Domani mattina, giovedì 30 novembre 2017, alle 9:00 precise aprirà al pubblico lo schopping district (il centro commerciale) di CityLife.
La nuova zona commerciale che ha una superficie di 32mila metri quadrati, è stata progettata in parte dallo studio Hadid e in parte dallo studio Galantino, distribuita su tre piani, fatta di 100 negozi di moda e design, 20 ristoranti, un cinema con 7 sale gestito da Anteo, un supermercato e spazi per il benessere e la salute.
Secondo i promotori, Generali Real Estate insieme a Sonae Sierra, sono già state chiuse le negoziazioni per l’80% della superficie, infatti ci sono ancora alcuni negozi da allestire e che, come il Coin, apriranno nei primi mesi del 2018.
Una grande hall racchiuderà l’area ristorazione, affacciata sul parco, sono previsti gli arrivi di Bomaki, California Bakery, Cioccolati Italiani, Panini Durini, Pie, That’s Vapore, The Meatball Family e Vivo.
Nell’area salute e benessere ci sarà un poliambulatorio gestito dal Centro Diagnostico Italiano.
L’intenzione è stata quella di offrire uno standard commerciale e di intrattenimento fuori dalsolito cliché dei centri commerciali. Le catene del food sono quasi tutte italiane.
Un mix in grado di attrarre dipendenti in pausa pranzo, milanesi in cerca di svago e stranieri di passaggio.
Come abbiamo potuto già vedere, l’accesso da piazza 6 febbraio avverrà attraverso un corridoio pedonale all’aperto, progettato dallo studio Galantino, sul quale si affacceranno una ventina di negozi di design per la casa. Le zone al coperto saranno pavimentate con listarelle di bambù.
Immegine Instagram di pcata82
La salita alla sala cinematografica dell’Anteo
Fino ache ora rimangono aperti bar e ristoranti?
Ti consiglio di goderti citylife, lo shopping, il cinema, il parco e andare a mangiare e bere altrove… In zona ci sono un sacco di posti più interessanti!
Non avrei mai pensato in vita mia di dover difendere uno che si firma “Padania Libera”, ma visto il contesto del forum mi sembra chiaro che la domanda non fosse finalizzata tanto a sapere dove andare personalmente a mangiare, quanto a capire se la sera corra il rischio di diventare un deserto una volta che i negozi sono chiusi.
Almeno, se la domanda l’avessi fatta io, l’avrei fatta in quel senso.
Sembra molto bello.
Sembra un aeroporto.
Dovrebbero farli tutti come gli aeroporti internazionali
Yeah, vai, globalizziamo, omogeneizziamo, facciamo tutto come Dubai e poi quando tutto sarà uguale a Dubai andranno tutti lì….
perché venire a Milano a vedere torri da 200 m scarsi quando a Dubai ce ne sono da 1.000
perché venire a Milano a vedere un mall da 100 o anche 200 negozi quando a Dubai ce ne sono da 500 o 1000 con tanto di pista da sci e mini Venezia inclusi…
e poi proprio gli aeroporti che sono i non-luoghi per eccellenza………..
Caro WF di solito sei sensato ma stavolta HAI TOPPATO ALLA GRANDE
no offense
Ma no figurati.
Però io ai c’è tie commerciali stile bicocca preferisco gli aeroporti.
Lo devo vedere dal,vivo e magari è una roba senz’anima.
Ma con la media degli shopping mall che ci sono anche solo in polonia o all’estero vedere i vari bicocca, fiordaliso, carrefour che ci sono in Lombardia fanno proprio tristezza da ultimo stadio di eroinomane da casalinga di Voghera…
Se anche i city mall devono cambiare spero cambino in meglio.
Perlomeno se dobbiamo tenerli almeno siano più umani.
E il modello aeroporto mi sembra migliore.
Però bisogna vederlo dal vivo.
Comunque purtroppo credo che il cittadino lombardo sia abituato proprio in generale verso un qualità dell esperienza shopping moolto retrograda e da anni 80 ormai morta in tuta Europa.
E fargli cambiare abitudine compulsiva di acquisto sia dura.
