzieri e altri settori nel manifatturiero. Al centro presenta una vasta corte con al centro, miracolosamente un’area verde che ha suggerito il nome del complesso: Forrest in Town (foresta in città).

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

16 commenti su “Milano | Barona – Forrest in Town: nuovo “complesso all’antica””

  1. Ma è un fake pazzesco, tipo il Venetian Resort Hotel Casino di Las Vegas… Mah, mi sfugge il senso di tali americanate fatte in Europa. Una resa alla ricerca di uno stile proprio dell’epoca che si vive, un’operazione da cultura debole, subalterna, minoritaria, retrograda, conservatrice, insomma, da vecchi. Che tristezza, invece di sognare il futuro, siamo ridotti a scimiottare il passato.

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    • Più che altro, come spesso accade a Milano, serve a poco fare un singolo intervento di recupero dell’antico quando il contesto circostante è ormai irrimediabilmente compromesso e mediamente terrificante, dal punto di vista urbanistico.

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    • Vai Francesco, stracciati pure il petto (argh!), parto io: mi fa cagare! Sembra un set di Cineccità con le facciate finte. E’ penoso che riprodurre cose di eri e che non si sappia immaginare qualcosa per l’oggi o per il domani. E’ preoccupante che con nuove tecnologie, nuovi materiali, nuovi processi produttivi, nuovi sistemi di progettazione si sia così privi di cultura e immaginazione per non costruire anche una nuova estetica, anche a costo di sbagliare.

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      • Beh, di sbagli – o per meglio dire di sgorbi grigio topo con finestre asimmetriche e serramenti con la consistenza del domopack – è purtroppo piena Milano e forse sarebbe ora di darsi una regolata.

        Il complesso, da quel che si può vedere, sembra bello.

        Ottimo che si continui a migliorare tutti i quartieri di Milano, anche quelli che non fanno parte del circolino della evve moscia.

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  2. Mi sono sempre chiesto come si sarebbe potuta recuperare decentemente quella cascina storica.
    Oggi ho avuto la risposta.
    Non sarà filologicamente ineccepibile, ma siamo sicuri che bisogni sempre ‘tornare indietro’ a un passato idealizzato e non guardare avanti verso qualcosa di nuovo, come è stato fatto?
    Insomma, una bella sorpresa.

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  3. Il vero falso storico è voler fare edifici moderni postmoderni nel 2020…

    Questo è un bellissimo complesso che segue la contemporaneità

    Del 2020.
    Non del 1990 1980 ndr

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  4. bha ma seriamente c’è gente che si indigna per questo?
    sicuramente bisogna vedere il progetto finale per giudicare e capire se davvero si sentirà quell’effetto da outlet o Theme Park.
    Se bisogna citare architetture storiche preferisco i primi del 900 piuttosto che l’estetica postmoderna.
    Inoltre nello specifico qusto recupero degli spazi comuni con questa ariosa corte interna mi pare molto bello.
    Incredibile avessero fatto il classico cubo da 8 piani a balconi sfalsati la gente avrebbe criticato meno….

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  5. A me piace molto , lo trovo molto piu autentico e con una storia, almeno architettonicamente, Il parco molto meno . Comunque nel complesso mi piace, molto meglio cosi che inventarsi nefandezze moderne senza senso ed esteticamente da brividi . Ce ne fossero di recuperi cosi

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  6. Il complesso sorgerà sull’area della storica Cascina Barona, come tante oggetto di cambiamenti, riutilizzi, incendi, ecc. Sta di fatto che l’immobile faceva parte della memoria storica e dell’antica vocazione rurale del territorio. Un bene culturale che andava protetto e che sarebbe stato logico ristrutturare in maniera “filologica”.
    Ma Milano è città senza memoria, senza cultura, senza radici, senza amore. Meglio radere al suolo e fare, al solito, un bell’investimento economicamente vantaggioso, con la beffa di ritrovarsi con un falso antico al posto di un’autentico, prezioso e raro recupero delle fondamenta del Quartiere Barona.
    Volete un aggettivo all’operazione? Trovatelo voi!

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