Santa Maria ad fontem è uno splendido esemplare di santuario mariano rurale, che sorge in una zona centrale della città, ma sembra lontano anni luce dal traffico del quartiere Isola e dal caos della sua movida serale.

In epoca medievale, un dolce avvallamento al centro di una zona boschiva, una fonte d’acqua sorgiva, zampillante da un grosso pietrone, si conquistò fama di bolla miracolosa. In questo luogo venne edificata una piccola cappella. L’acqua di Santa Maria alla Fontana era particolarmente indicata per “curare” malattie come l’artrite o l’osteoporosi.
La fonte era frequentata sin dal V secolo e durante i lavori di costruzione nel Cinquecento fu ritrovata una struttura in pietra dell’Alto Medioevo che permetteva di entrare nella polla creata dal fontanile e alcune modeste strutture di deflusso delle acque per regolarne il livello.
Arcate su massicci pilastri ed esili colonne compongono il sacello eretto nel 1507, per volontà del governatore francese di Milano Charles d’Amboise, sopra la fontana miracolosa, che per secoli ha richiamato folle di pellegrini.
Il progetto della chiesa fu a lungo attribuito a Leonardo da Vinci, a causa della sua amicizia con il governatore – ma anche a Bramante e a Cristoforo Solari per la presenza di elementi architettonici ispirati dai monumenti classici – Questa credenza rimase irrisolta fino al 1982, quando l’archivista Grazioso Sironi ritrovò e pubblicò un contratto del 17 marzo 1508 in cui l’architetto Giovanni Antonio Amadeo appare come il vero progettista ed esecutore del santuario.
La struttura è su due livelli ancora oggi ed aveva, a 2 metri e mezzo sotto terra, una larga “piscina” che accoglieva le acque prodigiose e permetteva ai fedeli di immergersi e/o bere, mentre al livello superiore si trovava il santuario vero e proprio e tramite una serie di chiostri e portici i due livelli comunicavano liberamente, in modo che messe e canti era udite contemporaneamente anche al livello inferiore.
Una scala ripida collega il suggestivo nucleo originario posto al livello inferiore alla chiesa soprastante, costruito in epoca rinascimentale e arricchito da bellissimi affreschi alle pareti un po’ leonardeschi o simili.
Qui di seguito il disegno che fece pensare a Leonardo da Vinci come esecutore del progetto iniziale della chiesa.
Per varie ragioni i Benedettini di San Simpliciano, proprietari del santuario dovettero cedere la struttura nel 1547 ai Padri Minimi di San Francesco di Paola, appena giunti a Milano e bisognosi di un luogo di culto tutto loro.
I monaci calabresi presero dunque possesso della struttura e la stravolsero totalmente, chiudendo i chiostri e rendendo non comunicanti i due livelli, stravolgendo la pianta e sostanzialmente trasformando il santuario in un monastero. Al progetto partecipò il Richini padre.
Su progetto del Bombarda costruirono un presbiterio al posto del cappellone preesistente e sviluppano la nuova costruzione con 3 navate molto semplici.
La chiesa ancora in costruzione venne abbandonata dai monaci di San Francesco di Paola perché ottengono nel 1599 un nuovo luogo di culto in città, a Milano, lungo la Contrada del Giardino, l’attuale via Manzoni. Gli viene assegnata la chiesa di Sant’Anastasia e annesso convento. Chiesa che verrà completamente rifatta nel 1700 e diventerà l’attuale chiesa di San Francesco di Paola.
Il Santuario di Santa Maria alla Fontana nel frattempo si riduce ad una semplice parrocchiale per il miglio di anime che dimorano nelle cascine attorno. Solo il 5 agosto di ogni anno, in memoria della Madonna della Neve apparsa a Papa Liberio nel 352 e al cui culto venne sin da epoca medioevale associata la miracolosa acqua di Santa Maria alla Fontana, il luogo si riempiva di fedeli che andavano in campagna a bagnarsi con le prodigiose acque.
Ma è con l’arrivo di Napoleone che la chiesa subisce un ulteriore ridimensionamento, quando con le soppressioni di fine Settecento gli ordini religiosi vengono sciolti e anche il santuario si svuota e perde definitivamente rilievo.
L’avanzamento della Milano che si urbanizzava sempre più verso la fine dell’Ottocento, vide annettere nel 1873, insieme agli altri Corpi Santi, anche l’area di Santa Maria alla Fontana nel Comune di Milano.
Nel 1877 avviene una vera catastrofe per il santuario: uno sversamento di bitume in una vicinissima fabbrica con conseguente incendio tappò lo sfogo delle acque dal sottosuolo.
Venne praticato un foro artificiale per cercare la falda acquifera ma le acque erano ormai compromesse e non più potabili.
Da allora dagli ugelli della fontana esce banalissima acqua dell’acquedotto milanese.
Gli abitanti intanto raddoppiano già ai primi dell’900, tanto che il santuario non è più in grado di accogliere i fedeli.
Nel 1920 vengono quindi approntati importanti lavori per allungare le navate e ingrandire il santuario, oltre che a dare una una nuova facciata visto che fino ad allora era rimasta incompiuta. Il progetto venne affidato agli architetti Alberto Griffini e Paolo Cesa Bianchi, in seguito anche al Mezzanotte.
La nuova facciata si rifaceva ad un modello neo-rinascimentale dettato dalle decorazioni superstiti nella parte inferiore del santuario e nell’abside, uniche parti superstiti e completate nel 1500.
La chiesa venne allungata e fu realizzata solo la parte centrale corrispondente alla navata centrale. Le navate laterali rimasero incompiute.
L’interno come si presentava ancora all’inizio del 1900 in stile manierista.

La facciata, invece, è datata 1920 ed è da attribuirsi a Enrico Alberto Griffini, Paolo Cesa Bianchi e Paolo Mezzanotte.

Nello stesso periodo l’intera zona attorno al santuario viene stravolta dalla decisione della Edison di impiantare la più importante sottostazione elettrica del nord Milano esattamente a fianco della chiesa.
La chiesa prima degli interventi di espansione avvenuti dopo il 1920.


Le bombe della Seconda Guerra Mondiale che cercarono di devastare la centrale elettrica, danneggiano gravemente la struttura dell’edificio che sarà restaurato nei primi anni 50. Durante i lavori vennero eliminate parecchie strutture addossate al santuario nei secoli precedenti e fu ritrovata una lastra in pietra originaria da cui usciva l’acqua miracolosa.

Durante i lavori e a lavori conclusi

Diverse fasi costruttive caratterizzano, quindi, il monumento, che è stato molto ben restaurato tra il 2006 e il 2007 con il risultato di una visione d’insieme dall’ottimo equilibrio cromatico.
Questo è il modello del Santuario di Santa Maria alla Fontana, secondo un ipotesi del progetto in occasione della mostra Bramante e la sua cerchia a Milano e in Lombardia 1480-1500, a cura di Luciano Patetta per la Provincia di Milano del 2001. Mogano in scala 1:50 realizzato da Vincenzo Onida.

Il Santuario nella bellissima parte inferiore.

Grazie, bellissimo articolo che ricostruisce molto bene la storia tanto tormentata di questa prodigiosa fonte e di questo straordinario luogo, così poco conosciuto e frequentato dai Milanesi stessi.