Milano | Porta Vercellina – Nuova residenza in Via Matilde Serao 1

Il lotto di intervento è situato nel settore Ovest di Milano, a Porta Vercellina, in un tessuto compatto tra le cerchia dei bastioni e la circonvallazione esterna, nella porzione urbana compresa tra Piazza Piemonte, Piazza Napoli e Piazza Tripoli. Questa parte di città rappresenta oggi un’area particolarmente compatta e ordinata del tessuto urbano, dalla chiara natura inizio-secolo, anche se in realtà tale immagine è il risultato della sommatoria di varie fasi di espansione susseguitesi nel corso degli anni, seguendo la rapida crescita della città a cavallo tra ‘800 e ‘900. In particolare, il settore compreso tra via Washington e il tracciato delle mura spagnole, è caratterizzato ancora oggi nel suo disegno dall’interferenza tra i tracciati berutiani e la presenza (oggi memoria) delle infrastrutture ferroviarie.

Per quanto riguarda l’isolato in oggetto e le sue immediate vicinanze, il Piano Beruto prevedeva, proprio all’incrocio tra via Vesuvio e i binari, una grande piazza parco che – seppure con un perimetro più ristretto – corrisponde all’attuale Piazza Po. Nel 1940, un Piano Regolatore Particolareggiato prevede la costruzione della porzione nord-ovest della piazza, inserendo un nuovo isolato dal disegno ben definito e con caratteristiche morfologiche specifiche (in particolare, gli arretramenti rispetto al filo stradale). In conseguenza di questo disegno si completeranno le cortine su via Trieste (oggi via Pirandello), via Elba e via Caboto / piazza Po.

Nel 1947 verrà realizzata, sull’angolo tra via Matilde Serao e via Trieste (oggi via Pirandello) la villa poi ampliata e infine destinata ad accogliere il consolato di Jugoslavia (poi consolato di Slovenia, funzione rimasta fino al recente abbandono). Questa costruzione rimarrà l’unica eccezione nella conformazione dell’isolato, per il resto perfettamente regolare, previsto dal Piano del 1940. La vicenda storica di questo settore urbano, sopra ricostruita, ha portato all’esito – in parte paradossale – secondo cui uno degli isolati di più recente formazione di questa porzione di tessuto si presenta oggi come uno dei più compiuti. L’isolato compreso tra le via Matilde Serao, via Luigi Pirandello, via Elba e piazza Po risulta infatti oggi edificato su tutti i lati, seguendo gli allineamenti e gli arretramenti previsti dal Piano Regolatore Particolareggiato del 1940, con altezze che vanno dai nove piani fuori terra (nei lati Sud e Est) ai sei (su via Matilde Serao) e che spesso conservano (una vera rarità a Milano) un preciso filo di gronda.

 

 

L’edificio e il lotto oggetto d’intervento rappresentano l’unica eccezione a questa regola. Il progetto propone il completamento della cortina su via Matilde Serao e della cortina su via Pirandello, costruendo in aderenza ai due fronti ciechi presenti e allineando i fili di gronda, risolvendo la differenza di altezza delle due cortine nel punto d’incontro d’angolo. L’insediamento lascia in questo modo sgombro il proprio cortile, contribuendo anche alla riqualificazione dell’interno del grande isolato, purtroppo in parte occupato da una autorimessa su più piani fuori terra. L’opzione morfologica e insediativa precedentemente illustrata ha determinato in maniera molto chiara l’atteggiamento progettuale generale.

La scelta di completare la cortina esistente ha infatti orientato la progettazione verso un edificio dal chiaro carattere urbano, dove si è voluto richiamare, pur con un linguaggio sinceramente contemporaneo, gli elementi caratterizzanti dell’edilizia residenziale di cortina del dopoguerra milanese. Allo stesso modo, il ruolo di cerniera tra le differenti altezze delle due cortine che si incontrano sull’angolo è stato riportato nell’articolazione compositiva dell’edificio stesso.

