Milano | Mobilità – Bicipolitana immaginaria, linea Blu Oltremare

Molti sapranno che cos’è la bicipolitana e per chi non lo sapesse, la bicipolitana è una rete di percorsi ciclabili costituita da alcuni itinerari identificati, come in una metropolitana, da linee colorate che attraversano la città, seguendo tragitti e direttrici diversi.

Le linee della Bicipolitana creano uno schema ben comprensibile dai fruitori e di grande efficacia. La mappa di linee colorate e numerate, è una mappa prima di tutto mentale, che aiuta i ciclisti a riconoscere i propri itinerari all’interno della città e il gioco di parole che rimanda all’infrastruttura sotterranea, confessiamolo, è molto divertente.

Ogni linea è formata da una sommatoria di piste ciclabili, strade e tracciati che uniscono servizi e punti attrattori secondo uno schema il più possibile razionale e diretto.
A Milano è stato annunciato più volte l’avvio della bicipolitana ma stiamo ancora aspettando. Mentre le Amministrazioni comunali si succedono promettendo l’arrivo di una bicipolitana, ciascuno dei ciclisti milanesi si costruisce quotidianamente la sua personale bicipolitana tracciando i propri percorsi all’interno della città.

Facendo tesoro della mia esperienza da ciclista urbana, provo a condividere qualche principio di progettazione per realizzare la mia bicipolitana immaginaria.
Nella mia versione, le linee dovranno avere nomi evocativi e ogni colore dovrebbe raccontare un’avventura da rivivere tutte le  volte che si pedala da una parte all’altra della città.
La mia prima linea si chiamerà “Blu Oltremare” perché attraversa il nord Milano e apre un itinerario di freschezza tra i distretti Niguarda, Affori, Dergano e Bovisa.

Lo schema della bicipolitana invisibile dovrebbe superare l’impostazione radiocentrica della città di Milano e fornire una alternativa ai flussi di traffico generati dalle auto. Sia viaggiando in macchina che in bicicletta le app e le mappe on line suggeriscono l’impostazione che ricalca le strade e gli itinerari già congestionati dal traffico e obbligano i ciclisti a percorrere le strade già trafficate e poco salubri.
Ad esempio io abito a nord-est e lavoro a nord-ovest: per attraversare Milano da est a ovest secondo lo schema di traffico dominante dovrei avvicinarmi al centro per raggiungere la circonvallazione, percorrerla e riuscire tramite uno dei raggi della città.

Al contrario, la mia personale bicipolitana si sviluppa su strade poco trafficate, attraversa parchi e aree pedonali, scegliendo tragitti lineari e molto diretti: da nord-est, in Bicocca, dalla Collina dei ciliegi attraverso la città verso ovest (e viceversa), vado verso Niguarda toccando il Parco Nord e mi aggancio ad Affori, fino a Dergano, percorrendo la ciclabile di viale Pellegrino Rossi, poi mi infilo nelle stradine di Bovisa e, grazie al passaggio ciclabile della stazione ferroviaria Bovisa, riesco a raggiungere la Goccia dove si trova il Politecnico Ingegneria, Campus La Masa e la stazione Villapizzone.

Forse qualcuno non sa che, se non ci fosse il misconosciuto Passante, la Goccia di Bovisa sarebbe il luogo meno raggiungibile dai mezzi pubblici di Milano ma questo non può che avvalorare la mia tesi secondo cui la definizione di un percorso ciclabile è l’occasione per fornire una alternativa allo status quo e superare l’impianto viabilistico consolidato che condiziona la vita di migliaia di persone (obbligandole a trascorrere ore nell’abitacolo dell’auto).

Ogni nuova linea di bicipolitana fantastica dovrà fornire una scorciatoia e un tragitto più gradevole dal punto di vista estetico, climatico e ambientale.
Credo che lo stesso si possa fare sviluppando la direttrice est/ovest a sud di Milano, o le linee nord/sud per attraversare la città a est e a ovest del centro, senza passare dalla circonvallazione.. (che fa rima con “prigione” del monopoli).

Scommetto che sia possibile individuare un percorso che tocca gli angoli verdi di tutti i quartieri di Milano e stando in sella potrai scordarti del traffico intenso del mattino o della sera e avere l’illusione di vivere in una citta con l’aria pulita!

Di seguito trovate la traccia della mia Linea Blu Oltremare di Bicipolitana invisibile..
Buon viaggio!

