Milano | Carrobbio – Quel disastro che è il Centro Storico: Via Circo e Cappuccio

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Il Centro Storico di Milano, formato da molti quartieri, come il Cordusio, le Cinque Vie, il Broletto, il Carrobbio e la Vetra, che sono sorti sui resti della parte più antica della città, anziché essere la parte più bella e affascinante dobbiamo ammettere che è, a volte, forse la più disordinata e sciatta dell’intera Milano. La storia si è stratificata qui, producendo anche angoli suggestivi, ma dopo il 1900 pian piano questa  è stata lentamente spezzata, disintegrata, rivoluzionata e spesso lasciata sospesa come in attesa di interventi ancora più stravolgenti che hanno prodotto solo angoli tra i più brutti che si possano vedere in una città. Naturalmente grande contributo di questa rivoluzionaria distruzione sono stati i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale avvenuti nel 1943. Comunque anche il Comune in tutti questi anni non pare essersi impegnato molto nella ricostruzione e nel riordino del vecchio tessuto urbano. Così abbiamo collezionato un miscuglio di architetture più disparate e aree depresse unite a un arredo urbano poco consono. Così abbiamo messo insieme alcuni punti critici che vi mostreremo in vari articoli.

Qui osserviamo via Circo e via Cappuccio, due nomi antichi per un rettilineo (a dire il vero segue un andamento un po’ a zig zag) tutto sommato molto suggestivo e bello.

La via Circo comincia all’incrocio con le vie del Torchio e Lanzone. Ci troviamo sul luogo dove fino all’anno 1100 e poco oltre esisteva ancora il grande Circo romano. Si trattava di una struttura collegata al limitrofo palazzo imperiale e misurava 450 metri in lunghezza e 85 in larghezza, edificato per volere dell’imperatore Massimiano tra il III e il IV secolo sul letto del torrente Nirone, nella parte occidentale della città, in prossimità dei palazzi imperiali e delle nuove mura. In questo modo era facilmente raggiungibile sia da coloro che abitavano fuori dalle mura, sia dall’imperatore, che attraverso un passaggio privato poteva raggiungere la tribuna a lui dedicata all’interno del circo senza dover uscire dal palazzo. L’edificio rimase luogo di adunanze fino alla sua probabile e definitiva distruzione durante il saccheggio e la distruzione perpetrata nel 1162 dalle forze di Federico I il Barbarossa. Qualche vestigia della grande curva è affiorata nel dopoguerra e ora si trova in un piccolo spazio ben tenuto e ben illustrato da un cartello esplicativo. Di fronte si trovano le nuove abitazioni realizzate nel dopoguerra sui resti del palazzo Visconti. Un bellissimo palazzo barocco che per fortuna ha mantenuto la facciata (unica parte superstite dopo i bombardamenti del 1943) e che si affaccia su via Lomazzo.

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Anche qui, come in tutto il centro e come stiamo analizzando, manca il vero protagonista del nostro disappunto: l’arredo urbano. Infatti parigine si alternano con archetti, pali e lampioni che poco c’entrano col contesto. Infatti anche i lampioni, quei pochi, sono veramente brutti e senza un vero senso estetico, ma semplici supporti per fari. Possibile che il Comune in tutti questi decenni, diciamo dal periodo della Seconda Guerra Mondiale in poi, non abbia più avuto un criterio per arredare le strade cittadine?

Via Circo svolta in modo brusco a destra fiancheggiando l’edificio scolastico ottocentesco che oggi ospita ben tre istituti, Istituto Tecnico Industriale Carlo Bazzi, Liceo Classico Statale Tito Livio e la Scuola Media Beltrami. Come per ogni zona che si trova nei pressi di un istituto scolastico, anche questa è bersagliata dai ragazzini che devono lasciare le loro firme su tutti i muri possibili… così i muri dei palazzi delle vie limitrofe sono tavolozze per scarabocchi.

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Milano - Carrobbio e Cappuccio 1500
Milano – Carrobbio e Cappuccio 1500

Oggi al numero 7 di via Circo si trova un bel palazzo del primo Ottocento, ma qui in antichità si trovava la chiesa barocca di:

SANTA MARIA AL CIRCO (o S. Maria al Cerchio, S. Maria ad Circulum)
Già menzionata in due evangeliari del IX secolo, la chiesa era situata dove la via svoltava per l’antica contrada della Maddalena. Il suffisso al Cerchio era riferito al fatto che l’edificio religioso venne costruito esattamente al centro della curva meridionale del circo romano oramai in rovina. Parrocchiale, anche se dipendente dal Monastero Maggiore (alla cui badessa spettava l’elezione del parroco) e al quale era unita, pare, da un passaggio sotterraneo, tale rimase almeno fino al 1764. Demolita alla fine del XVIII secolo, sul luogo oggi si trova il palazzo al civico 7.

In questo punto la via circo si allarga formando quello che un tempo era il sagrato delle due chiese e che oggi, mantiene in parte un aspetto romantico con un bel platano che ombreggia le facciate di palazzi superstiti ottocenteschi.

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Ed eccoci entrare in via Cappuccio, il nome di questa via, che conserva il tracciato antico parallelo alla spina del circo romano, deriva dall’appellativo dato alle monache di clausura agostiniane del convento di Santa Maria Regina ad Virginum, dette del Cappuccio. Nel 1865 la via Cappuccio, che conserva una discreta ma interessante presenza di edifici Settecenteschi (Palazzo Radice-Fossati al numero 13, Palazzo Riboldi al numero 15, Palazzo Lurani al 18), assorbì anche il tratto di contrada della Maddalena al cerchio tra Sant’Orsola e Santa Marta.

