Aggiornamento di metà dicembre 2020 dal cantiere per il giardino di viale Crispi e Passeggiata Boris Pasternak, in fase conclusiva lungo il fianco del palazzo Feltrinelli, tra Porta Volta e Porta Garibaldi.
I lavori in pratica sono stati conclusi da qualche giorno ormai, aiuole e piante sono state sistemate, si attende solo l’apertura ai cittadini.
Noi speriamo sempre che si passi anche al restauro dei due caselli del vecchio dazio, un po’ in rovina a dire il vero.
Come dicevamo già altre volte, forse avremmo riservato al prato più area e meno al cemento levigato (che non ci piace molto come soluzione, anche perché immaginiamo tra una decina d’anni in quali condizioni sarà).
Qui invece, il “giardino” sul lato di viale Montello, in attesa dell’avvio del cantiere per il nuovo palazzo identico a quello della Feltrinelli/Microsoft che ospiterà il Museo della Resistenza. Come ben si sa, alcuni abitanti della zona si sono mobilitati perché non venga costruito e al suo posto venga creato un giardino.
Solo dei fascisti si possono opporre alla realizzazione di un museo della resistenza.
Vergogna.
Non credo sia una questione di fede politica: piuttosto, i soliti NIMBY radical chic che preferiscono un giardino degradato ad una sistemazione degna di una città Europea.
Siamo un po’ tutti troppo tesi e reattivi verso ogni notizia o pseudo tale, pronti a leggerla con le nostre lenti ideologiche polarizzate
Se questa gente non vuole un edificio, non significa che sia contraria al Museo della Resistenza e/o alla Resistenza stessa, e che questo automaticamente comporti che si tratti di gerarchi fascisti
Allo stesso tempo, esprimere un’opinione o un desiderio e vedere la decisione della collettività andare in un’altra direzione, come nel caso della costruzione prevista, non può giustificare gli alti lai che spesso comitati di quartiere innalzano
Mi ricordo una quindicina di anni fa le proteste per la costruzione del grattacielo della Regione. Penso che oggi la sistemazione dell’area attuale e, ancor più, futura sia apprezzata dalla maggior parte dei cittadini milanesi
Rilassiamoci tutti e godiamo del fatto che abbiamo stimoli intellettuali da discutere più che occasioni per liberare un’aggressività repressa
condivido ogni singola parola
Amen!
Posto che la Resistenza fu un movimento che puntava a sostituire una dittatura nera con una rossa a guida sovietica, sappiamo bene che il museo della Resistenza sarebbe un inno ai comunisti assassini invece che un onesto museo.
Più intelligente, invece, fare un museo della Milano durante la guerra, per mostrare a tutti gli errori del passato e per mostrare dove può portare il fanatismo.
Andrebbe sottolineato, cosa che noi rossi non capirete mai, che la violenza non ha colore politico ma alberga nella mente della gente.
Voi deficienti di sinistra, infatti, pensate ancora che i partigiani fossero patrioti democratici mentre erano tale e quale ai fascisti: dei biechi prevaricatori .
Le è chiaro, signor Coppola?
Non credo che questo sia il posto per affrontare certi argomenti, tra l’altro con una violenza verbale ingiustificata. Considerato che nessuna dittatura può essere abbattuta con la persuasione e che, comunque la si voglia vedere, dalla resistenza è nato un paese democratico, culla del futuro concetto europeo, pensiamo con serenità a confrontarci sulle idee e non a scagliarci gli uni conto gli altri, pieni di preconcetti e di schieramenti ideologici. Vorremmo poter parlare di urbanistica e architettura, cercando di capire le opinioni di tutti per poter, magari, modificare le proprie. Ma tant’è…
Onestamente mi sembra che sia Andy che Mario abbiano un concetto tutto loro e molto parziale della resistenza (al di la del diverso tono che usano)
Questo dimostra come un Museo fatto bene serve. Molto.
Anonimo delle 19.04, il mio non è un concetto tutto mio ma una semplice nota storica condivisa dai popoli più evoluti e liberi da pregiudizi e vincoli.
Ossia non gli italiani, ai quali è stato sempre raccontata la balla della Resistenza.
Vedo che anche lei deve imparare. Un museo della guerra sarebbe un toccasana per molti, a iniziare da lei.
Le suggerisco la lettura di 2 o 3 scrittori britannici che hanno trattato magistralmente l’argomento..oppure può leggere anche un autore di sinistra come il defunto Pansa, al quale va tanto di cappello per aver parlato di questi temi in maniera seria, professionale e storicamente libera.
