Milano | Lazzaretto – Il fascino di un quartiere ottocentesco: la storia

Nella rinnovata Milano degli Sforza, parallelamente alla realizzazione dell’Ospedale Maggiore, cominciata nel 1456, si pensò a realizzare una seconda struttura sanitaria che affiancasse questa, appositamente dedicata alla cura e all’internamento degli appestati all’epoca sempre più numerosi. Lazzaro Cairati, filantropo milanese e notaio dell’Ospedale Maggiore in quegli anni si adoperò in prima persona per la realizzazione di un lazzaretto cittadino in loco Crescenzago, presso la Martesana. La collocazione, individuata apposta lungo il canale, sarebbe servita per facilitare il trasporto degli appestati con apposite imbarcazioni. Tuttavia l’eccessiva distanza dalla città (7 km) e le accese proteste degli abitanti di Crescenzago dissuasero il duca Galeazzo Maria Sforza dall’avvio dei lavori.

 

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Al termine però di una nuova grave pestilenza che colpì Milano negli anni tra il 1484-90, Lodovico il Moro rompe gli indugi e ordina che si trovi subito un sito conveniente ed adatto. L’Ospedale Maggiore incarica Lazzaro Cairati per la realizzazione del nuovo complesso. La zona fuori Porta Orientale, presso San Gregorio, è ritenuta idonea dalla commissione sanitaria per la vicina presenza del Redefossi (Seveso) e molti altri canali e rogge. Viene incaricato per dirigere i lavori Lazzaro Palazzi nel giugno 1489. Molti sostengono che il Palazzi non fosse un vero e proprio architetto inquinato analfabeta, ma più probabilmente l’esecutore dei progetti di Lazzaro Cairati, che a sua volta ha certamente utilizzato i disegni del Filarete per definire la forma e i vari particolari dell’opera. Il Lazzaretto venne realizzato dal 1489 al 1509. Si trattava di un vasto recinto quadrato con i lati pari a circa 375 metri, circondato da un fossato pieno d’acqua, definito all’interno da 504 arcate su cui si affacciavano le celle dei malati e con al centro una chiesa ottagonale aperta su ogni lato, come un chiosco. Lungo i lati si trovavano 288 camere di 8 braccia per 8 braccia ciascuna (4,75 m); 280 camere erano destinate agli infermi e le altre 8 (4 agli angoli e 4 ai due ingressi) erano destinate ai servizi.

Lazzaretto, prospetto 2 Lazzaretto, prospetto

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La costruzione del Lazzaretto fu provvidenziale a fronte delle tre grandi epidemie che colpirono Milano nel 1524 (peste di Carlo V), nel 1576 (peste di San Carlo) e nel 1629 (peste “manufatta”, ma oggi più comunemente detta “peste del Manzoni o dei Promessi sposi”). In tutti tre i casi, anzi, l’enorme recinto di Porta Orientale non fu sufficiente ad accogliere tutti gli ammalati e si dovette ricorrere ad altri accampamenti di fortuna, specialmente al Gentilino fuori di Porta Ticinese. La peste di Carlo V (1524-29) e la peste del Manzoni (1629-31) provocarono un numero molto elevato di decessi. Si parlò allora di oltre 50.000 morti, quasi la metà degli abitanti di Milano.

A metà del 1600 il Lazzaretto perse la sua funzione di sanatorio e divenne un magazzino militare e un campo per orti e pascoli di proprietà dell’Ospedale Maggiore.

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Lazzaretto, l'angolo con Corso Buenos Aires e piazza Oberdan 1880 Lazzaretto, lato lungo l'attuale Viale Vittorio Veneto con il ponte sulla roggia San Gregorio e subito dopo la Trattoria del Ponticello. Foto del 1880

Nel 1844 le stanze erano diventate abitazioni e la chiesa serviva da fienile. Nel 1861 cominciò il suo lento destino di dismissione, infatti un viadotto ferroviario lo tagliò in due. Nel 1881 l’Ospedale lo vendette alla Banca di Credito Italiano per lire 1.803.690 la quale naturalmente decise di edificarvi case per la medio borghesia. Tra il 1882 e il 1890 venne definitivamente demolito, ne resta un breve tratto in via S.Gregorio e la chiesa con il portico murato, che venne riaperta al culto con il titolo di San Carlo nel 1884 dopo essere stata acquistata grazie a una pubblica sottoscrizione dal parroco di S. Francesca Romana.

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Il Lazzaretto visto da un edificio dell’attuale corso Buenos Aires, 1881

 

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L’ultimo angolo rimasto in piazza Oberdan, nel 1880 circa

Dopo la demolizione del vecchio Lazzaretto, vennero edificati i nuovi palazzi, poi e naturalmente la presenza della ferrovia che tagliava il quartiere in due parti (nord e sud) condizionando anche la vita sociale del quartiere, più “nobili” verso Porta Venezia e più popolari verso via San Gregorio e via Lazzaretto.

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Negozi all’angolo tra le vie Castaldi e Tadino

 

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Villa Bagatti Valsecchi nel Comune di Varedo Via Vittorio Emanuele II, 1

Dopo il 1855 parti del Lazzaretto furono acquistate e portate fuori Milano dai Melzi d’Eril e dai Bagatti Valsecchi: i primi le usarono per il giardino della villa a Bellagio, i secondi per la residenza di Varedo.

 

Dopo la costruzione della nuova stazione Centrale 1930-31, la vecchia stazione venne demolita e di conseguenza anche il viadotto che tagliava il quartiere.

Lazzaretto - demolizione del viadotto ferroviario

 

Qui troverete la galleria dedicata al Lazzaretto su Milàn l’era inscì

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