Ci eravamo passati a giugno dello scorso anno e avevamo documentato lo stato d’abbandono del piccolo “teatro” all’aperto realizzato negli anni Sessanta dove le vie Giulini e Porlezza si incontrano assieme al vicolo San Giovanni sul Muro formando una specie di Y e creando una piccola piazzetta trasformata in un grazioso spazio dove fermarsi e sedersi, magari nelle pause pranzo, visto che siamo a due passi da Piazza affari e agli uffici della “city” milanese. Ebbene, dopo otto mesi, siamo tornati per constatare che ora la situazione è anche peggiorata. Ma possibile che anche qui, nel pieno centro cittadino non si riesca ad avere una città civile? Possibile che gli imbrattamuri abbiano sempre la meglio su tutto? Possibile che quei pezzi di muro non siano invece resi gradevoli da dei murales, ma che rimangano “bianchi” giusto per essere presi di mira da chi vuole lasciare la propria tag?
Ecco com’era a giugno dello scorso anno
Peccato, potrebbe davvero essere un angolo delizioso di città
Perchè volete una arlecchinata graffitara su quella superficie che stonerebbe nella composizione architettonica della piazzetta che comprende una facciata di una chiesa?Adesso per ogni spazio libero dobbiamo piazzarci un graffito?Perchè invece non suggerite rampicanti che starebbero assai meglio esteticamente o una ripulitura scrivendo direttamente all’assessorato lavori pubblici invece di scrivercelo tra di noi?
Concordo sui rampicanti
Ma che senso ha un anfiteatro che dà su un muro? E’ proprio il posizionamento in sé a essere errato.
Immagino che nell’utopistica visione di chi l’ha disegnato negli anni 70 – epoca per eccellenza di utopie tutte più o meno naufragate – il muro dovesse fare da fondale per spettacoli improvvisati in questo mini-teatro pubblico. Un’idea che forse, chissà, in un punto di passaggio magari avrebbe anche funzionato, ma certo non lì.
Sarò drastico, ma io sono del parere che questi micro-spazi senz’arte né parte, se non si è in grado di gestirli tanto vale chiuderli, come hanno fatto in corso Vittorio Emanuele.
Concordo. È un residuato di un’epoca in cui si riteneva che per creare aggregazione bastasse offrire degli spazi e poi questi si sarebbero animati spontaneamente. Il tempo ha dimostrato che non è così, ovvero l’aggregazione può crearsi spontaneamente, anche in assenza di spazi dedicati, solo dove esista un tessuto relazionale a sostenerla. Per crearla artificialmente in spazi dedicati serve qualcuno che quegli spazi li gestisca attivamente e, se questo può avere senso in un cinema, un teatro o un circolo ricreativo di certo non ce l’ha in un ritaglio in mezzo a vie di scarso passaggio che per di più muoiono dopo gli orari di ufficio.
Mi sembra che dietro ci sia un piccolo giardino: ma allora, a questo punto, non conviene solo togliere il muro e mettere una rete o una ringhiera? Qualcosa che separi ma che allo stesso tempo non soffochi troppo (quelle pareti sembrano i pannelli dei cantieri) e su cui non ci si possa scrivere sopra.
Eureka!
Quest’ultima di Alberto mi sembra un’ottima idea.
Togliere i jersey alti di cemento da tangenziale est e mettere cancellata che col tempo si ricopre di verde rampicante.
Semplicemente geniale.
Ma chi si interessa di questo anfiteatro? il demanio o il settiore urbanistico?