SANTA MARIA MADDALENA DEL CERCHIO (Domus Dominarum Muscarum de Cergio)
Sorse sulle rovine del circo romano. Prima del 1298 ci fu la fondazione del monastero ricordato nel 1392 come domus dominarum muscarum, che si trovava all’inizio dell’attuale via Cappuccio, sulla sinistra dello slargo. Il cerchio non è una corruzione fonetica, ma si riferisce all’area del Circo romano in cui sorse il nuovo edificio, all’interno dell’ampia curva meridionale, un po’ come la vicina chiesa di Santa Maia al Circo. Anticamente il monastero era chiamato Casa delle Signore Mosche, come attestano anche due documenti. Uno del 20 Aprile 1392: Domus Dominarum Muscarum de Cergio e l’ altro del 14 Agosto 1410: Monasterium seu domus dominarum muscarum Sanctae Mariae ad Circulum Mediolani Sancti dominici. La chiesa che nel 1489 era documentata come ad aula doppia (tipologia diffusa nelle chiese monastiche femminili), fu rimaneggiata su indicazione di San Carlo Borromeo nel 1584. Il monastero possedeva anche un bel chiostro con un doppio loggiato con archi a tutto sesto retti da colonne di servizio. Il complesso fu venduto nel 1811 alla Società dei classici Italiani. Della chiesa non rimane più nulla ma al numero 7 di via Cappuccio è ancora visibile il bel chiostro quattrocentesco, accuratamente restaurato nel 1920 e inglobato nel palazzo Litta Biumi poi Ucelli di Nemi.

Come abbiamo detto, a sinistra, risalendo la via, si trova, prima del civico 3, un androne molto profondo completamente scarabocchiato senza ritegno. Al numero 3, come abbiamo detto, si accede al cortile rinascimentale dell’ex monastero delle Umiliate di Santa Maria Maddalena al Cerchio. Mentre sulla destra si trova l’istituto scolastico Ottocentesco.

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Alla fine dell’edificio scolastico oggi c’è via Sant’Orsola, ma un tempo non v’era passaggio e invece vi era una chiesa con un monastero, quello detto del Cappuccio.

SANTA MARIA ASSUNTA DEL CAPPUCCIO (S. Maria Assunta Regina Virginum, de Caputiis)
Già situata a un terzo del percorso della via, dove oggi il prolungamento di via Sant’Orsola incontra il Cappuccio (Mezzanotte-Bascapè), la chiesa possedeva anche la dedicazione a S. Maria Virginum: era annessa al convento in cui, prima del 1258, furono trasferite dal monastero di Casorezzo (Casoretto) le francescane indossanti il saio con quel cappuccio che diede il nome alla contrada, le quali abbracciarono più tardi la regola delle agostiniane. Nel 1785 chiesa e monastero furono soppressi, mentre nel 1807 furono definitivamente abbattuti per aprire il prolungamento di via Sant’Orsola. Al suo interno si trovava un bel quadro dell’Assunzione di Maria Vergine, dipinta da Simone Peterzano, pittore bergamasco che accolse nella sua bottega milanese il giovanissimo Caravaggio (chissà che fine avrà fatto).

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Anche qui, arredo urbano inesistente che se solo fosse invece ben curata, la via guadagnerebbe di fascino. Lampioni in stile, al posto del catrame i masselli del pavé, parigine e magari marciapiedi in pietra dovrebbero essere il vero filo identificativo di questo quartiere.

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Ed eccoci nel punto in cui la via serpeggiando, modifica la direzione di poco, in questo punto per fortuna è rimasto il pavé, che come abbiamo già detto, cambia la percezione visiva in positivo. Qui si trova la Casa Radice Fossati, al civico 13, edificio di origini duecentesche, con la facciata completamente in mattoni. Il palazzo è uno dei più antichi esempi di architettura residenziale nobiliare di Milano.

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Altro palazzo importante di via Cappuccio è Palazzo Lurani Cernuschi, al numero 18. Il palazzo fu costruito nel XVI secolo per volere della famiglia Castelbarco, per poi passare nel XIX secolo tramite vari passaggi alla famiglia Lurani Cernuschi a cui deve il nome. Oggi ha un aspetto sobrio in stile neoclassico. Poco oltre troviamo altri edifici d’epoca recentemente restaurati a dovere. Anche qui il disordine urbano rende meno l’atmosfera, ma grazie al fatto che la strada non è in catrame l’effetto è meno drastico. In questa parte finale, prima di via Vigna, la vecchia strada terminava e vi era l’ultima chiesa presente lungo il percorso sorto sui resti del Circo Romano, San Pietro alla Vigna.

SAN PIETRO ALLA VIGNA. Legata alla chiesa di Santa Maria al Circo, la chiesetta di San Pietro prendeva il nome da una vigna che si trovava nel vicino Monastero Maggiore di San Maurizio, quello in corso Magenta, ed era di antica fondazione. Era suddivisa in tre navate con tre altari. Decorata in veste barocca, la chiesa venne sconsacrata al finire del 1700 per poi essere demolita come le altre tre.

Cosa ci piacerebbe venisse fatto in questa via? Come abbiamo detto ben poco, ma molto importante, perché se l’arredo urbano venisse studiato appositamente, con oggetti coerenti con il luogo antico, forse anche questa via sarebbe più bella.

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