È stato presentato l’altro ieri da Politecnico di Milano, Comune di Milano e Regione Lombardia il progetto che riguarda l’area della Goccia in Bovisa, dove già sorge l’università. Il campus, con un investimento di 100 milioni si espanderà con alcuni obiettivi che il Comune di Milano aveva fissato nel piano Milano2030 e in un successivo accordo con l’università, che è stato alla base dei finanziamenti ottenuti dallo Stato e dalla Regione.
Il primo grande tassello per questa trasformazione riguarda il “Parco dei Gasometri” il “bosco” spontaneo che è cresciuto al posto delle industrie in abbandono da decenni e dove si trovano le due strutture metalliche dei gasometri. Il Politecnico promette di realizzare almeno la prima parte in tempi rapidi con l’avvio entro la fine dell’anno.
I due ex gasometri verranno recuperati e trasformati, uno dedicato all’insegnamento, l’altro per attività extra, specie in ambito sportivo, diventando e rimanendo il simbolo stesso della Bovisa. Il verde alla Goccia rimarrà e arriverà a superare i 200 mila metri quadrati.
Il piano aveva rivisto di molto gli aspetti costruttivi, di fatto concentrando quasi tutte le volumetrie sopra l’impronta delle vecchie fabbriche. Ci saranno quindi dei primi interventi per recuperarle e trasformarle in aule, residenze universitarie e sedi di imprese che investono nella ricerca congiunta con il Politecnico, come STMicroelectronics NV. Verrà realizzato un parco universitario nella parte di connessione tra l’attuale sede universitaria, i gasometri e i nuovi spazi recuperati, mentre sul resto della zona, che è profondamente inquinata, si tenteranno altre modalità di recupero dei suoli meno invasive e più impostate sul lungo periodo, studiando la possibilità di aprire nel mentre percorsi di attraversamento consentiti.
L’area incastrata dalle ferrovie con due stazioni, quella di VIllapizzone e quella di Bovisa, ha assunto la forma ovale di una goccia d’acqua, ecco perché del nome dato affettuosamente di “Goccia”. In quest’area, all’epoca lontana dalla città, nel 1905, l’Union des Gaz di Parigi iniziò la costruzione delle nuove e imponenti officine in grado di produrre 300 mila metri cubi al giorno di gas ricavato dalla distillazione del carbon fossile, che avrebbero più che raddoppiato la disponibilità di gas in rete per l’illuminazione della città. Prima dell’arrivo della azienda transalpina l’illuminazione sia pubblica che privata, limitata a poche strade del centro e a poche case di nobili, funzionava prevalentemente ad olio. La posizione scelta, circondata dalle ferrovie, agevolava le operazioni di carico e scarico della materia prima che giungeva via treno. Nel corso del tempo Union des Gaz diventa il più grande centro di produzione e distribuzione di gas, primato che mantiene fino agli anni Settanta quando, con il passaggio dal gas al metano, gli impianti vengono smantellati e negli anni Ottanta la proprietà passa ad Aem. Il tutto finisce nel disuso già negli anni Novanta del Novecento e da allora si è cominciato a parlare di una riqualificazione che ha sempre tardato ad arrivare dovuta soprattutto dai costi elevati per le bonifiche.
Qui di seguito alcune immagini dal sito The Submarine, da un loro reportage del 2016.
Referenze immagini: The Submarine; Milano Sparita; Comune di Milano
Bovisa, Goccia, Villapizzone, Politecnico, Politecnico di Milano, Comune di Milano, Regione Lombardia,
I gasometri potrebbero essere spostati al BAM per fare compagnia alla Torre Unipol
Amo ci fai spezzare, continua ti prego….
E’ da oltre 20 anni che se ne parla !!!!! speriamo sia la volta buona e che le bonifiche da fare non blocchino il tutto nuovamente
Dal 1952 al 1958 ho abitato in via Siccoli 33 e i gasometri facevano parte del mio orizzonte quotidiano,insieme alle montagne di carbone e alla gru che spostandosi lungo una rotaia lo caricava …
Sono contenta che i gasometri vengano salvati !