Milano è, come buona parte delle città, sempre in trasformazione, spesso rivoluzionando e sconvolgendo non poco intere porzioni di città. Purtroppo, come abbiamo più volte potuto constatare, Milano nel corso della sua lunga storia ha cancellato i suoi monumenti importanti senza rimorsi, perdendone a volte persino traccia o quasi, come è accaduto per l’Anfiteatro e il Teatro romani, così come per importanti basiliche (Santa Tecla) e i battisteri di piazza Duomo. Tra queste illustri vittime c’è anche una misteriosa chiesa gotica, Santa Maria Annunciata al Castello, cancellata dalle mappe e dal ricordo dei milanesi e della quale sopravvivono oggi pochi “frammenti” conservati al Castello Sforzesco e sui quali si sa ancor meno.
Alcuni di questi pezzi dell’antica e scomparsa chiesa, come dicevamo, possiamo trovarli all’interno e attorno al Castello Sforzesco sono: le colossali sculture in splendente marmo di Candoglia che fungono oggi da guardiani al passaggio sotto Porta Giovia, tra l’ampio Cortile delle Armi e l’elegante Corte Ducale e l’altro “frammento” che possiamo trovare invece camminando lungo piazza Castello, nel tratto posto a oriente, di fronte ai civici 22 e 24, quasi di fronte allo sbocco di via Lanza, dove si trova sul marciapiede un grande cilindro formato da blocchi in pietra, parrebbe una porzione di un pilastro lasciato lì quasi a caso, da sempre uno dei “misteri” di Milano.
Partiamo anzitutto dal misterioso cilindro, che con ogni probabilità faceva parte di uno dei pilastri della chiesa di Santa Maria Annunciata al Castello e quel che vediamo potrebbe essere solo una piccola parte di quel grande pilastro che rimane per lo più nel sottosuolo. Oggi molto maltrattato e dimenticato.
Formato da grandi blocchi di pietra di Angera, ha un diametro di circa un metro e mezzo per una pari altezza e, letteralmente, sbuca dall’asfalto, lasciando intendere facilmente che non sia lì per caso. Nonostante una colpevole assenza di notizie e informazioni a riguardo, reperibili con molta difficoltà anche in rete, quel cilindro o pilone di pietre assieme alle sculture del passaggio di Porta Giovia, vantano una storia antichissima e preziosa.
Le origini di questa scomparsa chiesa e i suoi manufatti sono strettamente legate ai frati carmelitani, che giunsero a Milano alla metà del Duecento, trovando ospitalità nel monastero di Sant’Ambrogio ad Nemus, nell’area di Porta Sempione (Arco della Pace). Quando Ottone Visconti prese il potere, sia come vescovo che come signore di Milano, i carmelitani si trasferirono nei pressi del maniero di origine romana, il Castrum Portae Jovis e che durante il periodo in cui Milano fu capitale dell’Impero Romano, ospitò anche il Castra Praetoria e il Campo Marzio, dove i pretoriani si addestravano. I resti dell’antico castello romano, vecchi di un migliaio di anni, erano ancora nel Duecento usati dalle milizie milanesi per svolgere le attività militari.In questo luogo avrebbero eretto la loro chiesa e il nuovo monastero.
La chiesa, dedicata a Santa Maria Annunciata e il contiguo convento vennero terminati nel 1268, quando i carmelitani si trasferirono. Ben presto venne aperto anche un piccolo ospedale, per curare i soldati che rimanevano feriti durante le esercitazioni e l’addestramento.
Chiesa e convento vennero quasi interamente distrutti da un rovinoso incendio attorno al 1310; tutto venne rapidamente ricostruito e nel 1314 Azzone Visconti presenziò alla prima messa nella nuova chiesa, donando tre preziosi altorilievi eseguiti appositamente da Balduccio da Pisa (più attendibile, Pisa, 1300 circa – 1365?), il celebre scultore che in quegli anni stava lavorando nella chiesa di Sant’Eustorgio (altre fonti sostengono si tratti di Martino Benzoni [1425 ante 1498/1500 ca.] anche se a questo punto nulla avrebbe a che fare con la nostra chiesa)
Già nel 1368 iniziarono i lavori per la costruzione di un nuovo e più grande castello sui resti di quello di Porta Giovia. Sotto il signore Galeazzo II Visconti e con l’appoggio dei fratelli Bernabò e Matteo II, il nuovo castello fu terminato in poco più di due anni, come anche i nuovi baluardi difensivi che lo circondavano e che portarono così alla demolizione del convento dei carmelitani, posti troppo vicino al maniero.
Per alcuni anni i carmelitani rimasero senza sede, probabilmente ospitati da altri ordini, sino a quando, nel 1399, iniziarono i lavori grazie a un lascito di un terreno poco distante il castello e la vecchia chiesa.
Il terreno si trovava ai margini della Braida del Guercio, una parte del Sestiere di Porta Comacina che oggi conosciamo come Brera.