Buona lettura
Andy tra te che pensi che la Resistenza volesse rimpiazzare una dittatura nera con una rossa e Mario che pensa “che nessuna dittatura può essere abbattuta con la persuasione” (come se il problema fosse abbattere la dittatura – a quello ci han pensato le bombe americane e britanniche), non c’è in fondo nessuna differenza.
Pensatela come volete.
Ma senza la Resistenza avremmo semplicemente rimpiazzato un regime con un altro regime mentre se adesso siamo qui a discuterne, vuol dire che nel bene o nel male, la resistenza è servita.
Speriamo solo che il museo sia fatto bene.
Ma cosa parlate a fare con un un’ignorante totale della storia come Andy che afferma che la resistenza la ha fatta solo il partito comunista.
La resistenza la hanno fatta tutti i partiti democratici italiani.
Dalla democrazia cristiana al partito liberale.
Dal partito repubblicano al partito d’azione.
Deve tornare sui banchi di scuola a studiare.
Ben venga un museo che glielo spiega.
Ma io ai residenti gli rimetterei la pompa di benzina e via
Se non avesse degli effetti nefasti sulla città avresti proprio ragione!
Prima si sono opposti alla chiusura della pompa di benzina perchè ne avevano bisogno, poi si oppongono al museo perchè vogliono il verde prima occupato dalla pompa di benzina.
Non sono fascisti, si oppongono da ben prima della decisione di farne un museo della resistenza.
Sono semplicemente dei nimby.
Per fortuna i lavori procedono, e lo dico a prescindere dal museo, lo dico perché altrimenti il progetto architettonico sarebbe rimasto incompleto.
Dei nimby che quando lo stesso lotto di terreno era occupato da un vecchio benzinaro puzzolente non trovavano niente da ridire.
” vecchio benzinaro puzzolente”
Ma come si può arrivare a scrivere una stronzata simile?
Qui mi sà che sei tu il primo nimby (a meno che tu sia il solito ciclotalebano autonomunito) che preferisce far benzina lontano da casa.
Rif: “Ma come si può arrivare a scrivere una stronzata simile?”
Perchè è vero!
Ma scusate nelle prime foto che danno su viale Crispi non hanno fatto una pista ciclabile con tutto lo spazio a disposizione sul marciapiede?
Ie linee del disegno belle ed essenziali….bene con nuovi e vecchi edifici…ma con quell’arredo e sistema di illuminazione tutto si immiserisce….come per la piazza mercato….arredo urbano troppo dozzinale e cheap….si possono mettere a Milano delle panchine,
cestini decenti? Panchine piu’ lunghe, piu’ pesanti, meno fragili? Arredo di qualita’ elevata e design piu’ ricercato almeno in questi spazi pubblici nuovi e piu’ rappresentativi???Perche tutto sempre al ribasso nella ” capitale” del design?
” Come ben si sa, alcuni abitanti della zona si sono mobilitati perché non venga costruito e al suo posto venga creato un giardino.”
Magari leggere l’articolo, neanche troppo lungo, fino in fondo.
E va be’, “fascisti” lo stesso, vero Gaetà?
E dai, non togliergli la gioia di dare del “fascista” a destra e a manca…è lo sport nazionale italico! 🙂
Tutto questo lavoro per un giardinetto? Si poteva fare di meglio. Sono d’accordo che si poteva estendere il verde a scapito di quell’enorme spiazzo di cemento.
Favorevole alla seconda costruzione che chiuderebbe l’intervento. Si avrebbe la simmetria di due nuovi palazzi alle spalle dei vecchi caselli. Non farlo sarebbe un errore. Il giardinetto è stato fatto a fianco della feltrinelli. Risolvendo una delle tante parti di milano abbandonate dal dopoguerra
Abito di fronte al “giardino” e devo dire che sono molto deluso. Una striscia di verde e una spianata di cemento con quattro alberelli. Davvero non ci siamo.
Poi sono almeno quattro mesi che hanno completato i lavori, si può sapere cosa stanno aspettando a togliere le transenne?
No, l’Italia democratica nacque già nell’800, caro Mario. I partigiani volevano una dittatura rossa, altro che Europa e democrazia. Se mai furono gli Angloamericani a traghettarci verso la democrazia, togliendoci dalle mani insanguinate di Mosca.
Ora, fare un museo della Resistenza equivale a fare un museo del Fascismo sotto la guida di Gorza nuova. Il motivo è uno solo: sarebbero entrambi dei luoghi della menzogna. Cosa di cui siamo già pieni
Questi derby politico-storici sono più adatti alle curve più becere degli stadi che ad una pacata discussione su argomenti di un livello intellettuale un filo più elevato…
Personalmente penso che la narrativa antifascista abbia dilatato i meriti della Resistenza, ma che la fazione opposta non abbia nessun as ragione di alzare la voce visto i crimini di cui si è resa autrice o, al massimo, complice.
