La Sovrintendenza di Milano ha “regalato” lo scorso weekend (10 e 11 ottobre 2020) due giorni di visite guidate al cantiere del Parco Archeologico dell’Anfiteatro Romano di Milano a Porta Ticinese.
Noi siamo andati a “sbirciare” da vicino quest’importante cantiere nel centro storico di Milano. Come avevamo già appurato nei precedenti articoli, le indagini archeologiche hanno portato alla luce altre grandi porzioni delle fondamenta radiali dell’antico Anfiteatro Romano di Mediolanum. L’accesso è avvenuto dalla piccolissima via Collodi (una via mai completata che parte da via Conca del Naviglio).
La spianata del cantiere si apre alla vista. Qui sorgeva, incredibile ma vero, un anfiteatro di circa 155 x 125 metri, il terzo per dimensioni dell’Italia romana dopo il Colosseo e l’anfiteatro di Capua. Si è stimato avesse un’altezza di circa 35/38 metri, pari ad un palazzo di 9/10 piani.
Il nuovo parco di circa 100 mila mq, con i resti antichi lasciati a vista sarà pronto con ogni probabilità tra due anni. Ricordiamo che il progetto prevede la sistemazione dell’intera area, raddoppiata dopo l’acquisizione da parte del Comune di quasi tre terzi del terreno, di proprietà private fino a qualche anno fa, a verde, con la riproduzione dell’impronta del “Colosseo milanese” realizzata con cespugli sagomati di bosso e cipressi posti ad anello, dove si trovava la facciata.
L’area dove sorse l’anfiteatro, era esterna alle mura difensive, questo per motivi logistici e sociali. L’affluenza di molta gente (poteva contenere più di ventimila spettatori), doveva garantire anche una sicurezza per la stessa città. La collocazione esterna garantiva un miglior controllo della situazione. Venne realizzato nel I secolo d.C., e fu distrutto e smantellato già nel 400 dopo Cristo, anche perché molti dei suoi materiali vennero impiegati nelle fondamenta della Basilica di San Lorenzo e per le mura difensive di Milano.
Al suo posto, una volta “spianato” vennero man mano edificati edifici di vario genere, compreso il monastero di Santa Maria alla Vittoria, ancora presente in parte. Verso via Conca del Naviglio si trova ancora un edificio sette-ottocentesco (realizzato su resti ancora più antichi) in apparente abbandono. E’ di proprietà del Comune che ne vuole fare, una volta restaurato, uno spazio legato al parco archeologico.
Al centro di quella che fu l’arena, si trovano un platano, una Cercis siliquastrum e un glicine, che saranno a breve (si è attesa la giusta stagione) traslocati ai lati del parco, quindi salvati come le altre piante già riposizionate lo scorso inverno.
Al centro sarà riprodotta l’ellissi dell’arena, dove si svolgevano i combattimenti. Sarà uno spazio predisposto per eventi, come concerti o attività teatrali all’aperto. Naturalmente è stato cercato di riportare all’altezza originale il livello del selciato.
Si vede, nella foto, l’ellissi tracciata nel terreno
I sondaggi archeologici hanno portato alla luce altre grandi porzioni delle fondamenta in agglomerato di ciottoli dell’edificio romano. Con ogni probabilità se venisse scavato tutto il terreno, salterebbe fuori quasi l’intero anello a spicchi delle fondamenta. Però, come ci è stato spiegato, si è deciso di lasciare esposto solo quanto trovato perché mantenerne la durata senza che si rischi il degrado nel tempo è un’operazione costosa e rischiosa per i manufatti. Pertanto i resti saranno messi in sicurezza per poter affrontare al meglio le intemperie atmosferiche. L’esser rimasti sepolti per tutti questi secoli ne hanno preservato la forma, una volta esposti, potrebbero venire intaccati e cadere in un rapido degrado.