Come detto, i carmelitani costruirono una loro nuova chiesa ai margini della Braida del Guercio, dedicata a Santa Maria del Carmine; i lavori, interminabili, durarono dal 1399 a oltre il 1470, guidati da varie generazioni dei Solari. La chiesa, dotata di un grande chiostro, ospitava molte formelle, sculture, capitelli, colonne, basamenti e alto e bassorilievi del Duecento e del Trecento, molti provenienti da Santa Maria Annunciata.
La chiesa vecchia fu invece demolita molto lentamente e ancora nel 1456 Santa Maria Annunciata aveva una facciata larga 27 metri e una lunghezza di poco superiore ed era usata come cappella dai militari del Castello; i materiali delle demolizioni erano, probabilmente, utilizzati per la costruzione dello stesso castello e delle mura. La cappella venne sconsacrata nel 1562 e nonostante ciò nel 1598 era ancora in piedi.
Il ricordo di Santa Maria Annunciata andò così svanendo, sino a quando, due secoli e mezzo dopo, nel 1861, il Regio Esercito decise di costruire una grande Cavallerizza sul fianco orientale del Castello Sforzesco. Il castello, all’epoca, vantava due linee di mura, quelle che esistono ancor oggi e una seconda linea ancor più esterna, chiamata Ghirlanda del Castello e che era unita allo stesso tramite il Rivellino di Porta Vercellina e il Rivellino del Carmine. La nuova Cavallerizza sorse, con una facciata goticheggiante e di dubbio gusto, sul lato orientale, proprio sul sedime dell’antica Santa Maria Annunciata.
Quando i badilanti iniziarono a scavare trovarono la cripta della chiesa, le cantine del convento, colonne e pavimenti, lapidi e architravi e tutto venne utilizzato per colmare il tratto di fossato del castello che doveva venire occupato dalla Cavallerizza.
La Cavallerizza ebbe comunque vita molto breve e venne abbattuta dal Beltrami nel 1893, un anno dopo che anche le Mura della Ghirlanda erano state atterrate. Scavando per riaprire il fossato medievale, vennero alla luce altri reperti di Santa Maria Annunciata o presunti tali, scampati alle due devastazioni del 1368 e del 1861.
Vennero portati alla luce il pilastro romanico che ancor oggi vediamo, in parte, nella piazza sistemato a lato del Castello e tre grandi sculture in marmo, un enorme raffigurazione del Padre Eterno e di un angelo. I reperti vennero portati nei nuovi Musei del Castello senza capirne l’originaria collocazione. Ai primi dell’Ottocento, scavando nella stessa area, erano già venuti alla luce una testa di uomo barbuto e un busto acefalo e senza braccia, che vennero posti nel cortile del Castello. Solo a fine Ottocento qualcuno si rese conto che facevano tutti parte dello stesso gruppo scultoreo, probabilmente opera della scuola di Balduccio da Pisa e donato da Azzone Visconti ai carmelitani nel 1314.
Venne ipotizzato che il colossale gruppo scultoreo fosse posto sulla facciata della chiesa di Santa Maria Annunciata e che le opere facessero proprio riferimento all’Annunciazione (come ipotizzato nell’immagine riprodotta poco sopra [A]).
Durante gli stessi scavi venne alla luce anche una porzione del convento, con un lunghissimo corridoio, con archi e pilastri e sui cui si aprivano una serie di celle, che al momento vennero confuse con quelle di una prigione sforzesca, ma che probabilmente erano le celle dei frati carmelitani. Sulla lunghissima parete si trovava un affresco dominato dalla figura di Sant’Antonio col fuoco in mano.
Tutto venne demolito.
Altre fonti citano anche tre altorilievi, a quanto pare rimossi dalla chiesa dopo la demolizione e finiti, secondo uno strano giro, nella chiesa di San Bassano a Pizzighettone, nel cremonese. I tre altorilievi che decoravano la chiesa, attribuiti tutte e tre alla mano personale di Balduccio da Pisa; rappresentavano l’Annunciazione, la Natalità e l’Adorazione da parte dei Magi e anch’essi erano stati donati da Azzone Visconti.
Tutti questi reperti permisero di immaginare la chiesa di Santa Maria Annunciata, di cui non esistono rappresentazioni. Doveva essere molto simile a Santa Maria di Brera, ma con i classici mattoni rossi a vista del gotico lombardo; sul fronte, come detto, la colossale scultura di Balduccio, che mostra l’Annunciazione. All’interno tre navate, con molte cappelle laterali riccamente decorate, i pilastri in pietra d’Angera, forse rivestiti di mattoni, come nell’Abbazia di Morimondo e i capitelli semplici con fogliame.
La colonna in pietra di piazza Castello venne probabilmente messa in quel punto subito dopo i lavori di demolizione della Cavallerizza, eseguiti dal Beltrami nel 1892-93.
- Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Milano Sparita;
- Parte del Testo: Francesco Liuzzi
- Fonti: “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982; StoriadiMilano.it; Skyscrapercity Milano Sparita
- Milano, Castello, Castello Sforzesco, Raccolte Civiche, Chiese scomparse, Azzone Visconti, Carmelitani, Santa Maria Annunciata al Castello, Pilone, Sculture, Balduccio da Pisa, Gotico, Galeazzo II Visconti
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