Speriamo che un futuro museo depuri la storia dalla retorica e che sia visitato da persone con punti di vista diversi. Che possano uscire arricchiti dall’esperienza.
Sulle opposizioni dei comitati locali, il dibattito deve (avrebbe dovuto) incentrarsi solo sull’opportunità di costruire l’edificio, non sulla sua destinazione d’uso. Cosa che sembra essere successa, peraltro. Dunque polemica infondata. Sul merito della costruzione di un palazzo di gradevoli fattezze a completamento dell’intero complesso, penso che i comitati abbiamo intrapreso una crociata senza senso, come spesso succede in questi frangenti, in cui i pochi no sono estremamente più visibili di una maggioranza silenziosa di sì
I messaggi con toni aggressivi e striduli al contempo starebbero meglio al di fuori di una conversazione intelligente. Di congregazioni di trogloditi non c’è scarsità, purtroppo
Lei mi devecdpuegare, anonimo dellex22.43, per quale cazxo fi motivo ogni volta che si cerca di gettare la luce della verità sulla Resistenza si è automaticamente fascisti, quando il Fascismo è morto 75 anni fa.
Ne deduco che pure lei sia intubato dalle stronzate dei rossi. Perché altrimenti non si spiega il suo intervento.
Qui si è parlato di un museo della Resistenza. E io detto che se mai è da fare un museo sulla 2ª guerra mondiale a Milano, non uno stucchevole spazio che faccia da grancassa a quei farabutti dei rossi. A milano non lo voglio. Si faccia a Livorno, a Modena o a Terni città storicamente comuniste.
Ma non a milano, città evoluta che ha sempre rifiutato gli eccessi
Oltre a non sapere scrivere, caro Si Tav, Lei non è molto abile a leggere (spesso le due capacità corrono di pari passo)
Non mi pare di avere fatto un’apologia della Resistenza e nemmeno dell’Antifascismo, ma penso di essere un convinto democratico che rispetta la volontà della maggioranza anche quando fosse in contrasto con la mia.
Dalla sua prosa elegante, Lei mi sembra più prossimo alla negazione della democrazia che alla sua difesa, perfettamente in linea con i totalitarismi novecenteschi che Lei sembra odiare o amare a seconda del colore del loro drappo (nelle sue parole, i “farabutti Rossi”, i primi e, mia interpretazione della Sua mente semplice, i farabutti neri i secondi)
Mi auguro (nel Suo vocabolario “Io voglio”) che i curatori del museo evitino la retorica Partigiana e si attengano ai fatti, per quanto L’occhio distaccato dello storico non riesca ancora a guardare obiettivamente quel periodo. Farebbero un gran servizio a milanesi e non
Quello che è fuori discussione è la tragica barbarie che la Sua fazione ha regalato al Globo terrestre qualche generazione fa
Sono allergico a quasi tutto ciò che finisce in -ismo inclusi fascismo, antifascismo, comunistico, nazismo, onanismo (corrente di pensiero molto più nobile e con radici ben più lontane nel tempo, di cui sei sicuramente seguace)
I giardini Crispi-Feltrinelli, Bel progetto e bella realizzazione!
Ma a livello di pista ciclabile? Sembra esserci ma poi finisce addosso a Porta Volta. Che opzioni ha il ciclista? 1) Passa sul marciapiede stretto dove verrai odiato dai pedoni. 2) Scendi dal marciapiede in strada dove verrai odiato dalle macchine. 3) Passa in Viale Pasubio dove c’è il pavé, dove odierai te stesso!
Mi sto perdendo qualcosa?
Sono passato a visitare la nuova piazza (mi rifiuto di chiamarlo giardino come il titolo dell’articolo).
La piazza risulta vuota, a parte 3 o 4 panchine che guardano il nulla e i tavolini del bar della Feltrinelli, tutto il resto della piazza non è per nulla usufruibile, un vero e proprio “non luogo”. O si resta in piedi ad ammirare il palazzo Feltrinelli come fosse il Duomo o altrimenti quella rimane una zona di passaggio.
Di piste ciclabili neanche l’ombra, quella è una zona totalmente fine a sé stessa realizzata da un privato come cornice al proprio palazzo e non uno spazio pubblico.
Ed è per questo che come cittadino sono sempre stato e rimango contrario alla costruzione del secondo edificio dall’altra parte della strada concordando con chi propone un’estensione dei Giardini Lea Garofalo, quelli sì che sono un luogo piacevole dove potersi svagare.
Il giardino Lea Garofalo non è il massimo, ma se fosse messo bene e restituito alla cittadinanza, sarebbe bellissimo.
Servirebbero giochi per bambini ad esempio.