Ultimo tassello dell’area delle Ex Varesine, dove si trovava lo scalo ferroviario della vecchia stazione Centrale e successivamente la stazione ferroviaria detta delle Varesine. Venne scelto questo nome perché da qui partivano i treni per Varese e il Nord Ovest, sino a quando nei primi anni Sessanta del Novecento venne eretta la nuova Stazione Milano Garibaldi.
Per decenni al posto delle ferrovie vi furono le giostre, le Varesine, nome rimasto all’area ancora oggi col nome di Porta Nuova Varesine.
Dovremo aspettare la fine del primo decennio del 2000 per vedere l’avvio della riqualificazione di un area in mano soprattutto alle Ferrovie dello Stato che era rimasta pressappoco abbandonata. Case fatiscenti e in decadenza affiancate alle torri anni Sessanta che annunciavano grandi idee urbane rimaste sulla carta.
Quest’anno, 2021, finalmente l’ultimo tassello della riqualificazione è stato terminato, col completamento del palazzo di via Vespucci 8.
Questo progetto di Arassociati per residenze di lusso si sviluppa nel nuovissimo centro di Porta Nuova su un’area posta alla testa dell’isolato urbano che fronteggia il complesso delle torri Solaria alla confluenza tra le vie Marco Polo, Joe Colombo e via Amerigo Vespucci. La definizione del fronte d’angolo dell’edificio è tema specifico ed elemento eccezionale dell’architettura.
Il nuovo edificio, alto 10 piani su via Amerigo Vespucci, viene costruito in appoggio a quelli attigui uniformandosi alle loro altezze con dei corpi più bassi e formando una corte privata con un esclusivo giardino interno. La totale libertà del corpo principale permette di sviluppare tipologie ampie e con doppio affaccio caratterizzate da grandi terrazzi lineari ingentiliti dal verde, quasi come giardini pensili.
Verso la zona pedonale che porta alla scalinata di piazza Alvar Aalto, il raccordo curvo del basamento dell’edificio (primi due livelli) diventa cardine e punto di riferimento urbano dello slargo tra le vie. Invece, il volume superiore, squadrato e lineare, viene alleggerito da logge scavate nella massa e proposte come elemento eccezionale ma anche di continuità.
L’edificio ci piace molto, si inserisce perfettamente nel contesto fatto sia di edifici d’epoca, sia di nuove e avveniristiche architetture.
Il linguaggio lineare che privilegia la percezione orizzontale dell’edificio tramite marcapiani che lo avvolgono in continuità lo rende simile ai palazzi costruiti negli anni Cinquanta, facendolo percepire come qualcosa di sempre esistito agli occhi moderni.
La parte bassa che affaccia su via Amerigo Vespucci rimane molto ariosa e funge da filtro tra l’interno del complesso e la zona pedonale. Molto suggestiva la parte posta ad angolo con colonne inclinate e doppia altezza.
All’interno gli inquilini troveranno un fitness center con doppia piscina su via Joe Colombo, una interna e una esterna. Il complesso è inoltre dotato di tre piani interrati con cantine e 131 box.
Naturalmente l’edificio è stato disegnato con un’architettura contemporanea che sottolinea il rapporto con la luminosità degli ambienti tramite ampie terrazze. Queste segnano il volume e caratterizzano il rapporto con la città e la vista panoramica su Porta Nuova.
I materiali esterni evidenziano la scomposizione delle masse dell’edificio e promuovono una varietà architettonica urbana alternando ampi loggiati vetrati a parti lapidee più chiare e massicce.
Il tutto è caratterizzato da una forte trasparenza data dalle grandi vetrate e dai parapetti delle logge, mentre le terrazze degli attici all’ultimo livello sono impreziosite dal verde contenuto in fioriere integrate ai parapetti. Particolare cura è stata data ai lati corti dell’edificio, segnati da loggiati panoramici che degradano progressivamente e regolarmente raccordando i volumi ed andando quasi a legarsi al disegno del giardino interno.
Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi, Arassociati
Info: Arassociati
via Amerigo Vespucci, via Marco Polo, via Joe Colombo, Porta Nuova, residenze Vespucci, Arasociati
Un progetto scadente, che certamente non finirà in nessun annale di Architettura.
Pessimo l’innesto della parte vetrata con quella superiore, dettagli da Vanzina come i faretti sui balconi.
Un’accozzaglia del peggio di quanto va ora per la maggiore fra i costruttori. Pertanto, ovviamente, venderà bene.
Illustre arch. Frank Lloyd Wright, commossi e genuflessi la ringraziamo per il suo illuminato giudizio.
Non finirà negli annali di architettura, ma non è nemmeno un pugno nell’occhio. È una dignitosa reinterpretazione del classico condominio borghese milanese degli anni 50-60.
Quanto poi all’ affidabilità degli annali di architettura….
Anche le Vele di Scampia e il Corviale a Roma (o il Monte Amiata a Milano) ai loro tempi furono osannati come capolavori… ma personalmente, se proprio mi dovessero regalare un appartamento, lo preferirei qui.
Se poi tu il tuo lo preferisci al Gallaratese perché è stato negli annali ai suoi tempi… beh… de gustibus…
Questo edificio è importper il fatto che lo hanno costrutito fuori dal perimetro canonico di Porta Nuova.
E si spera che possa essere elemento di stimolo per portare la riqualificazione della zona oltre i suoi ristretti confini.
In quell’effetto contagio positivo di cui si parla sempre… per la città.
Non è affatto fuori dal perimetro di Porta Nuova, fa parte del lotto Porta Nuova Varesine come l’articolo spiega benissimo. E intorno ornai quello che si poteva riqualificare è già tutto riqualificato.
Forse non frequenti spesso la zona, ma sono anni che via Vespucci è tutta ristoranti e locali e accanto ci sono le Ville Urbane di via Joe Colombo. Via Marco Polo è ancora fatta di case vecchia Milano, ma che non hanno particolare bisogno di essere “riqualificate” (leggi gentrificate)
Molto bello ! Perfettamente integrato con il contesto
Per me è troppo alto e pesante, un paio di piani in meno ed era decisamente meno impattante.
Non pensi che un paio di piani in meno sarebbero stati un po’ troppo “impattanti” sul bilancio dei costruttori una volta avuto la cubatura?
Certo che lo penso, ma se questo è il criterio, raddoppiamo le volumentrie così i costruttori guadagnano di più. Poi se la città è più bella e vivibile è un altro tema…
Certo che lo penso, ma se questo è il criterio allora aumentiamo tutte le volumetrie a piacere, così il povero costruttore gode ancora di più. Poi per bellezza e vivibilità della città ne parliamo un’altra volta…
No, non si possono aumentare le volumetrie a piacere, in certi casi si può’ derogare ma non lo decide certo il costruttore (a meno che il suo cognome inizi per Calt e finisca per irone)
Che invidia l’area pedonale. I ricchi possono vivere in belle aree pedonali, senza auto e traffico.
I poveri vivono in zone infestate dal parcheggio selvaggio, con strade con marciapiedi stretti e con asfalto ammalorato, in vie che soffocano di traffico..
Vabbè, una constatazione di quanto le aree pedonali e senza auto siano una ricchezza, auspico che la città possa diventare più pedonale ovunque, non solo nei quartieri del centro.
Constatazione triste ma appropriata
Bello… In che zona di Corvetto si trova? Ah è in Porta Nuova…
raga basta leccare il culo a sti architetti amici
questo progetto è una banalità disarmante e scarso a partire dall’uso dei materiali.
Concordo, che sviolinata! Non sembra un articolo scritto da UF, ma piuttosto sembra passato a UF…
sei un povero decerebrato
questo blog per decerebrati si conferma ancora un covo di sfigati. un bellissimo intervento che arricchisce una zona sempre più riqualificata, il paragone tra prima e dopo è pazzesco.
però qui ci si lamenta perchè non è un progetto iconico da manuale di architettura da tramandare ai posteri… fatevi curare, fatevi una vita, fate qualcosa, ammazzatevi anche