Milano | Loreto – Completato il recupero edilizio di via Scarlatti angolo Buenos Aires

Possiamo dire finalmente completato definitivamente da diverse settimane, il complesso ricettivo e commerciale di Corso Buenos Aires, che occupa mezzo isolato tra Corso Buenos Aires, via Scarlatti e via Tamagno nel distretto di Loreto. (Lo scorso anno eravamo stati invitati per una visita in cantiere)

Anzitutto ringraziamo lo studio POLA nelle vesti di Matteo Aimini, Sara Fontana, Matteo Roveda e Edoardo Ticozzi, che ci ha invitato a visitare in anteprima il cantiere e raccontato un po’ la storia dell’edificio.

Lo studio POLA infatti si è occupato di riprogettare, ammodernare e unire tutti e quattro gli edifici qui presenti, proponendo un disegno architettonico che unisse come un unico edificio le varie tipologie di palazzi realizzati in diversi periodi della storia.

Prima dell’intervento, qui vi era una serie di edifici accumunati ad un certo punto, tranne quello di via Scarlatti 2, appartenenti alla stessa società. Per anni vi furono uffici e magazzini di una teleria e appartamenti. Su Corso Buenos Aires 51a, vi era un palazzo di tre piani dalle forme semplici, in origine una posta per le carrozze con alloggi semplici ai piani superiori. All’angolo tra il corso e via Scarlatti, al civico 2, vi è un bel palazzo del primo Novecento, dall’aspetto déco, alto 4 piani. Via Scarlatti 4 era invece una palazzina di 4 piani in stile liberty molto essenziale. Mentre su Via Francesco Tamagno 2 persisteva un altro edificio di 2 e tre piani in stile semplice ma dignitoso, dove si trovavano uffici e magazzini. Naturalmente nel corso dei decenni l’insieme di edifici subì molti interventi che ne compromisero soprattutto gli interni.

La società, che nel frattempo acquista anche via Scarlatti 2, volle rigenerare l’intero bene. Come ci hanno raccontato Matteo Aimini e Edoardo Ticozzi, prima di procedere con il progetto, naturalmente si procedette a capire se gli edifici avessero qualche vincolo alle Belle Arti. Risultarono privi di vincolo, persino il più bello dei palazzi, via Scarlatti 2.

La proprietà inizialmente volle proporre la demolizione degli immobili con la costruzione di un nuovo edificio. Poi l’idea dello Studio Pola di preservare quanto possibile mettendo una nuova veste all’insieme. Così il progetto scelto fu quello che presedette la conservazione delle tre facciate migliori e la costruzione di un unico edificio che le reggesse e abbracciasse al contempo.

“La sfida è stata quella di salvare le facciate e demolire il resto degli edifici per far posto al nuovo palazzo”, come ci hanno raccontato.

Così, come ci hanno spiegato, per prima cosa sono state inserite delle possenti travi d’acciaio alla base dei vecchi edifici per poi poter scavare al di sotto e allargare gli spazi sottostanti. Una volta risolto il problema, sono state rimosse le strutture ormai inutili delle parti interne dei vecchi stabili.

Così si è anche preceduto a tagliare ed eliminare il piano commerciale delle facciate di via Scarlatti 4 e via Tamagno 2, ormai compromessi da anni di modifiche e dalla presenza di una vetrina continua creata nel dopoguerra. Ora gli edifici risultano “sospesi” e pare cerchino anche un dialogo tra esterno e interno, dove, fra l’altro, troverà spazio il bar del nuovo albergo NH Buenos Aires.

Tra il bel palazzo d’angolo di via Scarlatti 2 e il palazzo liberty di via Scarlatti 4 vi era un’ampia apertura colmata ora da una porzione del nuovo palazzo, caratterizzata dalle lamiere color bronzo che evidenziano le parti di nuova costruzione. Inserimenti che ritroviamo anche su via Tamagno.

Il nuovo edificio è diventato un hotel della catena NH, come abbiamo visto. Al piano terra, sopratutto su Corso Buenos Aires, ci saranno spazi commerciali ancora in fase di definizione. Spazi molto ampi, come si vede dalle foto che alleghiamo.

Altra sfida da parte degli architetti è stata cercare di “unire” gli edifici, facendo percepire che l’insieme ora è un tutt’uno. Così ecco la scelta dell’ultimo piano che, unendosi con il tetto alla parigina del 2 di via Scarlatti, adattandosi alle diverse altezze delle altre facciate, abbraccia il complesso come una specie di sciarpa.

Per essere completato manca ancora la sommità dove si trovano ampie e panoramiche terrazze.

L’insieme di edifici, ora, ha ottenuto il traguardo voluto, diventare un tutt’uno, mantenendo anche parte della storia del luogo, come ci piace accadesse ovunque a Milano.

