Una bella soluzione che finalmente può segnare l’inizio di una ripresa qualitativa nel quartiere a Nord-Ovest di Milano, a due passi dal futuro cantiere nell’area ex-Expo e dalle autostrade.
In un ex quartiere industriale alla periferia di Milano, al centro di un sistema metropolitano di connessioni, il nuovo edificio per uffici rappresenta un’opportunità per ripensare il rapporto tra architettura e città.
Il distretto Stephenson è in gran parte caratterizzato dalla presenza di edifici introversi, rigidamente definita da confini e recinzioni. Il progetto lavora con il contesto con le sue peculiarità specifiche che vengono utilizzati come risorse, piuttosto che di debolezza. L’edificio funziona come un grande e luminoso fanale che, attraverso la sua trasparenza, stabilisce un rapporto di continuità con gli spazi esterni. La posizione centrale occupata dalla zona progetto rappresenta la grande opportunità di ripensare uno spazio pubblico più forte in grado di ricollegare la discontinuità esistente, diventando un condensatore di nuove attività sociali.
In un contesto definito dalla presenza diffusa di edifici verticali, la scelta di un volume piatto dà maggiore visibilità per l’architettura che per la sua orizzontalità contrasta il contesto. Il punto di riferimento orizzontale è stato concepito come una super-struttura che funziona in armonia con il contesto ambientale e sociale, offrendo nuovi spazi vivibili per l’intero distretto. Un podio in pietra interseca l’architettura costruita e si intrufola dentro l’edificio, di modo da estendere lo spazio pubblico all’interno e avvicinarsi agli ambienti di lavoro, con un sistema continuo di terrazze collettive e luoghi di aggregazione.
L’organizzazione dello spazio interno è stato progettato per offrire la massima flessibilità: i modelli di progetto il volume che definisce un’architettura complessa dove gli spazi di lavoro interagiscono con quelle collettive in una composizione di ambienti formali e informali. Il piano è organizzato su un corridoio centrale attraverso la quale è possibile raggiungere la caffetteria al piano superiore e la sala polifunzionale al piano terra oltre alle zone di lavoro, in cui gli uffici possono essere riconfigurati secondo diverse tipologie. Una estremamente semplice griglia strutturale garantisce la flessibilità di layout reinterpretando l’architettura razionalista Milanese in modo contemporaneo ed è in grado di ospitare ogni tipo di inquilino.
L’intersezione della lunghezza di 100 metri dell’edificio con un volume verde trasversale forma un nuovo angolo urbano per la zona.
Studio di architettura Laboratorio Permanente
Crediti:
Architetti: Nicola Russi, Angelica Sylos Labini
Con: Luca Cozzani, Meryl Cortes, Francesca Lina Pincella, Marco Di Forenza, Alessandro Zanoletti, Emanuela Forcolini, Margherita Borroni, Marina Volpones, Eugenio Bruno
Consulenti:
Ingegnere strutturale: Ing. Domingo Sylos Labini, l’Ing. Francesco Sylos Labini
MEP Ingegnere: Manel Heredero
Con: Riccardo Gusti