Testo: Valeria Lorenzelli

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Google Streetview

Bicicletta, Pista ciclabile, Tempo libero, Bicocca, Pratocentenaro, Niguarda, Affori, Dergano, Bovisa, Villapizzone,

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

30 commenti su “Milano | Mobilità – Bicipolitana immaginaria, linea Blu Oltremare”

  1. Le mie bicipolitane sono due:

    – Martesana, che ahimè in questi mesi nel tratto di via Idro è tutta un bruttissimo cantiere, con pezzi non più asfaltati e altri pezzi di asfalto malmesso

    – Viale Monza – Buenos Aires – Castello, che sarebbe il massimo senza auto perennemente parcheggiate in modo selvaggio, e migliorerebbe di parecchio se fosse fatta in asfalto colorato, per rendere più visibile agli automobilisti l’area che “dovrebbero” rispettare ma non rispettano mai

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    • La mia bicipolitana è in parte simile alla sua ma più esterna. Da Quarto Oggiaro devo raggiungere Cinisello, quindi percorro tutta via Amoretti e Litta Modignani (aimé non strade bellissime in bici, una pista ciclabile ci vorrebbe e ci starebbe). Poi inizia la parte bella che mi porta verso vie tranquille di Bruzzano, attraverso il parco Nord e poi Bresso.

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  2. Altre bicipolitane praticamente quasi già fatte sono quelle lungo il naviglio grande e naviglio Pavese, oltre a quella verso Argonne/Novegro/Idroscalo.

    Servirebbero cartelli, asfalti colorati e segnaletica orizzontale ben delineata e protezioni e dissuasori contro le auto nei punti più pericolosi.

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    • Non c’è nulla di spaventoso, sarebbero interventi a basso costo che potrebbero incentivare molto l’uso della bici.

      Spostarsi in bici e a piedi sono le due uniche tipologie di spostamento che non prevedono costi per la società e per la città. Incentivarli è la cosa più intelligente che un’amministrazione possa fare.

      Le auto costano (strade, asfalto, ponti, semafori, inquinamento, morti e feriti…) e anche far muovere i mezzi pubblici costa (il biglietto copre il 40%-50% dei costi, il resto lo mette la società), qua si spiega perché tante città importanti stiano incentivando l’uso della bici e disincentivando quello dell’automobile. Noi siamo molto indietro ma pian piano ci arriveremo a fare due conti con la calcolatrice.

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    • Bello! Fatto più volte. Utilissimi i cartelli indicatori, passano per essere cose poco importanti ma segnalare i percorsi ciclabili è una delle tante cose che si potrebbe fare per rendere la vita un po’ meno difficile si ciclisti.

      Ci aggiungo anche che serve ormai una riqualificazione delle ciclabili esistenti, molte sono vecchie e ridotte malaccio, con buche, asfalto ammalorato e troppi tombini

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  3. Le ciclabili sui marciapiedi senza dislivello/cordolo sono pericolosissime, si rischia (e una volta mi é capitato) di investire pedoni che le occupano repentinamente. Una bici viaggia a 30km/h, velocità a cui il trauma cranico può essere già mortale, se non sono rettilinee e protette da cordolo, io trovo più sicuro andare in strada. In particolare sono ideali le strade con larghezza leggermente inferiore a due carreggiate, che lascia spazio agli automobilisti per sorpassare in sicurezza. Al contrario l’amministrazione tende a restringere, con risultato di essere continuamente sfiorati dalle auto che non rispettano (e mai rispetteranno) le zone 30.
    Inoltre le ciclabili devono essere realizzati lungo gli assi più frequentati, cioè tutte le circonvallazioni e gli assi di penstrazioni tranviari. Lo spazio si potrebbe trovare eliminando i parcheggi a bordo strada. Anche i Buenos Aires e corso Venezia andrebbero eliminati, risolvendo il problema della congestione.

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    • Sì certo. Ora sono le piste ciclabili a essere pericolose. Non le auto che vanno a 100 all’ora, non le moto o gli scooter o i tir o i van delle consegne che guidano come pazzi…

      Dai, riportiamo i discorsi su piani di ragionevolezza, le bici non ammazzano semmai fanno solo bene alla salute e la velocità media di una bici è 10-15, non certo 30 all’ora.