Corso Buenos Aires, 51A – Via Scarlatti, 4 – Via Tamagno, 2 > NH CORSO BUENOS AIRES (Alcorinvest srl)
(ricettivo) (recupero) (restauro) (nuova costruzione)

  • progetto: (Matteo Carlo Roveda @ POLA – Permament Office for Landscape and Architecture) + (Matteo Aimini @ Studio POLA) + (Sara Fontana @ Studio POLA) + (Edoardo Ticozzi @ Studio POLA)
  • ingegnere strutturale: (ing. Raffaele Iannone)
  • engineering system: (ing. Filippo Siragusa @ ??? 3TI progetti ???)
  • hydrological system (geol. Efrem Ghezzi @ Studio Idrogeotecnico srl)

Referenze immagini: Roberto Arsuffi

Loreto, Corso Buenos Aires, via Scarlatti, via Tamagno, Studio Pola, Riqualificazione

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

13 commenti su “Milano | Loreto – Completato il recupero edilizio di via Scarlatti angolo Buenos Aires”

  1. molto interessante !
    progetto ben riuscito qualche perplessità sul volume di angolo dei piani quarto e quinto che fuoriesce rispetto al filo di facciata appesantendo l’effetto complessivo

    Rispondi
  2. Si poteva fare di meglio, qualcosa di più integrato nello stile della zona. Comunque pensare che la politica ha posto il vincolo sullo stadio di San Siro, dimenticandosi di tanti bei palazzetti, lascia interdetti.

    Rispondi
  3. Se preservare la storia del luogo significa mantenere brandelli di facciata sovrastati da architetture incongrue allora è meglio demolire tutto e fare un palazzo moderno di decente architettura. Milano sarebbe un luogo ideale per fare della buona architettura moderna, visto che ormai l’unità della città antica è stata irrimediabilmente compromessa, e in effetti tutta gli interventi migliori del dopoguerra sono sempre risultati in opere del tutto nuove, senza disperati tentativi di recuperare il precedente “vecchio”. Non tutto l’antico è da preservare, molto meglio un bel palazzo moderno che un mediocre palazzo antico, ma se qualcosa è degno di essere preservato allora lo si faccia senza stravolgerlo.

    Rispondi
    • “decente architettura” ma ci prendi in giro? Palazzi anonimi, uguali dappertutto, materiali poveri e non tradizionali, architetti boriosi figli di scuole di pensiero dominate da dinosauri e un odio verso tutto ciò che non sia sprezzante modernismo, modernismo che poi dopo 4-5 decenni viene rifatto per far spazio ad altro modernismo e così via. Bisogna preservare il vecchio anche perchè a suon di palazzoni orrendi perdiamo l’anima della città, e ai cari architetti che si vantano dei loro mostri in chissà quale salotto mostrare la porta.

      Rispondi
  4. Quando ho visto la prima volta quel “palazzo” di metallo sinceramente non credevo che fosse possibile una tale abominio, sembrava una di quella installazioni momentanee, forse per fare da pubblicità a un nuovo episodio della serie “transformer”…

    Rispondi
  5. È incredibile scoprire che nessuno dei palazzi storici fosse vincolato. Questo dimostra l’inutilità della Sovrintendenza e della Commissione Paesaggio che con vergognosa complicità hanno permesso la demolizione di architetture pregevoli come la villa di via Crema. In questo caso hanno almeno salvato le facciate ma però i palazzi sono stati demoliti. Comunque sia questo intervento è un miscuglio abominevole.

    Rispondi
  6. L’intervento è da deprecare sotto quasi ogni aspetto (tetto della palazzina all’angolo, parte nuova, coerenza di stili, inglobamento barbarico della palazzina accanto). Stupisce con amarezza che questo genere di progetti possano essere approvati in un quartiere con valenza storica.
    Per chi avesse ancora dei dubbi, basta confrontare la situazione odierna con quella pre-intervento e ci si rende subito conto della trasformazione nefasta.

    Rispondi
  7. Ho trovato il nuovo edificio che ospita l’hotel semplicemente abominevole assolutamente non in linea che lo stile del Corso Non riesco a capacitarmi.come la sovraintendenza abbia potuto avvallare un simile scempio Molti miei amici di cui alcuni stranieri l’hanno battezzato forno crematorio

    Rispondi
  8. A mio avviso è uno dei più riusciti interventi di recupero della zona. Hanno salvato le parti di maggior pregio integrandolo con soluzioni moderne che possono anche far discutere, ma per nulla omologate allo standard stilistico attuale.

    Gravissimo invece l’assenza di vincoli sugli edifici: Soprintendenza è un apparato burocratico inutile e ideologizzato

    Rispondi
  9. Il livello di acida contestazione che abbonda sulle bocche anonime indica comunque la personalità elevata e stimolante del progetto realizzato. La composizione poggia sul dialogo formale tra i brani confermati e le ampie parti nuove che hanno un linguaggio libero, forse più plastico che “architettonico”, ma certamente ammirevole, interessante e non provinciale.
    Tirare poi per la giacchetta la Soprintendenza è un altro segno della posizione preconcetta e scarsamente aggiornata di altri anonimi commentatori che si appellano addirittura allo “stile della zona”, alla“valenza storica”.
    Forse Roberto Arzuffi, che cura con ammirevole impegno queste pagine (uniche) conoscitive della nostra Milano che cresce e cambia, dovrebbe fare un passo culturale fondamentale: togliere l’anonimato dei commentatori talvolta faciloni o imbruttiti e aprire un vero confronto di analisi, di commenti calzanti, un dibattito aperto anche schietto e vivace ma non nascosto!

    Rispondi

Lascia un commento