Milano | Crescenzago – Quella meraviglia che è Santa Maria Rossa

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In uno degli angoli più belli di Milano, incastonata come una gemma preziosa, si trova quella che è a nostro avviso una delle chiese più interessanti di Milano, Santa Maria Assunta detta la Rossa in Crescenzago, Via Domenico Berra, 11.

La Rossa per via del mattone e per distinguerla dalla chiesa della Madonna del Casoretto che a sua volta fu battezzata Bianca.

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La facciata prima dei restauri

 

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La chiesa di Santa Maria Assunta sorse a Crescenzago, località nella quale gli arcivescovi di Milano possedevano fondi fin dal IX secolo. L’edificio è stato più volte rimaneggiato, nel corso dei secoli e soprattutto da un restauro piuttosto pesante compiuto nei primi decenni del Novecento e che rende difficile una corretta lettura dei resti medievali originali.

Una prima chiesa fu probabilmente edificata già nel IX secolo come dicevamo, solo nel 1140 fu però istituita l’abbazia dai Canonici Regolari che verso la fine del secolo provvidero a ricostruire completamente il primitivo edificio.

L’Abbazia si affaccia su una suggestiva piazzetta e mostra un aspetto semplice e solenne al contempo. Lo stile della Chiesa e il romanico lombardo, il quale nonostante la tarda fondazione, mantiene una forma rigidamente primitiva. Il tempio è costruito su una pianta quadrangolare, a tre navi, terminanti in tre absidi.

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Non vi è traccia né di transetto né di tiburio come nelle chiese coeve e si potrebbe avanzare l’ipotesi che sia stata ricostruita sul precedente edificio antico, essendo stata vittima di vari incendi.

La facciata a capanna, tipica del romanico lombardo, è in cotto ed è il risultato del restauro o meglio del “ripristino” arbitrario effettuato tra il 1918 e il 1922, dove furono riaperte le finestrelle a monofora strombata dopo che vennero trovate tracce preesistenti, e per questo furono eliminati i tre rosoni realizzati sicuramente a metà dell’Ottocento. Il tutto è inquadrato da robuste paraste angolari sormontate da pinnacoli in cotto. Una deliziosa cornice di archetti pensili sottolineati dall’intonaco bianco delinea il cornicione della chiesa. Nella facciata, si trovano dei gruppi di ciotole di ceramica colorate disposte a croce, di cui non sono note l’origine ed il significato (forse in origine erano decorazioni di maiolica arricchita di disegni), quasi delle perle incastonate.

La porta centrale è in pietra, le secondarie in mattoni con colonne in cotto, di fattura uguale alle porte ancora murate che appaiono nella facciata dell’abbazia di Chiaravalle.

Ai lati esistono ancora i graziosi edifici della canonica.

Il restauro di Santa Maria, benché effettuato nel 1922, risentì ancora dei criteri stilistici in voga nel secolo precedente; furono demolite in gran parte le aggiunte classiche e barocche e tolti gli intonaci, venne anche applicata alle pareti una fastosa decorazione neo medievale. Il risultato di questi restauri è ancora oggi visibile.

Entrando il colore rosso, quasi a sottolineare il soprannome della chiesa stessa,

La navata centrale è la più alta, con volte a crociera e cordonature rotonde, con finestrelle che servono da sfiatatoi, una delle quali è praticata anche nel muro della facciata (caso singolare nel genere). Nel suo complesso ricorda la basilica di Agliate e, in genere, la forma basilicale anteriore al periodo romanico. Quattro dei pili che sostengono le volte sono in pietra e quattro sono in mattoni cuneiformi. Due di questi Pili sono un fascio di colonne che sostengono l’arco trionfale; gli altri sono tondi, come quelli di Chiaravalle e Morimondo. I pili tondi sono originari. Le cordonature della crociera sono rotonde e gli archi delle navi minori sono acuti.

La Chiesa consta di tre campate, la prima è più breve, forse l’antico nartece. Le finestre barocche sono state modificate nei restauri degli anni Venti, in versione neo-romanica da finestre ad archi con strombatura.

La coesistenza di elementi tipicamente romanici nella parte absidale della chiesa (archi a tutto sesto, pilastri cruciformi ecc.) potrebbe far supporre che questi siano gli avanzi della chiesa già esistente attorno al mille. Per la struttura della navata si ritiene che, iniziata la chiesa verso la fine del sec. XII, la costruzione si sia protratta lentamente e che i costruttori si siano frattanto lasciati indurre ad accogliere le nuove forme gotiche dai Cistercensi, senza tuttavia mutare l’organismo statico dell’edificio.

