Calvairate. Il mercato si rinnova. Si e aperto oggi il nuovo Padiglione Ortofrutticolo del Mercato Alimentare di Milano a Calvairate. L’apertura, avvenuta nelle prime ore di attività del Mercato, ha dato il via all’inizio delle contrattazioni tra gli operatori e ha sancito l’avvenuto trasferimento delle attività dalla vecchia alla nuova struttura.
L’apertura del Padiglione è parte del piano Foody 2025, lanciato a fine 2019 da Sogemi e dal Comune di Milano per il rinnovamento del mercato cittadino, che sarà il più moderno city food hub d’Europa.
La riqualificazione integrale del Mercato Alimentare, con un investimento da oltre 300 milioni è la più vasta area cantierizzata dopo quella di Expo 2015, per un totale di 700 mila mq di superficie fondiaria.
Dopo 18 mesi effettivi di costruzione, il Padiglione 1 Ortofrutticolo è stato consegnato agli operatori alla fine di aprile 2024, oggi in piena operatività. La struttura imponente, paragonabile per dimensioni al Terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa, ha un’estensione di 47mila mq di superficie costruita coperta e 15mila mq di superficie pertinenziale; ospita 160 baie di carico e scarico merci e 102 punti vendita in cui opereranno 46 aziende di ortofrutta specializzate.
L’edificio è realizzato secondo i più moderni standard tecnologici e di sostenibilità ambientale, potendo vantare un sistema di logistica centralizzato e digitalizzato per le operazioni di movimentazioni delle merci, un impianto di produzione energetica da fonti rinnovabili con una potenza di 11,3 MWt e standard all’avanguardia, di sicurezza operativa e alimentare.
Soluzioni pensate per la logistica moderna, la sostenibilità e la gestione informatizzata delle merci.
MM ha curato le progettazioni dei due edifici del nuovo padiglione dell’ortomercato di Milano, ossia il progetto definitivo per il primo ed il progetto esecutivo del secondo.
“Il nostro lavoro – ha dichiarato Francesco Mascolo, amministratore delegato di MM Spa – ha posto al centro le esigenze di una logistica che è cambiata negli anni e, in particolare, ha tenuto conto dell’interfaccia con i moderni mezzi di trasporto che operano all’interno dell’ortomercato. Non solo, una progettazione attenta alla sostenibilità, grazie alla all’utilizzo di pannelli fotovoltaici, illuminazione a led e di un impianto geotermico, sviluppato in collaborazione con A2a, per il raffrescamento dei locali. Inoltre, il lavoro dei progettisti ha puntato a garantire la possibilità di applicare sistemi informatizzati di gestione delle merci in entrata e in uscita”.
Con l’incarico di Direzione Lavori e Coordinamento per la Sicurezza, MM ha inoltre seguito l’esecuzione in cantiere del nuovo padiglione inaugurato oggi, lavorando fianco al fianco al team di SogeMi. Analogo incarico ricoprirà per il secondo cantiere.
“Siamo molto soddisfatti – ha concluso Mascolo -. MM si conferma player importante, capace di supportare istituzioni e aziende nella realizzazione di infrastrutture complesse e strategiche in vari ambiti, dalla mobilità sostenibile alle opere idrauliche fino all’edilizia, agli insediamenti industriali e commerciali, sempre con l’unico obiettivo di prendersi cura della città”.
- Referenze immagini: Sogemi
- Calvairate, PLO – Piattaforma Logistica Ortofrutta, Ortomercato, SOGEMI, Via Varsavia, via Lombroso, MM
Ma ha davvero senso tenere l’ortomercato dentro la città quando potrebbe essere un po’ fuori, magari collegato a una stazione ed evitare che migliaia di TIR ogni anno si riversino a Milano?
ma infatti mi stavo chiedendo se non avesse senso, sopratutto in vista di un calo di camionisti, in vista di una decarbonizzazione di trasporti e logistica ed una riduzione del traffico, cercare almeno di sfruttare la cinta ferroviaria, magari facendo 4/5 binari morti per fare un interporto.
Alcuni diranno “eh ma in treno non puoi portare la frutta e verdura” per poi scoprire che con le giuste accortezze (vagoni termicamente isolati o refrigerati) i tempi restano invariati e si risparmia molto su traffico ed inquinamento.
Ma se stanno chiudendo tutti gli scali che c’erano a MI perché non servono ?! E allora camion su camion
Il fascio dei binari ferroviari passa proprio di fianco all’ortomercato. Non è però collegato perchè in Italia le merci viaggiano quasi esclusivamente su gomma. Il precedente ortomercato di Viale Umbria (dove ora sorge il parco Formentano) era servito dalla stazione di Porta Vittoria. Con il suo spostamento in via Lombroso nel 1969 la logistica delle merci si affidò completamente al trasporto su strada. È proprio l’intera filiera di produzione,distribuzione e vendita che è basata su un modello che non prevede la ferrovia. Altrimenti non si spiegherebbe la mancanza di raccordi ferroviari tra i padiglioni e la cintura est Rogoredo/Lambrate che passa lì accanto. La sostenibilità è più uno slogan che un fatto concreto.
Visto che è di fianco alla tangenziale est ed è servito da un’apposita uscita non vedo rischi di invasione
Una fra le isole di calore più consistenti a Milano e nemmeno un albero all’orizzonte in una distesa immensa di cemento e asfalto
concordo e vedo infatti dalle immagini che i pochi alberi sulla destra scompaiono per magia nella nuova immagine recente. Mah…
Un tempo proprio in quell’area (quadri della Mappa CAL5) c’erano dei fasci di binari della vecchia stazione di Porta Vittoria oltre al collegamento sopra Via Cesare Lombroso (54 Via Cesare Lombroso
https://maps.app.goo.gl/y45tS8yL21kRnHAWA) oggi è usato solamente dai veicoli su gomma
Mi domando perché, visto le dimensioni enormi di questi padiglioni, non si obblighi a mettere a verde i tetti o almeno riempirli di pannelli solari per contrastare il consumo di suolo e cambiamenti climatici… Continuando così il mercatone col cavolo che lo riempiamo di frutta e verdura.
Concordo pienamente, il verde dovrebbe essere una priorità assoluta, compresa la permeabilità dei suoli
Inutile pensare al problòema dei trasporti ecc. ecc. è un falso problema, perchè è inevitabile, quando il cibo che noi mangiamo a Milano viene praticamente tutto da chissà dove; a Milano le fragole si chiamano magioster, sembra proprio perchè vengono a maggio, ma ora i milanesi le mangiano solo dalla basilicata…a marzo e aprile, a maggio sono già fuori stagione e le aumentano di prezzo! Per non parlare poi delle insalate, fatte venire persino dalla campania, così come piselli e fagioli e gli asparagi, quasi tutti dalla puglia…non sono certo arance o banane, si tratta delle varietà ortofrutticole che fino agli anni settanta erano normalmente coltivate nelle campagne limitrofe. ora abbiamo solo cemento e asfalto.
Ma anche le province lombarde o emiliane dove esiste ancora una fiorente agricoltura, come Bergamo o Brescia o Piacenza, inviano pochissimo a Milano: ormai persino le ciliegie vengono dalla puglia e le pesche dalla calabria! Chissà perchè…