Milano | Porta Volta – Visita all’ADI Design Museum

Milano, Porta Volta.

Per la serie dedicata ai musei milanesi, di recente siamo tornati a visitare l’ADI Design Museum. Un museo relativamente giovane, aperto nel 2021, che raccoglie tantissimi oggetti di natura differente, ma tutti accomunati da un particolare: aver vinto il premio Compasso d’Oro. Proprio a questo museo avevamo assegnato il premio Urbanfile 2021 per aver finalmente dato una nuova casa a tante eccellenze italiane.

Il museo si trova in zona Porta Volta, un’area vivace e in trasformazione: da un lato il quartiere di Paolo Sarpi, la cosiddetta “Chinatown milanese”; dall’altro il nuovo polo culturale milanese, tra la Fabbrica del Vapore e la Fondazione Feltrinelli, quest’ultima ospitata nell’iconico edificio firmato Herzog & de Meuron.

Un museo nato dalla storia del design e dall’archeologia industriale

Il museo nasce attorno alla Collezione storica del Premio Compasso d’Oro ADI, istituito nel 1954 da un’idea di Gio Ponti con l’obiettivo di valorizzare la qualità del design made in Italy, è oggi il più antico e istituzionale riconoscimento del settore a livello mondiale.

Dal 1958 il premio è gestito dall’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) che nel 2001 ha creato una Fondazione per tutelarne l’archivio e, infine, nel 2021 ha inaugurato l’ADI Design Museum. La sede scelta è un luogo carico di memoria urbana: l’edificio eclettico noto come “Tram a Cavalli”, costruito nel 1884 come stazione dei tram di Porta Volta e riconvertito negli anni Trenta in centrale elettrica Edison.

Il recupero del complesso – che si estende su oltre 5.000 metri quadrati e affaccia su una nuova piazza-giardino intitolata al Premio – è stato curato dagli architetti Giancarlo Perotta e Massimo C. Bodini, con l’allestimento firmato dallo studio Migliore + Servetto Architects insieme a Italo Lupi.

Il progetto ha saputo conservare l’anima industriale dell’edificio, trasformandolo in un contenitore contemporaneo dove la collezione permanente trova spazio lungo le pareti delle tre grandi navate, mentre le aree centrali sono dedicate a mostre temporanee e iniziative speciali.

La nostra visita al Museo 

Iniziamo la nostra visita all’ADI Design Museum. Arrivati di fronte all’edificio, si viene accolti da un doppio ingresso che può generare qualche incertezza, l’ installazione permanente dedicata alla sezione aurea sembra indicare la via d’accesso principale, ma in realtà si entra dalla porta adiacente, affacciata su piazza Compasso d’Oro. Qui non si trova una biglietteria tradizionale, bensì un banchetto dove si ricevono i biglietti sotto forma di adesivo e le prime indicazioni per la visita.

Il percorso inizia nell’ala adiacente all’ingresso. Lo spazio è organizzato con una distinzione tra la collezione permanente, disposta lungo le pareti perimetrali delle grandi navate, e l’allestimento temporaneo, che occupa la parte centrale della sala.

La collezione permanente, dal titolo Il cucchiaio e la città, espone in modo cronologico tutti i progetti premiati con il Compasso d’Oro dal 1954 a oggi. Ogni sezione annuale raccoglie oggetti e materiali d’archivio relativi a quell’edizione del premio: dai disegni tecnici alle pubblicità d’epoca, dalle fotografie d’autore alle riviste che contribuirono a diffondere il design italiano nel mondo. Questi moduli cronologici, ispirati ai cabinets de curiosité, sono particolarmente ricchi. Non si incontrano solo pezzi riconosciuti convenzionalmente come “di design”, ma anche tanti oggetti inaspettati che riescono a incuriosire e coinvolgere anche chi non è esperto del settore.

Nonostante la collezione sia ordinata in sequenza temporale, la fruizione non è sempre immediata. L’installazione temporanea centrale, pur interessante, frammenta il percorso e crea dei corridoi stretti che rendono difficile godere appieno dell’allestimento alle pareti. Il senso di disorientamento aumenta nel passaggio all’ala successiva, dove non è chiaro da dove riprendere la sequenza cronologica.

Un altro limite riguarda l’accessibilità delle informazioni. Molti testi sono posizionati troppo in alto o stampati con caratteri molto piccoli, rendendo complicata la lettura e la consultazione dei materiali. Un vero peccato, considerando la ricchezza dei contenuti messi a disposizione.

Detto questo, l’impatto generale resta comunque affascinante. L’allestimento funziona bene nei momenti in cui gli oggetti sono accompagnati da materiali narrativi – disegni, bozzetti, documenti storici – che ne amplificano il racconto e restituiscono la complessità del processo progettuale. È proprio in questi passaggi che il museo riesce a trasmettere il valore profondo del design italiano: non solo oggetti, ma storie, pensieri, collaborazioni.

Gli oggetti in mostra sono davvero numerosissimi. Alcuni iconici, altri meno conosciuti, ma tutti raccontano un pezzo di storia. Ne mostriamo solo una piccola selezione, ma consigliamo di prendersi del tempo per esplorarli con calma.

Prima di concludere, segnaliamo che al piano inferiore – chiuso al momento della nostra visita – è presente un ulteriore spazio dedicato a mostre temporanee, a conferma della vocazione dinamica del museo.

In ultimo, un dettaglio che abbiamo molto apprezzato: alla fine del percorso, è possibile scegliere un poster da portare via. Un gesto semplice, ma efficace per portare con sé un piccolo frammento dell’esperienza al museo.

INFORMAZIONI PRATICHE

Nome del Museo: ADI Design Museum
Indirizzo: Piazza Compasso d’Oro 1, 20154 Milano
Giorni di apertura:
Lunedì – Domenica. Chiuso il venerdì
Orari di Visita: 10.30 – 20.00
Prezzo del Biglietto: Intero 15€; Ridotto 12€; possibilità di biglietti gratuiti
Accessibilità:
La sede di ADI in Piazza Compasso d’Oro a Milano risulta priva di barriere architettoniche
Accesso per Animali: Ammessi cani fino a taglia grande (non XL)
Servizi Aggiuntivi: Guardaroba, Bistrot, Bookshop,  Wi-Fi gratuito, visite guidate, attività didattiche
Sito Web: https://www.adidesignmuseum.org/
Contatti: info@adidesignmuseum.org 

Fonti: ADI Museum del Design
Referenza fotografiche: Lucia Macchi; Adi Design Museum; Angelo Margutti; Niccolò Margutti; Martina Bonetti

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

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