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        • Non non e’ una setta, ci sono secondo me non piu’ di 4/5 sempre i soliti che credono con infiniti giornalieri interventi copiaincolla anti auto anti parcheggi sotterranei e pro bici di fare proseliti per perorare la causa di questa giunta di imbecilli.

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          • Beati voi che siete pro auto, pro parcheggi e pro autostrade ecc. Vivrete benissimo nel traffico e nello smog. Contento voi ?
            C’è secondo me ormai un buon numero di milanesi a cui auto/inquinamento/rumore iniziano proprio a fare schifo.

  4. 30 km/h pedalando sicuramente sono fattibili, se hai un ottimo allenamento. Magari sarà anche una velocità standard su bici elettrica. Di certo non è una velocità raggiungibile dalla stragrande maggioranza dei pedalatori urbani. Men che meno una velocità compatibile con una pista ciclabile di normale scorrimento in piena città. Non raccontiamo balle! 30 km/h è un bel correre, se sei su un tratto urbano in mezzo a tanti altri ciclisti. Da incivili scriteriati prepotenti ecc. ecc. ecc. Tra i 10 e i 20 km/h sono i valori IMHO corretti. Altrimenti con minima spesa uno va a farsi le corsette al velodromo del Parco Nord, se vuole fare allenamento. La viabilità urbana NON è una pista x allenarsi o per fare il figo. Al velodromo se sei capace puoi superare i 50 all’ora, senza un vigile che ti dia la multa.

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  5. Ma sai leggere? Analfabetismo di ritorno. Brutto problema
    Che ho scritto? A meno che tu non conosca bici a pedalata assistita non elettriche. A carburo forse. Ma taci!

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  6. 30km/h orari non saranno alla portata di tutti, però sono alla portata di molti di quelli che usano la bici per andare a lavoro e fanno 10km ogni giorno.
    Per non parlare delle bici a pedalata assistita che ormai saranno un terzo di quelle che si vedono in giro. Siccome queste piste dovrebbero appunto servire per ridurre gli spostamenti in auto, dovrebbero essere rivolte a questo tipo di utenza e non a chi fa la passeggiata domenicale con bambini al seguito (che possono anche andare sul marciapiede se procedono a <10km/h in zone periferiche non affollate come appunto Bicocca).
    Un esempio di pista ciclabile veramente ben pensata e realizzata è quella tra porta Nuova / piazza della Repubblica / porta Venezia / via Pisani / via Melchiorre Gioia.

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    • Non è vero, io mi sposto in bici per raggiungere qualsiasi luogo a Milano utilizzando una bicicletta da città non assistita che mi consente di raggiungere una velocità massima di circa 20-23 km/h (avendo un’esperienza decennale di uso della bici in città ma senza pedalare come un forsennato). Non ho il contachilometri ma i nuovi monopattini omologati per una velocità massima di 25 km/h mi superano andando leggermente più veloci di me.

      Eppure riesco a spostarmi con tempi decisamente concorrenziali rispetto all’auto (non devo cercare parcheggio) e ai mezzi pubblici (non devo aspettare alla fermata). E soprattutto, dati i vari semafori e imprevisti cittadini, impiego veramente pochissimi minuti in più rispetto ad un’andatura più “sportiva”.

      Chi vuole correre veloce (anche io in passato avevo una bici a scatto fisso e amavo andare in giro come un matto) deve usare la strada, che è decisamente più comoda delle piste ciclabili.

      Il Codice della Strada, al contrario di oggi, dovrebbe obbligare chiunque vuole superare i 25 km/h a non usare le piste ciclabili, come già avviene in alcuni paesi del Nord Europa.

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      • Sbagliato, in Olanda sulle piste ciclabili possono circolare anche motorini 50cc con velocità limitata a 40 kmh.
        La prima volta che l’ho visto ero sconcertato, pensavo, dicono degli Italiani ma anche qui…..
        Poi mi hanno spiegato la regola .
        In Olanda, patria delle ciclabili, viaggiano spesso a più di 25 kmh, perché ne auto ne pedonot stanno sulla ciclabile.
        Se tu pedone stai sulla ciclabile loro non frenano, eventualmente ti fanno il pelo o ti toccano, sei tu pedone nel posto sbagliato.

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    • Alberto, i 30 km/h in bici in città li raggiungi solo con una bici elettrica e per brevi tratti. Anche le auto in città al massimo vanno a una media di 15-20 km/h non certo di più.