Il campanile, di robusta costruzione, che si erge a sinistra dell’abside, in origine non era stato completato e per lungo tempo non superò l’altezza del tetto della chiesa, e fu portato all’attuale altezza nel 1600.

L’interno della chiesa era ricoperto da intonaco che ora, levato, lascia apparire la mirabile fattura delle pareti stilate a perfezione e fatte con mattoni accuratamente levigati.

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L’affresco dell’abside maggiore, riapparso nell’opera di scrostamento, si attribuisce al 1300 e rappresenta il redentore benedicente che reca sul ginocchio sinistro un grande libro con questa dicitura latina:

Sono il Padrone del mondo, della luce del cielo, il re dell’inferno, comando, dispongo, faccio, distruggo, condanno e premio.

La figura del salvatore è circondata da un iride, da cui spiccano il volo quattro angeli; tre con la testa bovina, uno con la testa umana, simbolo dei quattro evangelisti.

La Cappella del Crocifisso data dal 1841 e fu costruita con il danari ricavati dalla vendita della chiesa di Corte Regina, edificata da Bernardo Visconti per la moglie Regina Scaligeri ubicata non molto distante dall’abbazia, visibile da via Palmanova. Le decorazioni di questa cappella e le pitture ai lati rappresentanti l’addolorata sono di Luigi Morgari.

La Cappella del Rosario, fu edificata nel 1604 e, benché non rispondente allo stile della Chiesa, fu mantenuta nelle forme barocche.

Le due pile per l’acqua benedetta e il pulpito sono dello scultore Gualtiero Anelli di Sesto San Giovanni, eseguita nel 1929 in stile neo-medievale, le 14 stazioni della via crucis sono scolpite in pietra con buon gusto dello stesso Anelli e compiute nel 1930.

Nella sacrestia sono conservati i paramenti sacri del 1400, tra cui un pluviale di broccato d’oro; una pianeta del 1501, un’ostensorio d’argento in stile barocco del 1700, arricchito di smeraldi e brillanti.

Le due absidi laterali, prima divise dalla Chiesa da quattro mura, servivano, l’una da sacrestia e l’altra da ripostiglio. Coi restauri del primo Novecento furono riaperte e opportunamente restaurate e completate da decorazioni neo-medievali. Entrati dentro la chiesa si può notare che sulla parete della controfacciata, l’area presente tra il portone e le monofore è occupata da un affresco raffigurante l’ultima cena. Questo affresco è stato dipinto dal Morgari, lo stesso artista che ha realizzato i due affreschi presenti ai lati nella cappella della Madonna del Rosario.

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La prima cappella a sinistra risale al 1503 e in origine era dedicata a Santa Caterina, oggi è il battistero. Qui durante gli ultimi restauri sono apparsi dei beglii affreschi realizzati dal Bergognone e da Cesare da Sesto, allievo di Leonardo da Vinci.

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Al centro, in origine vi era un trittico dedicato a Santa Caterina, oggi sostituito da una coppia,; l’originale, che fu rubato nel 1969 e recuperato nel 1971, oggi si trova nelle sale del Museo Diocesano a Sant’Eustorgio.

 

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

6 commenti su “Milano | Crescenzago – Quella meraviglia che è Santa Maria Rossa”

  1. Grazie mille per gli splendidi articoli che fate!!!
    Vorrei aggiungere due informazioni:
    Sono stato a visitarla e ho parlato con il “custode”, il quale mi ha detto due cose che non sono riportate nell’articolo, magari potrebbero interessare:

    1) L’edificio davanti alla chiesa inizialmente faceva parte del Convento.
    Successivamente è stato adibito a Lazzaretto locale.
    Attualmente è diventato un condominio di abitazioni private vincolate (ovviamente).

    2) Tra la chiesa e il caseggiato è presente un Tunnel, che veniva percorso dai frati per passare dall’edificio di culto alle abitazioni, senza dover uscire in strada. Ha aggiunto che nella parte verso la chiesa è ancora conservato, mentre, verso le abitazioni è andato perduto. Riporto quello che mi ha detto, non l’ho visto di persona…

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    • Grazie mille. Del lazzaretto lo sapevamo avevamo già preparato un articolo. Del Tunnel non eravamo al corrente. Interessante.

      Grazie

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  2. Bellissima. Stavo per scrivere facciata identica a San Pietro in Ciel d’oro a Pavia, ma vedendo la foto su smartphone è solo molto somigliante.
    Ci farò un salto, grazie.

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