Milano | Porta Venezia – Quando Corso Buenos Aires aveva gli alberi

Corso Buenos Aires aveva gli alberi. Ebbene sì. A dire il vero li aveva quando ancora si chiamava Stradone per Loreto.

L’antico Stradone per Loreto assunse il 7 giugno 1878 il nome di Corso Loreto; soltanto all’inizio del secolo prese il nome attuale nel primo tratto, cioè fino all’incrocio di via Ponchielli, dove si trovava l’osteria del Con-
vento Vecchio; fino al 1906 il resto dello stradone continuò a chiamarsi corso Loreto.
Prendeva nome dal villaggio di Loreto, sorto attorno alla chiesuola e al convento dei frati di S. Bernardo posto dove oggi la via Pecchio sbuca in piazza Argentina. Lungo il primo tratto dello Stradone s’innalzava uno dei lati del Lazzaretto di manzoniana memoria, che fu demolito tra il 1882 e il 1890, per costruire sull’area un nuovo quartiere d’abitazione popolare.

Ancora nei dipinti d’epoca, come in quello di Mario Gozzi del 1830, che rappresenta lo stradone a lato del Quattrocentesco Lazzaretto, alberato con due filari, si presume fossero pioppi neri, posti ai lati della strada.

Questi alberi li troviamo miracolosamente ancora presenti in due foto dove si trova oggi Piazza Lima, una della fine dell’Ottocento e l’altra del primissimo Novecento (oramai già in parte eliminati).

Come si è detto più volte, il Corso Loreto, poi dedicato alla capitale dell’Argentina, Buenos Aires, dal 1863/64 venne solcato da un viadotto ferroviario rimosso solo nei primi anni Trenta del Novecento, quando la vecchia Stazione Centrale venne demolita. Il viadotto si trovava esattamente dove oggi si trova l’incrocio del corso coi viali Tunisia e Regina Giovanna.

Lo stradone di Loreto, verso la fine dell’Ottocento, iniziò a venire urbanizzato come accennavamo poco sopra. Sino ad allora vi si trovavano solo: il lungo fianco del Lazzaretto, qualche cascinale, la stazione di posta (oggi l’edificio bianco del negozio Benetton) e la chiesa di Santa Francesca Romana.

Nel primo tratto si volle dare un’impronta “nobile” con edifici eleganti e molto decorati, come il Palazzo Luraschi al numero 1, famoso per le statue dedicate ai Promessi Sposi. Nel frattempo, al volgere del XIX Secolo, si mise mano all’arredo urbano sino ad allora inesistente. Così il tratto che da Piazza Oberdan (Porta Venezia) giungeva sino al cavalcavia ferroviario, più largo, venne abbellito con due filari d’alberi della specie Robinia Umbraculifera, mantenute basse.

Di seguito alcune immagini d’epoca che mostrano il corso alberato nel primo tratto.

La Belle Époque, gli alberelli, i marciapiedi larghi, i caffè e i nuovi negozi, fecero apparire il corso come un bel boulevard parigino. Peccato che, oltre gli archi del cavalcavia ferroviario svanisse per diventare una normale strada che rastremando portava alla rotonda di Loreto.

Qui di seguito un piccolo esempio di come apparisse il corso e di come appare oggi, i commenti li lasciamo a voi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, per scarsità dei materiali e per l’esigenza di avere una fonte di riscaldamento, molti alberi vennero abbattuti per diventare legna da ardere. Così, con ogni probabilità capitò ai poveri alberelli di corso Buenos Aires la stessa sorte. Dopo la guerra, vennero ripiantati, come possiamo notare dalle foto dei primi anni Cinquanta. Naturalmente solo nel tratto già alberato, che andava da piazza Oberdan a viale Tunisia.

L’arrivo della Metropolitana sul finire degli anni Cinquanta del Novecento, sancì la fine del pezzo alberato di corso Buenos Aires. La stazione di Porta Venezia M1 venne realizzata con una soletta troppo poco profonda così da togliere spazio alla terra necessaria per gli alberi (fu anche uno dei motivi per cui la Giunta Moratti non riuscì a riportarli lungo il corso).

Stessa sorte avvenne anche agli alberelli di piazza Argentina, un tempo ben alberata e oggi abbellita da grandi vasi e piante un po’ spoglie.