Il corpo su via Serao, più basso, ha quindi assunto un impaginato più severo e ordinato, nobilitato dal rivestimento in pietra e dai dettagli delle bucature. Il corpo su via Pirandello, arretrato dal filo stradale per allinearsi alla cortina prevista dal Piano Regolatore Particolareggiato e più alto per allinearsi all’edificio adiacente, ha invece un impaginato più libero, segnato dalle grandi campiture di intonaco in diverse tonalità di grigio. Sempre nell’ottica di segnare la massima continuità con gli edifici adiacenti, si è deciso di replicare, su via Pirandello, l’uso (tipicamente milanese) del corpo a sbalzo che unisce superfici vetrate e balconi e, su via Serao, la presenza di balconi, richiamando quelli che caratterizzano la facciate già presenti.

Nel complesso l’edificio proposto, pur rifuggendo atteggiamenti mimetici o una progettazione in stile, si propone di confermare il carattere urbano e milanese dell’isolato. Alcune scelte di dettaglio, come quella di non recintare la parte di suolo privato antistante l’ingresso e di accompagnare il pedone fino alla facciata dell’edificio con il disegno della recinzione del giardino, cercano di sottolineare questa strategia. La necessità di intervenire sull’importante apparato verde e arboreo presente, un po’ casuale ma nobilitato dalla quantità e del tempo, è stata compensata da una scelta accurata delle essenze da collocare, sia nel giardino lungo via Pirandello che all’interno della corte.

 

BEMAA – Bruno Egger Mazzoleni architetti associati

Via Montebello, 24 20121 Milano

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6 commenti su “Milano | Porta Vercellina – Nuova residenza in Via Matilde Serao 1”

  1. in questo caso il grigio però a me non dà fastidio. E’ ampiamente compensato dall’effetto luminoso e leggero delle vetrate da cielo a terra. Una boccata d’aria freca, rispetto alla moda delle finestrelle/feritoie disallineate presenti nei tanti monoliti di moda adesso.

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  2. Finalmente una ricucitura urbana, senza elucubrazioni di casette di 3 piani di fianco a palazzi di 7 piani. Ci sono piazze e vie a Milano dove bisogna fare opera di ricucitura urbana, cioè in piazze e vie dove ci sono prevalentemente palazzi di 7 piani, e si deve realizzare un nuovo palazzo, lo si fa di 7 piani e non di 3. Tra l’altro questa ricucitura di palazzi disposti a coorte ricorda molto Barcellona, se osservate dall’alto Barcellona ci sono moltissimi palazzi disposti come quelli nella foto.

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  3. Manca la vista completa della facciata principale.

    Il pezzetto che si vede è carino, perchè ha finestre grandi e non le solite feritorie asimmetriche.

    Il vero punto è che la parte “lunga” del palazzo sporge notevolmente dal resto degli edifici, bisogna vedere come viene una volta finito (adesso si intuisce solo in parte nell’immagine 11 (che però non è un rendering).

    La cosa più meravigliosa è però la prosa (immagino scritta dall’Architetto) che accompagna il progetto. Un capolavoro della letteratura! Ascoltate come spiega che devono abbattere tutti gli alberi quasi centenari che erano nel cortile della villa:

    “La necessità di intervenire sull’importante apparato verde e arboreo presente, un po’ casuale ma nobilitato dalla quantità e del tempo, è stata compensata da una scelta accurata delle essenze da collocare, sia nel giardino lungo via Pirandello che all’interno della corte.”

    Tanto di cappello, con tale capacità dialettica dovrebbe mettersi in politica 🙂 🙂

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    • …che poi ormai sarà anche quasi finito… Con tutti i palazzi nuovi che costruiscono a Milano non mi ero accorto che fosse stato ripescato in un commento un articolo di anni fa 🙂

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  4. Un ottimo progetto, rispettoso degli edifici circostanti, che sebbene no siano di particolare pregio, hanno una loro dignità e una buona unitarietà architettonica, oltre che altezze e gronde ben allineate in tutto l’isolato, caso raro a Milano.
    Apprezzabile anche il ritorno a un’architettura chiaramente ispirata a quella “signorile” della Milano degli anni 50-60-70, con finestrature apprezzabili, finiture della facciata in materiali di qualità, nonché un certo rigore formale con poco spazio alla mania attuale delle asimmetrie fini a sé stesse.
    Se i prezzi saranno corretti, considerata l’ottima zona, venderanno gli appartamenti in un baleno.
    Se le residenze Libeskind a Citylife fossero state costruite con questi principi sarebbero state vendute molto meglio, è questa l’architettura che piace alla borghesia milanese.

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