Milano | Porta Genova – La Conca del Naviglio e la Torre del Sale

Spesso vi portiamo in luoghi che nel corso degli eventi degli ultimi cento anni sono stati trasformati sino ad essere irriconoscibili. Uno di questi è via Conca del Naviglio, luogo che già dal nome lascia intendere un mondo oggi scomparso, anche perché oggi di “naviglio” e di acqua non v’è più traccia.

Via Conca del Naviglio inizia da via De Amicis e termina in un ampio parco formato dall’incrocio con via Arena, via Gaudenzio Ferrari e via Gaetano Ranzoni. Se si osserva una mappa di Milano, la disposizione della strada salta all’occhio perché pare seguire un proprio percorso nel contesto urbano apparentemente regolare e ortogonale creato dalla griglia formata da Corso Genova.

Questo è dovuto al fatto che, Corso Genova è stato creato a fine Ottocento, mentre Via Conca del Naviglio, segue il percorso più antico che ricalcava un canale oggi scomparso (almeno in superficie), il Naviglio di Vallone o di Viarenna, a sua volta creato artificialmente nel 1400 (sul lato opposto di Corso Genova si trova l’altra serie di vie che non seguono la griglia del corso, lì vi scorreva l’Olona, ma quella è un’altra storia, via San Calocero e via San Vincenzo).

Oggi via Conca del Naviglio è una “graziosa” strada cittadina dall’andamento curvo e un po’ strano, suddivisa in due corsie da una serie di ampie aiuole centrali alberate, e caratterizzata da un dislivello di circa due metri tra il lato pari (più alto 118 m) e il lato dispari dove si trova nel punto più basso all’incirca a 116,6 metri sul livello del mare. Questo “dislivello” abbastanza evidente è dovuto al fatto che il canale aveva due sponde ben differenti in altezza e inoltre sul lato dispari son rimaste le uniche vecchie case, oggi in parte in rovina (di proprietà comunale) che non hanno consentito il livellamento della strada. Infatti il resto della via è contornato da edifici moderni, realizzati soprattutto dopo i pesanti bombardamenti della II Guerra Mondiale.

Gli edifici “storici” sono case residenziali per operai dell’Ottocento, prive di qualsiasi decoro ma graziose. Una sola, il civico 25, è ben tenuta e abitata, le altre due coi civici 17, 19 e 21, sono in rovina anche se messe in sicurezza e di proprietà comunale. Il Comune vorrebbe riqualificarle (chissà quando) per riutilizzarle come uffici e altro nel contesto della riqualificazione del  PAN, Parco Amphitheatrum Naturae in fase di realizzazione da alcuni anni.

Come dicevamo, il resto della via presenta un’architettura praticamente moderna, senza neanche particolari velleità architettoniche. Unici edifici degni di nota, anche se abbastanza anonimi, sono: Via de Amicis 25 (1943 arch. Paolo Mario Boschini e Piero Portaluppi); Via Conca del Naviglio 10 (1937 Arch. Carlo Chierichetti); Via Conca del Naviglio 18 (1937 Arch. Pier Giulio Magistretti); Molto graziosa il palazzo ottocentesco all’angolo con Via Marco D’Oggiono (12) e l’ex chiesa del Buon Pastore ora teatro “Milan”, realizzata nel 1905 ma mai completata.

A ricordo dei tempi che furono, il Comune degli anni Trenta, pensò bene di preservare la vecchia chiusa di Viarenna, trasformandola in fontana e istallandovi come “fonte” l’edicola con la lapide di marmo di Candoglia, che riporta il decreto ducale che esenta dal pedaggio e dal dazio i barconi destinati al trasporto dei materiali per la costruzione del Duomo, con la formula “Ad Usum Fabrica” (da qui si origina l’espressione “a ufo” per indicare chi non paga).

Sulla lapide si può leggere: “Una chiusa sotto l’epitaffio della Vergine Salvatrice costruita in pendio a causa di dislivello affinché le navi potessero andare da una parte all’altra della città con comodità, soggetta al fisco ed al tributo, Lodovico Duca di Milano diede in dono alla Fabbrica del Duomo nell’anno in cui sua moglie Beatrice d’Este morì, 1497”.

Grazie alla conca chiusa, veniva superato attraverso 5 chiuse il dislivello di 3 metri fra i due sistemi d’acqua.

Il canale venne fatto scavare dal Duca Filippo Maria Visconti, l’ultimo di quella casata, tra il 1438 e il 1439. Scopo dell’opera idraulica era di unire la Cerchia dei Navigli, fossato difensivo fatto scavare dal Guintellino a partire dal 1156 e trasformato in canale navigabile nella sua parte nord, est e sud grazie ai lavori di ampliamento iniziati nel 1387, con il Laghetto di Sant’Eustorgio. Questo era stato realizzato ai primi anni del Duecento ed era il porto di Milano precedente la Darsena di Porta Ticinese (parte più piccola dell’attuale Darsena dove i due navigli si incontrano).

L’area scelta dal Duca Filippo Maria Visconti era nota nel tardo Medioevo, e probabilmente anche in precedenza, come Valle d’Orione.

Negli archivi notarili di Milano si trova un atto redatto nel 1204 che descriveva una distesa di prati di proprietà della Veneranda Fabbrica della Basilica di San Lorenzo (la Fabbrica del Duomo venne istituito solo nel 1387), chiamata allora Valle d’Orione e nota ai milanesi anche come Braida di Monte Volpe.