      Piste ciclabili davvero ben fatte a Milano non ne abbiamo, c’è un abisso rispetto alle ciclabili olandesi dove tutto è pensato per arginare la strafottenza degli automobilisti e soprattutto la loro pericolosità.

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  7. Quanti interventi si potrebbero fare per rendere più confortevole la bicipolitana “blu oltremare” disegnata nell’articolo!

    L’attraversamento di viale Sarca è stato reso ciclabile grazie agli oneri del nuovo Eurospin, peccato che l’infrastruttura c’è ma non è stata omologata e attivata (i semafori per le bici sono funzionanti ma coperti con sacchetti neri).

    Da via Santa Marcellina a via Ettore Majorana il percorso è tutto su strada o su marciapiede, eppure in via Racconigi ci sarebbe tutto lo spazio per realizzare un percorso che si collega alla ciclabile di Majorana (al posto della famigerata Gronda Nord).

    Per andare da via Enrico Fermi a via Pellegrino Rossi sembra che l’idea originale di chi ha progettato la ciclabile era quello di far passare i ciclisti in via Luigi Pastro (visto il moncone di ciclabile esistente) che però non è stata adeguatamente connessa alla ciclabile di Pellegrino Rossi e il moncone di pista non è ben segnalato e termina dentro una sassaia piena di buche. Il percorso dell’articolo passa su uno sconnesso sentiero pedonale che fa slalom tra gli alberi di un boschetto.

    Quello fatto in via Rosa Luxemburg è ciò che io chiamo “giro dell’oca”, a meno di non studiarselo prima sulla cartina, un neofita che approccia alla bicicletta finirebbe inevitabilmente per sbattere contro uno dei tanti sensi unici del quartiere. In via Baldinucci ci sarebbe lo spazio per realizzare un percorso ciclabile in controsenso e consentire di raggiungere direttamente e in modo logico piazza Bausan e poi la stazione.

    Il percorso disegnato nella mappa per attraversare la stazione di Bovisa fa capire chiaramente quanto sia scomodo quell’attraversamento, ufficialmente pensato per i ciclisti ma di fatto utile veramente solo alle carrozzine dei disabili e non a chi si muove a 15 km/h.

    Nella Goccia è stato creato un percorso pedonale che consente di raggiungere in modo intelligente Villapizzone andando dritti per via Lambruschini, perché non si è pensato a chi si sposta in bici che deve invece deviare verso Nord facendo il giro disegnato nell’articolo?

    Oltre a realizzare i diversi percorsi “bicipolitani”, il Comune dovrebbe “ufficializzarli”, installando dei cartelli che diano indicazione ai ciclisti su quale sia il percorso più efficiente da percorrere.

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  8. Sono automobilista, utente dei mezzi pubblici, ciclista e pedone. Concordo con quanto ho inteso essere lo spirito dell’articolo, le piste ciclabili servono, anzi di più, ma sono fatte male non sono pensate, sono fatte dove si possono fare e dove il politico di turno sbraita per averle. Il pums avrebbe dovuto servire a pensarle, il risultato a pere mio è molto deludente ha perseguito la strda di cui sopra, serve a poco, così come serve a poco (ma crea conflitti) la ciclabile in Buenos Ayres, la pista deve e può essere fatta dove serve e dove meno impatta, ma ancora manca la mentalità non solo a livello politico/opinione pubblica ma a livello generale chi parla di piste lo fa spesso a livello ideologico, esempio se devo andare in bici da liotreto a P.ta Venezia potrei tranquillamente fare il percorso Via Bendetto Marcello oppure Via Morgagni/Bacone Lavater,, facilemte attrezzabili con pochi tratti evramente a 30 e attrezzabili allo scopo, senza andare creare battaglie ideoligiche in Buenos Ayres. Ehe no per spirito di rompi scatole si va a creare un conflitto che non serve a nessuno, peccato, lo dico da ciclista, mi sento “usato” da chi per chissa quali motivi (che in realta conosco bene..) vuole imporre chissa cosa e chissa perchè. peccato, sono costretto ad usare l’auto, i mezzi pubblici quando potrei farne a meno, sinceramente mi mi sono rotto i coglioni di dover attendere le guerre ideologiche di ‘sti quattro pirla che non concludono Gnente. Soluzioni non pugnette. E questo vale per tutta la Città.

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