Della presenza di un’arena a Milano si sapeva da sempre, ma i primi sondaggi vennero effettuati solo negli anni Trenta del Novecento, grazie soprattutto alla volontà di Alda Levi, alla quale è dedicato il vicino museo (che si trova in via De Amicis 17). Dalla archeologa vennero condotti dei primi rilievi che portarono alla luce i primi reperti. I resti ritrovati furono lasciati esposti nel primitivo parco archeologico allestito a partire dagli anni Settanta. Nelle foto a seguire potete vedere i muri già esposti, oggi un po’ compromessi dai 50 anni di esposizione all’aria aperta. Coi nuovi reperti saranno utilizzate delle tecniche più avanzate che ne dovrebbero salvaguardare la durata al meglio.
Nella parte orientale dell’area, verso via Arena e la chiesa di Santa Maria della Vittoria, è stata trovata una porzione di muro realizzata in scaglie di pietra anziché in ciottoli di fiume come gli altri reperti. Questa differenza era dovuta perché doveva reggere la parte più pesante e più alta, la facciata, dell’edificio. L’apertura ben visibile tra le due porzioni di muro fa presumere alla possibile presenza di un grande arco per gli ingressi trionfali all’interno dell’arena (come abbiamo cercato di semplificare nella grafica qui di seguito).
In questo punto, segnato da un nastro posto al centro, tra i due blocchi, passa il diametro più lungo dell’ellisse.
Durante gli scavi sono stati trovati dei mattoni sesquipedali a forte spessore, utilizzati per l’alzato e appoggiati sulle fondamenta.
Qui di seguito tre immagini scattate dall’alto che mostrano l’area del futuro parco da un aspetto differente.
A questo link, trovate invece un po’ di storia e la nostra ricostruzione evocativa di come poteva apparire l’anfiteatro di Mediolanum.
beh, le nuove sezioni scoperte danno senz’altro più senso all’intera operazione. non male
Bellissimo progetto e belle novità…
Interessante idea, la manutenzione del verde sarà fondamentale
Sogno ad occhi aperti una parte ricostruita da Edoardo Tresoldi.
@Comune di Milano sei in ascolto ?
Non si potrebbe abbattere qualche palazzina che deturpa l’armonia del progetto?
Quanto sarebbe bello poter avere il parco con tutte le rovine a vista… anche perchè ho il terrore a pensare a chi e come gestirà i cespugli di bosso sagomati
Bel progetto e sicuramente innovativo. Bravi! Adesso speriamo che il parco venga, una volta ultimato, utilizzato veramente per manifestazioni come concerti od altro
Quell’edificio abbandonato di proprietà del comune andrebbe abbattuto per dare maggior completezza al progetto del parco. Folle che lo vogliano tenere e restaurare.
Io non capisco, magari perché non sono un archeologo, e mi chiedo: se si teme che la esposizione delle nuove fondamenta scoperte debba innescare il loro degrado come accaduto, perché non riseppellire anche quelle già a vista da 50 anni? L’Italia é l’eccellenza mondiale dei restauri e dei recuperi, e non si conosce una tecnica una, che permetta di lasciare a vista tutta la struttura? E dico: i resti romani di Milano sono già cosi’ esigui eccezione fatta per le colonne; perché bisogna riseppellire una traccia cosi’ maestosa? Ma il Duomo, che é forse la cattedrale al mondo piu’ complicata da curare, non é forse costantemente in manutenzione e restauro coi proventi degli ingressi e delle donazioni alla veneranda Fabbrica? E allora perché non si puo’ prevedere un biglietto di ingresso per finanziare un trattamento che permetta di ammirare quello che esiste e che puo’ emergere in tutta la sua interezza? Costerebbe piu’ che visitare il Duomo? E cosa costerebbe la manutenzione delle siepi che replicano le fondamenta visto che saranno da tenere sagomate e irrigate costantemente come un giardino all’italiana?
Ma vogliamo mettere l’attrattiva data ai turisti da vere vestigia rispetto a un giardino? Cosa fra le due soluzioni motiverebbe un viaggio ad uno straniero???