L’area si trovava appena fuori dalle Mura Imperiali, proprio a sud-ovest della zona dove si trovavano tutti i maggiori palazzi del potere romano compreso l’Anfiteatro (da qui anche il nome di Via Arenna). Forse nei pressi vi era un tempio dedicato a Orione, il gigante figlio di Zeus, Nettuno e Mercurio, da cui proveniva il nome dell’area. Il passare dei secoli e la corruzione del latino generò il toponimo Vallone da Valle d’Orione, che passò poi a indicare anche il Naviglio voluto dal Visconti.

Il origine l’acqua della Cerchia dei Navigli defluiva nel canale che poi diventava Vetra e poi Vettabbia all’altezza di via della Chiusa, ma che di fatto non era così “navigabile” come lo sarebbe stato con il nuovo percorso.

Il nuovo tracciato del canale che defluiva le acque della cerchia, costeggiava anche quello che nel corso del medioevo si era trasformato in un vero e proprio borgo fuori le mura medievali.

In tutte le immagini d’epoca dove è stato ritratto il canale di Viarenna si nota facilmente un edificio formato da due torri, una più alta dell’altra, chiamato Torre del Sale. Venne fatta erigere anch’essa da Filippo Maria Visconti, che rimase al potere per ben 45 anni, portando Milano all’apogeo del suo potere nel Quattrocento.

Nella Torre del Sale si trovavano gli uffici e le abitazioni dei “Burlandotti”, gli addetti alla riscossione delle gabelle. Il nome dell’edificio proveniva da una delle merci che maggiormente transitavano da quel punto di riscossione, il sale.

Il “complesso” della Torre del Sale era formato da un gruppo di case d’abitazione per operai, posto tra la via Olocati e il naviglio stesso. Sul lato a valle, quasi al centro di una lunga stecca, svettava un torrione più alto (forse merlato un tempo?), sicuramente utilizzata anche come torre d’avvistamento.

Il sale venduto a Milano, consumato in quantità enormi per conservare il cibo, giungeva da secoli dalle miniere di salgemma di Hall in Tirolo, ma dal Quattrocento iniziò a giungere via acqua da Venezia, che a sua volta lo produceva nelle saline di Tripoli, Cipro, Malta, Zarzia in Turchia, La Mata in Spagna, Ibiza, Chiarenza in Grecia, Barletta, Cervia e Canne, Spalato, Zara e Pirano in Istria.

Giunto a Milano alla Darsena di Porta Ticinese, veniva diviso tra quello ad uso del Ducato e quello da rivendere più a nord. Infatti, se a Milano era chiamato Sale di Venezia, in Svizzera era noto come Sale di Milano!

Il naviglio di Viarenna si componeva di un canale che, superando il ponte antico di via della Vittoria (dalla chiesa di Santa Maria della Vittoria), oggi via De Amicis, deviava verso la Darsena fiancheggiato da via Vallone e via Olocati, aprendosi in una piccola darsena che ospitava eventuali barconi pronti a scaricare la merce o in attesa dello scambio con altri barconi che stavano utilizzando la chiusa. Seguiva appunto la chiusa di Viarenna ancora presente in loco, che consentiva la navigazione nonostante il forte dislivello delle acque. Superata la quale vi era, prima il ponte di via Gaudenzio Ferrari e poi quello di viale Gabriele d’Annunzio, per sfociare finalmente in Darsena.

I tempi cambiano e con l’arrivo dell’epoca moderna, le automobili irrompono nella quotidianità e così l’ormai inutile naviglio che racchiude la città medievale non ha più scopo e così venne trasformato sul finire degli anni Venti del Novecento, in una bella e ampia strada carrozzabile.

Stessa sorte a quel punto anche la segue il naviglio della Conca. Così la prima parte del Naviglio di Viarenna, dal ponte sulla Cerchia sino alla Conca, venne coperto nel 1930, in concomitanza alla copertura della stessa Cerchia.

La seconda parte, dalla Conca sino alla Darsena, nel 1934.

L’area venne ribattezzata Via Conca del Naviglio e presto urbanizzata.

La Torre del Sale sopravvisse alle demolizioni sino al 1943, quando venne centrata da una bomba degli Alleati e perciò demolita.

Oggi si troverebbe esattamente all’incrocio tra Via Conca del Naviglio e Via Collodi, una cortissima e sconosciuta stradina senza uscita che si affaccia sul PAN, Parco Amphitheatrum Naturae.

Qui di seguito una sequenza di foto che illustrano e raccontano la trasformazione della via Conca del Naviglio nel corso degli anni, dalla più antica del 1890 circa a una del 1957.

  • Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita, Milàn l’era inscì
  • Fonte: testo Paolo Motta, Pagina Milano Scomparsa, Lombardia Beni Culturali, Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991, “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982
  • Milano sparita, Pagina Milano Scomparsa, Anfiteatro, Naviglio, Conca del Naviglio, Via Arena, via De Amicis, Corso Genova, Porta Genova, Chiusa, Torre del Sale,
Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

12 commenti su “Milano | Porta Genova – La Conca del Naviglio e la Torre del Sale”

  1. Faccio i miei complimenti a Urbanfile per questo e tutti gli articoli che vengono pubblicati, tutti molto interessanti e validi per scoprire la storia di Milano, rispetto anche al presente e al futuro.
    Grazie!

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  2. Non so se è già stato detto e mi è sfuggito, ma mi risulta che “Viarenna” derivi dalla frase “via della rena”, dove la rena è la sabbia. Infatti si dice (o qualcuno dice) che era chiamata “via della sabbia” perché era il tragitto lungo il quale si trasportava la sabbia per la costruzione del Duomo. Poi non so: come l’ho comprata la rivendo.

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  3. Milano era bellissima! ❤️ Con i suoi meravigliosi Navigli era una piccola Venezia. 💙 I vandali l’hanno distrutta! 😡 Grazie delle belle foto che mi hanno fatto sognare! 😃😘

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