Dopo la notizia della sala del Cinema Apollo ceduta ad Apple per trasformarla in negozio, adesso anche le sorti del multisala Odeon sono in trasformazione. Infatti la grande struttura dello storico Cinema Odeon pare ad un’ennesima svolta, infatti La Rinascente avrebbe offerto alla Fininvest (proprietaria dell’immobile) per l’acquisto dello stabile per trasformarlo in centro commerciale.
Peccato che questa fuga dalle sale cinematografiche stia decimando l’offerta soprattutto in centro città, dove al momento sono ben poche confrontando l’offerta che si aveva fino agli anni Ottanta. Nel complesso rimarranno alcune sale cinematografiche e (speriamo) le due grandi sale storiche.
L’edificio venne costruito sul finire degli anni 20 al posto della seconda centrale elettrica al mondo dopo quella di New York, abbattuta nel 1926.
Nella seconda metà degli anni venti, grazie alla famiglia Pittaluga, che si occupa anche di produzione cinematografica, viene edificato un nuovo, imponente edificio residenziale, dove il piano sotterraneo prevede una sala teatrale e al piano terreno una vasta ed elegante sala cinematografica, l’Odeon.
Il nome è comune a numerose sale nel mondo, derivante da un termine greco che significa “cantare” (letteralmente “costruzione destinata alle gare musicali”) e dal quale derivano anche le parole ode e aedo.
Il nuovo edificio, viene costruito nel 1927-1929 su progetto di Laveni e Avati in quella che era la sede del Santa Radegonda. Oltre al cinema che si sviluppa in altezza per tre piani, comprende un teatro sotterraneo (teatro Odeon) da 900 posti, un salone ristorante e uno da ballo; inoltre sono presenti locali ad uso abitativo, uffici e magazzino, a partire dal quarto al sesto piano.
Lo stile architettonico del cinema tendente all’art-decò, è ispirato ad un certo monumentalismo: l’ingresso su via Santa Radegonda (al civico 8) è contrassegnato da un monumentale portico con colonne giganti e colonnine, fregi, timpani e cornici, balaustre, nicchie con statue. L’ingresso nel portico è formato da sette portoni arcuati in legno e vetro e un soffitto in legno a cassettoni intagliati. Sopra il primo arco del portico, a sinistra si trova una nicchia con una statua in marmo simboleggiante il Cinema, rappresentato da una donna nuda che tiene accanto a sè una rudimentale cinepresa (sostanzialmente una scatola su un cavalletto), mentre a destra, in un’altra nicchia, viene rappresentato il Teatro come una donna con una maschera giacente ai suoi piedi. Sopra l’ultimo arco si trovano i personaggi femminili di Isadora Duncan (personificazione della Danza) e Apollo in versione muliebre (personificazione della Musica).
L’ampio vestibolo e l’atrio sono arricchiti da pilastri rivestiti in radica e sopra le porte sono presenti pannelli rappresentanti scene allegoriche. L’ampia sala, dotata di platea e galleria, presenta marmi, drappeggi, tappezzerie, la balconata con gli ottoni, i bronzi delle lampade a muro. Lo schermo è circondato da una griglia di legno dorato composta da quattro cornici distanziate in profondità, all’interno delle quali sono inseriti gli altoparlanti e ben 2.600 lampadine con le quali si creano gli effetti cromatici in tutta la sala.
Sopra lo schermo è presente la scritta, in caratteri dorati, “Ex tenebris vita”, tutt’ora presente.
La sala viene inaugurata il 26 novembre 1929, con un’anteprima a inviti, presenti anche le autorità cittadine. Dopo un concerto musicale, al pubblico viene proposta la proiezione di La spedizione del Barone Franchetti in Dancaglia.Il nome del primo direttore è Ugo Bossi, seguito, nel 1963, da Remigio Paone.
L’Odeon è destinato ad affermarsi come uno dei principali e più duraturi luoghi dello spettacolo filmico nella metropoli lombarda.
Nella stagione estiva, oppure nei periodi di flessione degli incassi cinematografici, come negli anni di passaggio al sonoro, o sul finire degli anni trenta e nel periodo bellico, l’Odeon abbina il music-hall per le pellicole di minor richiamo. Si tratta comunque di rappresentazioni teatrali con artisti di rilievo, quali Odoardo Spadaro, Marina Maresca e Elena Giusti.
Nel 1988 la multisala viene acquisita dal circuito Cinema 5, facente capo al gruppo Mediaset di Silvio Berlusconi: il nome cambia in Odeon Cinema 5. Nel 1993 le sale diventano dieci: la sala 9, situata al piano terra, con una capienza di 137 posti ha uno stile moderno, mentre la sala 10 è ricavata da una parte dell’ingresso della galleria del vecchio cinema, alla quale si accede salendo un’elegante scalinata; presenta un soffitto a cassettoni ed ha una capienza di 117 posti.
Nel luglio 2009, decolla il progetto The Space Cinema, che porta alla creazione di una nuova società che detiene le attività di Medusa Multicinema e le strutture di Warner Village Cinema.
Fonte giusepperausa.it