Speriamo si possa a breve, proseguire con la proposta di riqualificazione, che prevede la piantumazione in grandi alberi in vaso, che diano nuovo aspetto alla grande arteria commerciale di Milano.

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15 commenti su “Milano | Porta Venezia – Quando Corso Buenos Aires aveva gli alberi”

  1. Sempre più convinto che una strada così importante dovrebbe essere pedonalizzata o almeno modificata come via Torino, marciapiedi larghissimi, naturalmente pista ciclabile e zero auto in sosta se non posti per disabili e carico/scarico. Accesso solo a mezzi, taxi e residenti.
    Urge anche un ripensamento di area C, c’è troppo traffico nella cerchia, vanno aumentate le tariffe di accesso e con quei soldi raccolti in più va favorito il trasporto pubblico.

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    • Come fai personalizzare corso Buenos Aires, è impossibile..è la strada che porta a monza e alla tangenziale est..si intaserebbero come non mai tutte le altre vie limitrofe

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      • Come fai? Lo fai e basta. Le auto se ne andranno altrove, la via si riempirà di persone. Come piazza duomo, come corso Vittorio Emanuele. Togli le auto, arrivano le persone. Non è un mistero che pedonalizzando aumenti gli affari. Via Paolo Sarpi? Corso Garibaldi? Corso Vittorio Emanuele? Erano tutte vie trafficate una volta.

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        • Ripeto forse non ti è chiaro…c’è la tangenziale est e monza in quella direzione…poi vaglielo a dire a quelli che abitano nelle vie vicine che si ritroveranno un traffico assurdo costante…che ottusità ragazzi

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          • Sono d’accordo con anonimo delle ore 8.00.
            L’ottusità e l’imbecillità dell’altro anonimo è veramente preoccupante. Dire “la pedonalizziamo e basta” è indice di forte ottusità e fortissima miopia. Un ragionamento fatto col culo invece che con la testa, come peraltro fanno gli elettori della sua parte politica che è ovvia.

            Si possono chiudere piccole strade secondarie, non una grandecstrasa di collegamento. Come si fa a pensare il contrario?

      • gli atti valdalici sulle alberature sono purtroppo noti anche ad opera degli ambulanti. E non solo sulle alberature: in via Spallanzani le parigine dell’area pedonale vengono sistematicamente divelte dagli addetti al carico scarico merci dei negozi della via (UF ne ha fatto più volte un articolo)

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        • Si ma non ci sono molti ambulanti in Buenos Aires. E a ben vedere nemmeno molti “commercianti”: sono ormai tutti venditori di cineserie imbellettate di proprietà di questo o quel franchising: te lo vedi un ragazzo pagato un pugno di riso per vendere mutande firmate che prima di andare a casa versa la candeggina in un povero alberello in un vaso per far contento…il gestore del fondo di investimento proprietario della catena??

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        • Che bello se ritonassero gli alberi nel Corso. Ma non ingabbiati in griglie striminzite, ci vorrebbe qualche aiuola un po’ ampia.

          Diminuire il traffico estendendo Area C fino alla circonvallazione di Loreto e rendendola più severa. Chi vuole usare l’auto, paga. Per i residenti qualche permesso gratis, ma oltre un tot di volte pagano anche loro.

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      • Al di la delle esagerazioni, è vero che i commercianti non voglio alberi in Buoens Aires… in generale non vogliono nessun cambiamento che riduca il traffico auto. La ritengo una visione obsoleta…

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        • Confivido gli alberi in Buenos Aires. Ma tendere la via pedonale è una stronzata stile PD
          Ossia fatta senza pensare alle conseguenze negative sul traffico.
          Un po’ come farebbe quello scemo di Wf, tanto per capirci

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          • Peccato non riuscire a vedere un altro modello di vita urbana

            E dire che un giorno arriverà ed quelli che non riuscivano a scorgerlo da lontano, si scorderanno di avere mai vissuto una vita nel traffico e una patetica memoria traditrice farà dir loro di essere stati sempre a favore della pedonalizzazione della città, senza provare vergogna

          • Si può essere più o meno d’accordo su quanto uno scrive. Ma non insultare. Ti prego, esponi le tue valide ragioni, ma senza insulti. Sarai più apprezzato e probabilmente le tue idee lo saranno altrettanto. Grazie 🙂

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