All’estero si privilegia più l’esperienza anche nei mall.
Qui mi sembra che anche il food e i vari risto qualcosa siano più che altro tante stalle mangiatoie per andare a ottenere il possesso di altri oggetti, piuttosto ché passare una giornata serena…
Esempi a iosa.
Però il livello lombardo è veramente triste.
Se questo mall eleva gli standard non so dirlo.
Intanto è tutto in legno.
Vediamo…
Lascia perdere.. Non hanno la più vaga idea di come siano i Mall all estero (e gli aeroporti). Tutta un altra sensazione.. Ed offerta. Gente che commenta senza aver mai viaggiato è inutile rispondergli
In realtà loro non lo considerano un vero e proprio mall, bensì la prosecuzione delle vie cittadine, però al coperto (vedi video si corriere.it di oggi).
A mio parere il problema non è : uguale o non uguale ai mall di Dubai. Quanto piuttosto la prospettiva economica. Negli Stati Uniti, che precorrono i tempi, l’anno scorso hanno chiuso 250 mall, distrutti dalla concorrenza dell’e-commerce. Amazon & Co. prevedono che entro pochi anni il commercio sarà oltre il 50% online, e probabilmente sono previsioni verosimili. Questo comporterebbe la chiusura in massa di negozi di prossimità e centri commerciali più o meno grandi. La politica di Sala (stop ai centri commerciali) sembra quindi corretta e forse l’unica soluzione è proprio quella di City Life: ambiente piacevole da frequentare stile Corso Vittorio Emanuele ma al coperto ed al caldo in inverno e fresco in estate. Tanti cinema, bar, ristoranti, centri benessere ecc.; un grande (grandissimo quando sarà completato) parco. Insomma a City Life si andrà per stare in un luogo piacevole; il comprare è solo un elemento di complemento.
Esattamente.
E spero che tutta la distribuzione grande e piccola cambi un Po modello è si allinei alle migliori pratiche che vediamo in giro.
Basta scatoloni di acquisto compulsivo e mangiatoie obbligatorie.
Ma anche corso v e ha solamente prodotti per smutandate o cibo da 20meuro al piatto…(per turisti da fregature)
Spero si incomincia a riallinearsi partendo da citylife e poi lafayette a Segrate…
Magari qualcuno cambia idea su come farli i mall..
Bello, bello.. Magari fosse così anche lo schifo di Malpensa! A proposito, scommetto che come non ci sono in aeroporto, anche qui manchino lungo i corridoi fontanelle per abbeverarsi.. Almeno nel parco ci saranno però.. Vero?
Prezzi alle stelle e 70mila alloggi sfitti: la Milano degli affitti è un incubo (altro che cool)
La Milano giovane e internazionale, che aspirava all’Ema, si mostra ancora anziana quando si tratta di offrire un appartamento in cui vivere per un tempo limitato. La domanda cresce più che altrove, ma l’offerta non è all’altezza. E i proprietari puntano ancora sulle vendite, che non interessano più
Il balcone. Se dovessimo scegliere un simbolo del folle mercato immobiliare di Milano, di certo sarebbe questo: vero e proprio oggetto del desiderio per chi in città è alla ricerca disperata di un appartamento in affitto. Tra la mega terrazza a CityLife nelle foto di Fedez su Instagram e gli stendini carichi di biancheria in cucina, passa tutta l’offerta e la domanda degli affitti nel capoluogo maglia nera per i prezzi dei canoni di locazione. La Milano giovane, ricca e internazionale, che aspirava all’Ema, si mostra ancora anziana e retrograda quando si tratta di offrire un appartamento in cui vivere per un tempo limitato. Incapaci di rispondere a una domanda crescente di locazione, i proprietari meneghini prediligono ancora la cara vecchia vendita. Che però, a quanto pare, non interessa più. E non solo per ragioni economiche.
