Milano – Città di vetro

Prendendo spunto da una conferenza stampa di AGC (maggiore produttore mondiale di vetro per edilizia) a cui siamo stati invitati, cerchiamo di fare un piccolo approfondimento sugli aspetti tecnici delle nuove realizzazioni che in questi anni la città ha portato a termine, ed in particolare, appunto, sui vetri che rivestono e compongono le facciate dei nuovi edifici.

La torre Isozaki, con i suo 207 metri (247 con l’antenna), seppur completata da pochi mesi è già entrata a fare parte dell’iconografia della skyline milanese.

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Per realizzare le sue caratteristiche facciate ‘bombate’ sono stati impiegati 120.000 mq di vetro, prodotto e fornito sempre da AGC. La  particolarità dei moduli che costituiscono l’involucro esterno dell’edificio ha reso necessario mettere in opera delle lastre di vetro leggermente incurvate per mantenere la forma delle curve della facciata il più pulita possibile. Le lastre sono state prodotte piane, a caldo, e successivamente curvate a freddo fino al raggiungimento della forma desiderata. Questo tipo di produzione è stata studiata appositamente per il primo grattacielo di CityLife, testando il procedimento all’Istituto di Rosenheim e, per la realizzazione dei vetri che poi sono stati forniti per la messa in opera, sono stati coinvolti tre stabilimenti diversi in tre diversi Paesi d’Europa in un processo di lavorazione ‘a tappe’.

vetrocamera

L’architetto Arata Isozaki ha voluto la massima trasparenza possibile per il suo progetto e per questo ha optato per una soluzione che consentisse di ottenere una superficie senza colorazioni o riflessi particolari, ma  che comunque garantisse un’alta efficienza termica. I vetri istallati, difatti, hanno una doppia vetrocamera (composta da un vetro selettivo magnetronico esterno e un vetro basso emissivo interno) che consente di aumentare la prestazione d’isolamento energetico e di limitare l’irraggiamento solare, che, su una superficie vetrata così ampia, è tra i primi problemi di un progettista che voglia garantire il comfort all’interno dell’edificio. Inoltre sul lato sud è stata apposta una serigrafia bianca per ridurre ulteriormente l’ingresso dei raggi solari.

 

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Nel frattempo anche la seconda torre di CityLife, la Torre Hadid, prende forma, e i costruttori hanno avviato da non molto la posa in opera dei vetri di rivestimento. Questi sarà ‘doppio’, con vetri interni a ogni piano e i vetri esterni a formare la facciata vera e propria (come anche nella torre Isozaki). I primi sono prodotti in Cina, mentre i secondi sono prodotti in Europa.

 

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Mentre le vetrate interne sono delle lastre piane di forma regolare, posate in maniera convenzionale, quelle esterne hanno forme particolari per seguire l’andamento sinuoso che prende la ‘rotazione’ del Grattacielo: inclinati e leggermente incurvati a seconda della sezione che andranno a rivestire, in un gigantesco puzzle dove ogni pezzo ha la sua collocazione.

 

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L’altro luogo di Milano dove le nuove costruzioni hanno fatto largo uso di superfici vetrate è Porta Nuova, come l’edificio realizzato dallo studio Piuarch (denominato E1/E2), che ha utilizzato superfici vetrate trasparenti con basso contenuto di ferro (low-iron), che oltre alle caratteristiche di trasparenza ha un’attenzione verso l’ambiente, risultando la sua produzione meno inquinante.

 

Nella Torre ‘Diamante‘ (amichevolmente soprannominata Diamantone), sull’area delle Varesine, invece, i progettisti dello Studio KPF hanno optato per una superficie colorata e riflettente.

 

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

1 commento su “Milano – Città di vetro”

  1. A proposito di “città di vetro” e grattacieli. Nessuno sa nulla del “buco” di Porta Nuova dove doveva sorgere il Gilli ? So che il progetto è cambiato….e Unipol farà qualcosa. Non ho visto uno schizzo di progetto.

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