Finalmente ci si ribella, il decoro della città è un bene comune

Rieccoci a parlare dei “graffitari”. Pare che finalmente anche il comune si sia reso conto che la piaga di chi, con prepotenza, sporca e imbratta muri e arredi della città; persino furgoni! Alcuni la chiamano arte. Come ho già scritto altre volte, l’arte ha molte forme, ma scarabocchiare la propria firma o tag sui muri non è una di queste. Se questi sedicenti artisti facessero i loro graffiti (non tag, ma veri e propri murales) su muri ciechi, muri di cinta o altre superfici rese disponibili, io non avrei alcuna lamentela, anzi. Il problema è che viene imbrattato tutto senza ritegno, compreso il Duomo, come è successo qualche tempo fa.

L’obiettivo di chi imbratta pare sia la notorietà. Una ricerca di visibilità sempre più assidua che dal centro di Milano s’è allargata al resto della città.

Ora arrivano le denunce e le prime sentenze. Infatti gli imbrattatori milanesi sono stati schedati e descritti da una piccola squadra di investigatori d’eccellenza: gli agenti del Nucleo decoro urbano della Polizia locale. Sono loro che hanno setacciato la città e la Rete per mettere insieme il materiale che riempie ora il fascicolo dedicato alla Asd crew, uno dei gruppi di vandali presi di mira dalle autorità. Un’indagine che ha aperto una nuova stagione di contrasto ai graffiti e alle scritte sui muri. Afferma Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e coesione sociale di Milano: «Il decoro della città è un bene comune. E come tale va tutelato. Se vogliamo che i cittadini sentano sempre più propri gli spazi pubblici, dobbiamo far sì che siano rispettati».
Milano avanguardia della lotta. Conclude Fabiola Minoletti, del direttivo dell’Associazione nazionale antigraffiti: «La denuncia per associazione a delinquere è uno strumento corretto. I writer vandalici lavorano in gruppo, in forma strutturata, per un tempo prolungato e con lo stesso fine. Le azioni di contrasto devono essere adeguate a questa realtà».

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