«Fino a cinque anni fa, il mercato della locazione era guidato dalla necessità: affittavano gli studenti, i giovani con un primo impiego o le famiglie che non potevano permettersi di comprare una casa», spiega Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it, leader degli annunci online. «Negli ultimi cinque anni, la locazione è diventata anche una scelta, legata alla mobilità del lavoro e agli stili di vita. L’ansia di comprare una casa non c’è più. Il successo oggi non è più il possesso della casa».
La conferma dell’inversione di tendenza arriva anche dal Sunia, il Sindacato degli inquilini. «C’è un’inversione di tendenza», spiega Lina Calonghi, componente della segreteria milanese del Sunia. «Comprare casa non è più un’esigenza, e questo non dipende più da fattori economici. Il lavoro mobile, l’idea di potersi spostare senza problemi da una città all’altra, fanno pensare che in città come Milano la domanda di locazioni è ancora destinata a crescere». È un po’ la logica della sharing economy: il possesso non è più la priorità.
E alcune delle grandi aziende presenti a Milano lo hanno capito, offrendo ai top manager, spesso in ricambio continuo tra una sede e l’altra, gli appartamenti in affitto come benefit nei contratti di lavoro. È così che nel lussuoso quartiere CityLife è stata affittata un’intera torre di 20 piani con 60 appartamenti, prima completamente vuota, anche perché i canoni erano inaccessibili
Nell’ultimo anno, le richieste di affitto sono cresciute in tutta Italia, ma Milano batte tutte le altre città con un incremento annuale del 3,1 per cento. Le ricerche per un appartamento in affitto sono il doppio rispetto a quelle per l’acquisto
Nell’ultimo anno, le richieste di affitto sono cresciute in tutta Italia, ma Milano batte tutte le altre città con un incremento annuale del 3,1 per cento. Su Immobiliare.it, le ricerche per un appartamento in affitto su Milano sono il doppio rispetto a quelle per l’acquisto. «Milano è l’unica piazza d’Italia in cui c’è una forte ripresa delle locazioni e del loro valore in tutta la città», spiega Gabriele Rabaiotti, assessore alla Casa di Milano. «Il mercato sta rispondendo con lentezza e una certa vischiosità».
Senza adeguarsi alla nuova domanda degli affitti per scelta. E se in Italia l’81% della popolazione possiede una prima casa (contro il 36% tedesco, per fare un esempio), il mercato milanese è in linea con lo spirito nazionale. «L’offerta di vendita è maggiore rispetto a quella di locazione», spiega Giordano. Senza sapere che oggi la rendita finanziaria della locazione arriva al 4-5% annuo al netto delle tasse. Secondo l’ufficio studi di Tecnocasa, per un bilocale medio usato il rendimento annuo medio a Milano è del 4,9 per cento. Ben più di un Btp a 15 anni, che garantisce un rendimento netto dell’1,93 per cento.
http://www.linkiesta.it/it/article/2017/11/30/prezzi-alle-stelle-e-70mila-alloggi-sfitti-la-milano-degli-affitti-e-u/36350/
Riflessioni?
Ho sospetto che le case non si vendano anche perchè la gente vuole tagli e caratteristiche diverse da quelle della massa di robaccia anni 50 e 60 in circolazione.
Piuttosto che una ciofeca a peso d’oro vai in affitto e con la differenza viaggi e vedi un po’ il mondo.
Il Sud abbandonato. La polarizzazione non è solo tra chi gode dei benefici della ripresa, e chi è rimasto indietro, ma anche tra un Nord Italia e una capitale sempre più attrattivi e un Sud che offre sempre meno e che si sta letteralmente desertificando. Tra il 2012 e il 2017 nell’area romana gli abitanti del capoluogo sono aumentati del 9,9% e quelli dell’hinteland del 7,2%.
A Milano l’incremento demografico è stato rispettivamente del 9% e del 4%, a Firenze del 7% e del 2,8%. Si spopolano invece le grandi città del Sud, a cominciare da Napoli, Palermo e Catania, dove affonda anche il Pil. Ma va male anche alle città intermedie come Torino, Genova e Bari.
http://www.affaritaliani.it/milano/goldman-sachs-a-milano-nuova-sede-attiva-a-inizio-2019-512787.html
Altri nuovi arrivi a Milano.